Pierre Huyghe, umano, non umano e intelligenza artificiale
L’arte autogenerativa di Huyghe in mostra a Punta della Dogana fino al 24 novembre
“Liminal”, la mostra concepita da Pierre Huyghe (Parigi 1962) in stretta collaborazione con la curatrice Anne Stenne, presenta nuove creazioni dell’artista affiancate a opere degli ultimi dieci anni, provenienti in particolare dalla Pinault Collection. Pierre Huyghe si interroga da tempo sul rapporto tra l’umano e il non umano e concepisce le sue opere come finzioni speculative da cui emergono altre forme di mondo possibili. Il suo campo di sperimentazione sono le tematiche dell’umano, del non umano e del postumano.
“Lasciate ogne [riferimento reale], voi ch’intrate”, con questo spirito si entra nell’oscurità della mostra, Liminal, con cui Pierre Huyghe trasforma Punta della Dogana in uno spazio vivo, sensibile e in costante evoluzione. La mostra è una catabasi, uno spazio transitorio popolato da creature umane e non umane. Si accede in una dimensione in cui è attivo un continuo processo di apprendimento, trasformazione e ibridazione. Pierre Huyghe racconta::”Liminal indica uno stato di soglia, significa non trovarsi né su una riva, né su un’altra del fiume. È un passaggio, uno stato fluttuante”. L’artista trasforma il visitatore in un soggetto partecipe di un rituale imprevedibile. In tal modo rimette in discussione la nostra percezione della realtà attraverso un progressivo estraniamento e immersione in una dimensione non umana.
All’interno avvolti dall’oscurità, la dimensione umana si assottiglia per ibridarsi con quella non umana. Ci troviamo ad attraversare questo limen (soglia, confine), zona di passaggio tra ciò che conosciamo della realtà come umani e un futuro ibridato che è già presente. Affrontare la completa oscurità è la prima sfida che il visitatore deve accettare rinunciando alla sua comfort zone e consuetudine percettiva. Così si predispone ad affrontare l’avventura che si cela nelle tenebre.
Idiom è una lingua sconosciuta che si autogenera e si sviluppa in tempo reale, prodotta da performer con una maschera dorata che si aggirano nel buio. Il film Human Mask si apre con le immagini di un drone che attraversa la città deserta nei dintorni di Fukushima in Giappone, subito dopo il terremoto e la catastrofe nucleare del 2011. In un momento di sospensione, dopo il disastro, Human Mask offre un’immagine residuale della presenza umana.
In Offspring (2018) Un sistema basato su sensori modifica il suono e la luce. Si tratta di un sistema autogenerativo che registra condizioni esterne che influenzano il suo comportamento. Le luci tentano di sincronizzarsi con il risultato contingente.
Poi un acquario con un granchio eremita vive dentro una conchiglia di resina copia della Musa dormiente (1910) di Constantin Brâncuși : Zoodram 6 (2013). La testa della musa e il granchio simboleggiano l’ibridazione tra le due specie. Al granchio viene dato il “volto” che è assente in Liminal (2024), opera che dà il titolo alla mostra. In quest’ultima il viso del personaggio femminile è sostituito da una cavità nera che elimina ogni possibilità di espressione.
Human Mask è un inquietante presagio del futuro. Una scimmia, che indossa una maschera umana e una parrucca, si aggira in un ristorante vuoto di Fukushima. Oltre il travestimento stupefacente l’animale si muove con gesti umani. Il focus è l’umanizzazione del non umano, ispirato da un fatto analogo a cui l’artista ha assistito.
Attraverso una rielaborazione in tempo reale, un sistema di intelligenza artificiale, esegue un montaggio, secondo continue modifiche, del video Camata. Dove alcune macchine sembrano compiere un rituale su uno scheletro umano nel deserto cileno di Atacama (il deserto più antico e arido della terra). Un ritorno al passato, ma attraverso una distorsione spaziotemporale, si crea un ponte che unisce opere che si estendono dall’archeologia alle ipotesi di futuro. Si tratta di un film autogenerato dall’intelligenza artificiale, robotica alimentata da machine learning. Un misterioso rituale che si compie.
Il video De-extinction (2014, 12 min., 38 sec.) è un affascinante viaggio all’interno di una pietra d’ambra. una sequenza di riprese realizzate con telecamere macroscopiche e microscopiche rivela, all’interno di questa pietra, l’amplesso di due insetti preistorici, vissuti un milione di anni fa e cristallizzati per sempre nel momento in cui i loro addomi si incontrano. Una mostra che sembra indagare il futuro ma che pone il suo sguardo, ravvicinato, verso un passato tanto lontano. Umano e non umano, passato e futuro, nascita e morte si toccano, in questa mostra, secondo un percorso circolare.
Questa mostra si contraddistingue per la sua capacità di modificarsi in base a stimoli interni ed esterni riprocessati dall’intelligenza artificiale. Pierre Huyghe ha definito la sua pratica artistica “un tentativo di esplorare le intersezioni tra il mondo reale e quello immaginato, cercando di rompere le barriere che separano i due”. Il suo obiettivo è lo spaesamento, sogna “per ogni spettatore un distacco momentaneo dall’addomesticamento a cui siamo sottoposti come umani”. Per Huyghe l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie sono strumenti di narrazione.
La curatrice Anne Stenne ha lavorato negli ultimi dieci anni in quasi tutti i progetti dell’artista, a partire dal concepimento delle opere, passando dal coinvolgimento di tutte le professionalità che partecipano alla sua esistenza (architetti, scienziati, biologi, giardinieri, etc.), fino ad arrivare all’esposizione. Per Huyghe è importante il contesto espositivo. La mostra di Punta della Dogana non è una raccolta di opere, ma un ambiente espositivo che evolve nel corso del tempo.
La mostra è stata realizzata in partenariato con il Leeum Museum of Art di Seul, dove sarà presentata nel febbraio 2025.
Informazioni
Punta della Dogana
Dorsoduro 2, Venezia
Vaporetto: Salute
Orari: tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 19
Biglietti: Intero: €18 – Ridotto: €15