Brâncuși: Fonti Rumene e Prospettive Universali
A Timișoara, Capitale Europea della Cultura 2023, ha chiuso i battenti la mostra sullo scultore filosofo Costantin Brancusi
Timișoara. La mostra su Constantin Brancusi, ospitata al Muzeul Național de Artă Timișoara, ha chiuso le sue porte con la presenza di giornalisti internazionali in un’affollata conferenza stampa, che ha sancito il successo dell’esposizione con oltre 130.000 visitatori. Erano trascorsi più di 50 anni dall’ultima retrospettiva sul grande artista.
Per l’occasione Il governatore della Banca Nazionale di Romania, Mugur Isărescu, ha presentato la moneta d’argento in 5000 esemplari, coniata in onore di Constantin Brancusi, con il ritratto dello scultore sul fronte e l’edificio del Museo Nazionale d’Arte di Timișoara sul retro.
La mostra su Constantin Brancusi è stata l’evento più importante del Programma Timișoara 2023 – Capitale Europea della Cultura (insieme alla greca Eleusi e all’ungherese Veszprém). Così è stato reso omaggio a uno dei più grandi artisti della Romania, con una retrospettiva con oltre 100 opere tra sculture, disegni e bozzetti dello scultore (grazie anche a prestiti del Centre Pompidou, della Tate Modern di Londra e della Guggenheim Foundation di New York). La mostra è stata accuratamente allestita e completata da una ricca documentazione e foto.
Julien Chiappone-Lucchesi, direttore dell’Istituto francese in Romania, ha sottolineato come questa mostra sia “un collegamento naturale con la grande retrospettiva in preparazione al Centre Pompidou di Parigi, che mette in evidenza i nostri due Paesi”. Dal 27 marzo al 1° luglio 2024 al Centre Pompidou saranno in mostra circa duecento opere del maestro dell’infinito del Novecento. Amico di Modigliani, Satie e Duchamp è stato un protagonista dell’età delle avanguardie. Per Brancusi il rapporto tra le sculture e lo spazio circostante è stato sempre un elemento fondamentale, per questo l’allestimento della mostra è ispirato al suo atelier parigino.
Ovidiu Șandor, presidente della Art Encounters Foundation, ha espresso la sua soddisfazione per “…come questa mostra abbia ampliato l’appetito del pubblico per la cultura di qualità. È un segno che la Romania sta entrando in una logica sana, in cui la cultura diventa un’abitudine e non un’eccezione”.
Motivo di orgoglio di questa retrospettiva è stato il surplus generato di 137.000 euro. I proventi dei biglietti e l’eccedenza delle sponsorizzazioni sono stati devoluti per intero al Museo Nazionale d’Arte di Timișoara.
Un artista di respiro internazionale, un asceta dell’arte, un mistico della scultura Constantin Brâncuși (Hobita-Pestisani, 1876 – Parigi, 1957) è tornato in patria con una importante retrospettiva. La mostra è stata curata da una tra le più autorevoli studiose dell’artista Doina Lemny, che ha riorganizzato l’archivio delle opere dello scultore conservate al Centre Pompidou. L’allestimento, un elegante fondo nero da cui emergono le opere come apparizioni, conquista subito il visitatore e ben contrasta con il bianco e l’oro delle sculture. La mostra evidenzia il legame dell’artista con la sua terra natale, l’arte, la letteratura e il folclore rumeni, soprattutto il suo primo periodo e gli anni formativi in Romania.
Brancusi aveva origini modeste, apparteneva a una famiglia di contadini dell’Oltenia, nel sud dei Carpazi. Dall’età di sette anni portava a pascolare le pecore. Poi si guadagnò da vivere come apprendista presso un bottaio e poi presso un ebanista. Scappò più volte per raggiungere Târgu Jiu e poi Craïova. Ottenne una borsa di studio per entrare all’Accademia delle Belle Arti di Bucarest (1898 – 1902). Insofferente all’accademismo era un uomo schivo, infaticabile lavoratore e forse nessuno scultore più di lui mise al potere la fantasia.
Nel 1904 per raggiungere Parigi, fucina delle avanguardie artistiche, affrontò un lungo viaggio per la maggior parte a piedi, attraverso Ungheria, Austria e Germania.
Dopo il diploma fu notato dall’ormai famoso Auguste Rodin e lavorò per un breve periodo nel suo studio. Ma presto se ne distaccò ritenendo che: “All’ombra dei grandi alberi non cresce nulla”. Era un bravo violinista e interprete di ballate rumene, nella sua cerchia di amici c’erano intellettuali e artisti come Erik Satie, Marcel Duchamp, Amedeo Modigliani e Tristan Tzara. Iniziò a scolpire direttamente nella pietra senza modellarla. Abbandonando la modellazione adottò il metodo della molatura diretta. Partiva dai materiali grezzi (marmo, pietra calcarea, bronzo e legno) che lavorava, levigava pazientemente, alla ricerca della forma perfetta, come in un processo alchemico. Era soddisfatto della sintesi formale raggiunta quando non c’era più niente da togliere. Sia Brancusi che Satie si sentivano in qualche modo artisti-alchimisti ed erano attratti dai movimenti esoterici.
Proprio con Il bacio (1907) Brancusi si stacca dall’arte del maestro Rodin. L’opera è l’espressione della sua ricerca della purezza formale e concettuale. Perfetta sintesi dell’amore in cui le due figure si fondono nel loro abbraccio in un unico essere. Ma sono anche l’espressione dell’armonia, della pace e dell’unione. Non fece mai parte dell’astrattismo. Lui, più attratto dall’essenza che dalla fisicità, così si espresse: “Ciò che chiamano astratto è in realtà la cosa più realistica, perché ciò che è reale non è l’esterno ma l’idea, l’essenza delle cose”. Queste affermazioni confermano le contaminazioni asiatiche dello scultore.
L’interesse per il Primitivismo emerge in opere come la Danaïde (1909), Il bacio (1907) e La saggezza della Terra (1908). Non gli sono estranee le sculture in legno di Gauguin o l’interesse per l’arte africana di Picasso. Nell’arte africana rintracciava l’essenzialità a lui tanto cara.
Uomo dai molti interessi è attratto dalla cultura dell’Asia Orientale, dal misticismo indiano e dal confucianesimo. Frequenta il museo del Louvre e il museo Guimet con ricche collezioni di arte orientale e dell’Asia Minore.
Tra il 1933 e il 1937 soggiornò due volte in India, dove progettò un tempio purtroppo mai realizzato. Fu attratto anche dagli insegnamenti del monaco buddista tibetano Milarepa (1051 – 1135), eremita, mago e poeta. Nella sua Musa addormentata (1910) si ravvisano – negli occhi semichiusi, la stilizzazione della capigliatura e le sopracciglia – i riferimenti alle teste di Buddha del Gandhara. La sua etica professionale lo portava a levigare e lucidare le sue sculture fino alla perfezione. Lavorava in solitudine e viveva nel suo studio dove riceveva i suoi amici.
In uno dei suoi appunti l’artista esprime la sua concezione di un mondo senza confini, in cui tutti gli elementi naturali, gli esseri umani, le piante e i fenomeni geologici, contribuiscono poeticamente alla creazione: “La mia patria, la mia famiglia. È la terra che gira, il soffio del vento, le nuvole fluttuanti, il fiume che scorre, il fuoco ardente, l’erba verde, l’erba secca, la polvere, la neve”. Le sue sculture sono patrimonio dell’umanità, si dilatano all’infinito accogliendo diverse culture, filosofie e religioni.
La Maïastra (1911), prima versione di una lunga serie di Uccelli, allude alle fiabe popolari. Prende il nome dall’uccello “maestro” dalle piume dorate del folclore rumeno, protegge gli eroi e può mutare il suo aspetto. Questo uccello leggendario attraverso il suo canto acquisisce poteri soprannaturali, può restituire la giovinezza a chi ascolta la sua voce. Aiuta il Principe Azzurro a superare le prove e a conquistare l’amata.
La sua arte era così all’avanguardia che nel 1926 alla dogana di New York non credettero che le sculture di Constantin Brancusi fossero opere d’arte e applicarono su queste la tassa per manufatti commerciali. In mostra anche gli articoli di giornale dell’epoca che raccontano la vicenda.
Lo scultore amava la fotografia, così dopo averne padroneggiato la tecnica non permise più a nessuno di fotografare le sue sculture. Come affermato da Man Ray nello studio di Brancusi, un artista-artigiano, “non c’era nulla che fosse uscito da un negozio neppure mobili e sedie”, la sua era una casa-studio.
La mostra non trascura anche i grandi monumenti pubblici che sorgono ancora oggi a Târgu Jiu, in Oltenia. Si può apprezzare la bellezza della Colonna Infinita (1937), un asse del mondo (alta circa 30 metri), attraverso fotografie d’epoca e bozzetti. Un albero cosmico che unisce cielo e terra, umano e divino. Il monumento è stato eretto in memoria dei soldati rumeni che persero la vita nella Valle Jiu durante la Grande Guerra e simboleggia l’ascesa al cielo delle anime dei caduti. I blocchi della colonna richiamano quelli dei porticati in legno delle case rurali dell’Oltenia. Insieme alla Tavola del silenzio e alla Porta del bacio costituisce un luogo di pace e meditazione.
La Tavola del silenzio è la raffigurazione della condivisione, metafora del dialogo. La Porta del bacio sembra il punto di arrivo delle differenti versioni de Il bacio, estrema sintesi di questo gesto poetico, il trionfo della vita sulla morte. Nella sua bellezza assoluta ed essenziale assurge a monumento senza tempo, una porta magica. A Târgu Jiu, questi tre monumenti, un santuario dell’eternità, sono un invito all’incontro, all’ascolto, alla conoscenza reciproca, al rispetto e alla fratellanza.
L’esito di questa mostra è un importante ed elegante catalogo bilingue (rumeno-inglese) coordinato da Doina Lemny. Contiene 190 immagini di sculture, disegni e fotografie di Constantin Brancusi oltre a immagini documentarie. Pubblicato da Art Encounters Foundation, il catalogo raccoglie testi originali firmati da storici dell’arte rumeni, francesi e inglesi.
Invited by Timișoara 2023 European Capital of Culture
Informazioni
BRÂNCUȘI: Romanian Sources and Universal Perspectives/ fonti rumene e prospettive universali
SEDE: TIMIȘOARA (Romania)- Muzeul Național de Artă Timișoara
DATE: 30/09/2023 – 28/01/2024
INDIRIZZO: PIAŢA UNIRII, NR.1
TELEFONO: +40728278632
MAIL: muzeuldeartatimisoara@gmail.com
Molto bello ed interessante!
Grazie Ilaria, per il tuo apprezzamento. Particolarmente gradito un attestato di stima di una “addetta ai lavori”,
Spero di integrare la conoscenza di questo straordinario artista con la prossima mostra su di lui in programma a Parigi.