Pisanello. Il tumulto del mondo e delle emozioni

Antonio di Puccio Pisano detto il Pisanello, un pittore che attraversa i secoli e raggiunge l’anima. In mostra a Mantova fino all’8 gennaio
Una mostra che fa apprezzare nei dettagli l’arte, la vivacità creativa e la raffinata tecnica esecutiva delle pitture di Pisanello (Pisa o Verona, ante 1395 – Napoli, 1455 circa). Proprio davanti ai dettagli dei suoi disegni e dipinti si rimane incantati. Una varietà di figure, personaggi, pose, abiti, espressioni che sembrano prendere vita intorno al visitatore. Uno dei cicli pittorici più estesi e importanti dell’arte del Quattrocento. Si è circondati da tornei e combattimenti, nonostante le lacune sembra di sentire lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli, la polvere nel naso, i nitriti dei cavalli, mentre eleganti dame sono impegnate in amene conversazioni. Il tumulto del mondo abita nelle stanze di Palazzo Ducale e fa vibrare i nostri sensi.

La mostra celebra i 50esimo anniversario dell’esposizione curata da Giovanni Paccagnini, con la quale fu presentata una delle più importanti scoperte nella storia dell’arte nel XX secolo: il ritrovamento nelle sale di Palazzo Ducale di Mantova del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto a tecnica mista da Antonio Pisano, detto il Pisanello intorno al 1430-1433. L’esposizione ripercorre l’avvincente storia del sorprendente ritrovamento, merito dell’intuizione e perseveranza di Paccagnini, dell’importante ciclo pittorico tardo gotico.

Che Pisanello avesse dipinto in Palazzo Ducale lo si sapeva dal 1888, quando fu pubblicato un documento del 1480 che attestava la presenza nel palazzo di una “salla del Pisanello”, sulla cui ubicazione le stesse fonti non fornivano dettagli. L’architetto toscano Luca Fancelli, il 15 dicembre 1480, scriveva: “è chaduto una chorda da chiave della sala del Pisanello chon una parte di sofita, perché tute dite chorde sono state azunte per lo pasato perché erano marze nel muro e non ano sostegnio alquno”.
L’abbassamento del pavimento risale forse al 1579, quando le pareti della sala (allora nota come sala degli Arcieri) vennero coperte da una decorazione a finti marmi.

A causa delle diverse intonacature e ridipinture questo ambiente, ai tempi di Paccagnini, non era identificabile. Nel 1965 circa lo studioso, sulla scia di alcune tracce pittoriche presenti nel controsoffitto ordinò la rimozione delle superfici sovrapposte allo strato pittorico quattrocentesco. Furono dunque eliminate le ridipinture del 1808-1812, furono strappati gli affreschi del 1701 e poi quelli cinquecenteschi. Riemerse così lo straordinario ciclo pittorico di Pisanello.
Ma anche le pitture dell’artista e le sottostanti sinopie furono strappate con dei rulli. Uno di questi è esposto insieme alle sinopie. Tutta la decorazione tardo gotica è infatti oggi applicata su enormi pannelli e nel 1972 la scoperta fu presentata ufficialmente al pubblico e agli studiosi.

La mostra, Pisanello. Il tumulto del mondo, curata da Stefano L’Occaso, si sviluppa in due ampie sale attigue del piano nobile: la Sala del Pisanello e la Sala dei Papi. Mentre nelle sale al piano terreno è esposta una panoramica – attraverso una selezione di pitture, sculture e miniature – della cultura tardo gotica a Mantova.
Nella sala dei Papi è possibile vedere le foto storiche e le tracce dell’intervento di strappo. Un modo per conoscere le fasi della scoperta dei dipinti, la mostra del 1972 e gli interventi di restauro dagli anni Sessanta a oggi. La sala del Pisanello è dedicata al ciclo pittorico, in relazione ai disegni preparatori, con le straordinarie pitture murali e le sinopie a vista.

Impossibile restituire in foto il vasto ciclo affrescato, se non nei suoi meravigliosi dettagli. L’allestimento è stato progettatto per una migliore visione e fruizione dell’intero ambiente (9,50 x 17,50 m). Tre pareti su quattro hanno svelato anche le sinopie della composizione affrescata. Si tratta di 100 mq tra affreschi e sinopie. L’estensione degli affreschi e il tumulto in cui si è avvolti impone un’osservazione lenta e attenta per coglierne tutti i preziosi particolari.

Anche un nuovo sistema di illuminazione, con una luce calda e rivolta sui dipinti murari (invece della luce diffusa naturale) esalta i riflessi degli inserti dorati e i particolari del disegno. Ma è soprattutto grazie a una pedana sopraelevata (di 119 cm) che il visitatore può apprezzare i dipinti alla corretta distanza prevista e calcolata dal Pisanello. Fino all’apertura di questa mostra il percorso di visita si trovava a una quota più bassa di ben 110 cm, a causa delle trasformazioni intercorse nella sala.
Ma cosa ha raffigurato Pisanello? Il soggetto è tratto dai romanzi arturiani, che riscuotevano successo presso la corte dei Gonzaga. È stato rintracciato un collegamento a due episodi del Tristan en prose: il torneo presso il castello di Louverzep e la partenza dei cavalieri per la ricerca del Graal (parete lunga con il camino e quella adiacente). La presenza di cinque nomi sono stati messi in relazione con un episodio del Lancelot du Lac, connesso alla storia di Bohort (cugino di Lancillotto), anche lui protagonista della ricerca del Graal.

Durante un torneo, organizzato da re Brangoire, Bohort è riconosciuto come il miglior cavaliere. Durante il banchetto in suo onore Bohort sceglie una dama da dare in sposa a ognuno dei dodici cavalieri. Ma lui, a causa del voto di castità fatto per dedicarsi alla ricerca del Graal, rifiuta la figlia del re come moglie. Lei offesa persuade la sua nutrice a sedurre con un sortilegio Bohort trascorrendo una notte con lui. Da questa unione nascerà il futuro imperatore di Costantinopoli. Il ciclo pittorico si svolge in senso antiorario (parete nordest e nordovest). Forse sulla parete lunga, fra le due finestre, era rappresentata la scena conclusiva del ciclo con la figlia di re Brangoire che seduce Bohort.

Si riconoscono la scena del banchetto e i cavalieri che espongono la propria impresa. Bohort (Gianfrancesco Gonzaga) è stato riconosciuto – nella sinopia – nel cavaliere della scena del Torneo, con un cappello a falda larga. Personaggio che ritroviamo nel disegno, in mostra, di Parigi (v. sotto). Ma potrebbe essere anche il cavaliere dai capelli biondi sotto il moro. Molti i riferimenti alla casata dei Gonzaga, come la ripetizione dei colori verde, bianco e rosso, il cane alano etc.
Pisanello non rappresenta il torneo in uno spazio delimitato, come in realtà accadeva: non si trattava di una battaglia in campo aperto. Il torneo sembra propagarsi in tutte le direzioni. Nel suo voler rappresentare anche i suoni e i rumori del torneo Pisanello spinge la mimesi oltre la sua potenzialità visiva, trasmettendo anche sensazioni uditive.

Non ultimo il culto della reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo conservata a Mantova potrebbe essere messo in relazione con la ricerca del Graal. Bohort, dopo aver trovato il Graal, è l’unico a fare ritorno alla corte di re Artù e ad avere una discendenza. Pertanto si configura come ideale capostipite per la casata Gonzaga. Probabilmente la data di esecuzione dei dipinti è antecedente al 1433, anno in cui a settembre Sigismondo (incoronato imperatore a Roma il 31 maggio 1433) si reca in visita a Mantova. Il 12 novembre 1433, nella cattedrale di Mantova, la nipote dell’imperatore, Barbara di Brandeburgo, sposa Ludovico, figlio erede del marchese Gonzaga.

Ma oltre i mirabili affreschi nella sala è possibile ammirare a distanza ravvicinata le medaglie e gli straordinari disegni, alcuni preparatori degli affreschi. Tra questi un disegno con la testa del trombettiere, ricorre ribaltato, nella scena del Torneo del ciclo cavalleresco. Gli abiti sono un valido apparato per lo studio della storia del costume dell’epoca. Gli eleganti abiti maschili con risvolti ricorrono spesso nella grafica pisanelliana dei primi anni Trenta. Mentre i cappelli ad ampie tese, foderati di pelliccia, erano di moda negli anni trenta del Quattrocento.
Un apparato multimediale interattivo completa l’allestimento.Attraverso monitor touch screen è possibile visionare tutti i dettagli del ciclo cavalleresco fino a un ingrandimento mai visto finora. Si può navigare in un’accurata ricostruzione realizzata dal 3d designer Matteo Morelli della Sala del Pisanello quando ancora si chiamava “Sala dei Principi”, prima degli interventi che hanno portato alla scoperta del ciclo.

Infine nelle sale dell’Appartamento di Santa Croce al pian terreno, adeguatamente schermate dalla luce esterna, sono presentate opere che, dal 1400 circa alla metà del XV secolo, mostrano e sintetizzano la cultura artistica coeva a Mantova, attraverso le sculture dei Dalle Masegne già a decoro della cattedrale o attraverso le opere di Stefano da Verona, altro protagonista dell’epoca del Pisanello.

Ma forse a colpire il visitatore sono soprattutto i preziosissimi codici miniati esposti, che raccontano l’evoluzione del gusto della famiglia Gonzaga. L’entità della raccolta libraria gonzaghescsa è testimoniata dall’inventario dei beni stilato alla morte di Francesco I Gonzaga (26 aprile 1407) in cui figurano 392 manoscritti suddivisi per materia, di cui 67 erano codici “in lingua francigena”, molti dei quali miniati. Soprattutto il Messale di Barbara di Brandeburgo iniziato, ed eseguito in più fasi, da Belbello da Pavia e concluso da Girolamo da Cremona, presenta delle decorazioni in stile pienamente rinascimentale. Il Codice è così denominato per la presenza delle insegne della moglie di Ludovico II Gonzaga.
In questa sala trovano ospitalità anche le opere di Pisanello non strettamente legate al ciclo arturiano.

L’esposizione conta circa 30 opere tra cui prestiti internazionali quali i capolavori del Pisanello La Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, per la prima volta in Italia dalla sua “partenza” nel 1862, e i disegni del Museo del Louvre di Parigi. Ma anche l’Adorazione dei magi di Stefano da Verona dalla Pinacoteca di Brera di Milano e la preziosa Madonna della Quaglia, tavola giovanile di Pisanello del Museo di Castelvecchio di Verona; disponibile anche grazie a un accordo di valorizzazione in essere tra i due Musei sui rapporti artistici tra Verona e Mantova.

Probabile ornamento di un altarolo per devozione privata, la Madonna della Quaglia, avvolta in un manto foderato di ermellino è seduta in un rigoglioso hortus conclusus con un cielo dorato. La quaglia sarebbe un raro riferimento eucaristico (nutrimento degli Israeliti durante la peregrinazione nel deserto). Il giardino doveva avere toni più brillanti come quelli delle foglie ai margini della tavola, meglio conservate in quanto parzialmente coperte dalla cornice. I particolari elegantissimi e raffinati sono evidenti nei veli: quello sul capo di Maria e quello ricamato sul corpo del Bambino, prefigurazione del sudario. Gli animali sono raffigurati con una precisione scientifica. Di fronte a tanta precisione risultano dissonanti le dimensioni esagerate delle mani della Madonna.
La Madonna della National Gallery è l’unica opera mobile firmata (in basso al centro) dal Pisanello. La Madonna con la veste bianca (tipica dell’Incoronazione, ma mai insieme al Bambino) appare tra raggi dorati. Sant’Antonio abate è accompagnato da un cinghiale, invece che dal solito maiale. San Giorgio indossa una magnifica armatura da torneo, al posto dell’aureola sul capo ha un cappello di paglia a larghe tese, di moda all’epoca. Sulla destra sbucano due teste di cavalli.

Il dipinto presenta delle rifiniture e dettagli preziosi che lo possono assimilare a un’opera di oreficeria.
Il dipinto di Domenico Morone è particolarmente interessante quale testimonianza dell’aspetto della città e dei costumi del XV secolo.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Electa, ricco di interessanti contributi e corredato da foto con preziosi dettagli .
Informazioni
Sede: Mantova, Palazzo Ducale, Piazza Sordello, 40
Data: fino all’8 gennaio 2023
Orari: da martedì a domenica dalle 8.15 alle 19.15 (ultimo ingresso ore 18.20). Giorno di chiusura settimanale lunedì. Chiusura biglietteria ore 18.20
Domenica 1° gennaio 2023
Apertura straordinaria di Palazzo Ducale e Museo Archeologico Nazionale (primo ingresso ore 11, ultimo ingresso ore 18. chiusura musei alle ore 19). Prima domenica del mese, ingresso gratuito (prevendita a €1). Visita guidata con partenza orario fisso ore 15.10 (servizio guida € 8 a persona, prenotazioni via call center).
Lunedì 2 gennaio 2023
Apertura straordinaria di Palazzo Ducale e Museo Archeologico Nazionale (primo ingresso ore 8.20, ultimo ingresso ore 18.20. chiusura musei alle ore 19.15). Visita guidata con partenza orario fisso ore 11.1 e ore 15.10 (servizio guida € 8 a persona, prenotazioni via call center).
Ricordiamo inoltre che Palazzo Ducale e Museo Archeologico rimarranno chiusi la mattina di mercoledì 4 gennaio. L’orario di apertura pomeridiana sarà dalle 14:00 alle 19.15 (ultimo ingresso 18.20).
Biglietteria e prenotazioni: Biglietto Pisanello (e Corte Vecchia) Intero €9 – Ridotto €2
Biglietto integrato (mostra+Castello e Corte Vecchia) Intero €15 – Ridotto €2
Call center per acquisto biglietti 041 2411897
Telefono informazioni 0376 352100
Catalogo: Electa
Bellissima la presentazione della mostra di Pisanello. Agile e sapiente!
Grazie, questo commento è la migliore gratificazione per il mio impegno per la promozione di bellezza e cultura