“Da Monet a Picasso. Capolavori della Johannesburg Art Gallery”: quando dai diamanti nasce l’arte

La JAG presta le proprie opere per un intenso viaggio nella storia dell’arte internazionale. Fino al 7 maggio 2023 a Torino

Resta poco più di un mese per visitare la mostra Da Monet a Picasso. Capolavori della Johannesburg Art Gallery, ospitata presso l’elegante Palazzo Barolo di Torino fino al 7 maggio 2023. Un viaggio spazio – temporale che, attraverso sessantatré opere del principale museo d’arte del continente africano, porta alla scoperta di una scena artistica e realtà museale poco conosciuta.

Quello che l’esposizione illustra è prima di tutto una bella storia. Una donna vende un diamante regalatole dal marito per comprare dipinti e dar vita a un museo. L’obiettivo è la crescita culturale della cittadinanza di Johannesburg. La modernissima protagonista della vicenda è Dorothea Sarah Florence Alexandra Ortlepp nota come Lady Florence Phillips, moglie del magnate dell’industria mineraria Sir Lionel Phillips.

Collezionista e donna estremamente affascinante, Florence persuade il marito e alcuni magnati dell’industria a investire nel progetto. L’obiettivo a lungo termine è incentivare gli artisti locali per la crescita di una scuola d’arte sudafricana. Così nasce la JAG che, aperta al pubblico nel 1910, oggi vanta una collezione di altissima qualità. L’intrigante figura di Lady Phillips sopravvive in diverse immagini fotografiche e splendidi dipinti. Tra questi la tela Lady Phillips (1909) di Antonio Mancini che ritrae Florence a 46 anni e da cui prende avvio la mostra.

Il percorso espositivo rispecchia in senso cronologico lo sviluppo della collezione, caratterizzata fin dall’inizio da una forte componente britannica. Il primo nucleo di opere ottocentesche di area inglese è stato acquistato su consiglio di Sir Hugh Percy Lane, esperto d’arte, mercante e mecenate. A questo primo corpo si sono aggiunte donazioni e acquisizioni successive, come quella di Sir Sigismund Neumann che nel 1912 lascia un buon numero di opere e arredi vittoriani e preraffaelliti.

Qui trovano posto le opere del grande protagonista del romanticismo britannico William Turner e dei Preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais e Sir Lawrence Alma Tadema. Regina Cordium (1860) dimostra la complessità stilistica e iconografica della confraternita. Elizabeth Siddal modella e pittrice, moglie di Rossetti, è ritratta in modo bidimensionale come una carta da gioco. Ritagliata su un fondo dorato e intessuta di citazioni colte tratte dalla pittura rinascimentale.

Il percorso prosegue vorticosamente attraverso pochi decenni di pittura tra una varietà di linguaggi incredibile. Prima la scena francese del XIX secolo. I Barbizonniers, tra i quali spicca un poetico paesaggio di Jean-Baptiste Camille Corot e il realismo di Gustave Courbet, presente in mostra con La scogliera a Étretat (1869), uno scorcio sublime delle falesie.
Dalle ricerche sul vero dei grandi padri, si prosegue negli anni d’oro dell’Impressionismo per arrivare agli artisti che hanno aperto le porte del XX secolo. Claude Monet è presente in mostra con la Primavera (1875). Dipinta un anno dopo la prima mostra indipendente impressionista, il nuovo linguaggio pittorico è ormai definito. Il pittore cattura l’atmosfera di un momento, con pochi tocchi vibranti e una tavolozza imbevuta di luce. Il viaggio continua tra Sisley e Degas. Poi ancora tra Cézanne, Van Gogh, Signac, Le Sidaner, Vuillard, Bonnard. Un percorso da capogiro. Non tutti una novità per gli amanti dell’arte ma sempre estremamente interessanti e di qualità.

Le opere novecentesche fanno il loro ingresso nella collezione più tardi, grazie ad acquisizioni e donazioni. Il passaggio al XX secolo è segnato dai disegni di due grandi scultori: Auguste Rodin e Aristide Maillol. Ciò che resta è l’inconfondibile eleganza del segno di Amedeo Modigliani. Quattro grafiche e una Testa di Arlecchino II (1971) a matita e pastello raccontano la ricerca di Pablo Picasso.
Il percorso nelle Avanguardie prosegue con la ricerca sensuale e luminosa di Henri Matisse, presente in mostra con tre eleganti litografie raffiguranti donne. L’artista considerava l’opera grafica come un elemento fondamentale della sua creatività. Un momento di riflessione dopo intensi periodi dedicati alla pittura.

Si prosegue nel secondo dopoguerra, con opere di importanti maestri della scena internazionale. Un intenso carboncino di Henry Moore, due capolavori pop di Roy Lichtenstein e Andy Warhol. Cattura l’attenzione lo Studio per ritratto di un uomo (1969) del quotatissimo Francis Bacon. Come in tutta la sua opera, l’artista usa la pennellata per stravolgere i lineamenti e deturpare le figure. Racconta, senza pietà, gli aspetti più tragici e dolorosi della condizione umana. Un linguaggio che porta con sé tutto il disagio e la tensione emotiva di uno dei protagonisti più complessi della storia dell’arte del Novecento.

L’ultima sezione della mostra è la parte inedita, dedicata alla scena sudafricana. Lady Phillips sperava che lo studio dei capolavori europei acquistati potesse incentivare gli artisti locali e portare alla crescita di una Scuola d’Arte Sudafricana. Di fatto, i nobili intenti di Florence hanno faticato a tradursi in azione e il museo è rimasto per molti decenni privo di testimonianze della produzione artistica locale.

Il primo lavoro di un artista sudafricano non bianco entrato nella JAG, è un dipinto di Gerard Sekoto acquistato nel 1940. Tra i pionieri della black south african art, strenuo sostenitore della causa dei black artists, noto in tutto il mondo anche come musicista, l’artista è presente in mostra con Ragazzo della miniera (1946-1947). Di grande valore anche le tre opere di William Kentridge.
![Da Monet a Picasso, William Kentridge, Soho in una stanza allagata [Disegno da Stereoscope], 1999, carboncino e pastello su carta](https://www.nomadeculturale.it/wp-content/uploads/2023/03/IMG_E2928.jpg)
La Johannesburg Art Gallery è il frutto di una visione cosmopolita e progressista dell’arte. La storia del Sudafrica, attraversato per decenni da violente tensioni sociali, ha reso molto complesso il rapporto tra l’istituzione museale e l’arte degli artisti sudafricani. Ma oggi possiamo dire che il sogno di Lady Phillips si è realizzato. Tra i maggiori punti di forza della JAG, ci sono la presenza di diversi e importanti artisti sudafricani e la gestione di un archivio e biblioteca dedicati al tema. Il museo ospita anche gli archivi della Federation Union of Black Artists ed è impegnato in progetti tesi a migliorare la qualità della vita nelle aree più critiche della città.

Da Monet a Picasso. Capolavori della Johannesburg Art Gallery, è una mostra che va vista con calma . L’elegantissimo palazzo Barolo offre a tratti degli spazi ristretti e le didascalie dei dipinti sono piuttosto minute. Dunque, prendetevi tutto il tempo necessario per godervela come merita.
L’esposizione è un’occasione unica per conoscere una storia diversa. Un’opportunità per riflettere sul ruolo dell’arte nel mondo contemporaneo. Un’arte che è anche testimonianza storica e impegno civile. Un’arte che è anche critica e trasformazione della realtà. Una bella storia che può insegnarci qualcosa.
Informazioni
Da Monet a Picasso. Capolavori della Johannesburg Art Gallery
PALAZZO BAROLO – TORINO
Via delle Orfane n. 7
GIORNI E ORARI DI APERTURA
La mostra sarà aperta: Dal Martedì al Venerdì 10:00 – 17:30 – Sabato e Domenica 10:00 – 18:30 – Lunedì chiuso
Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.
Tutte le informazioni sulla mostra su: sito www.mostrajag.it
FB / Next Exhibition – IG @nextexhibition
PREZZI e MODALITA’ ACQUISTO BIGLIETTI e INFOLINE
Biglietti a partire da 12,50 euro, acquistabile online con il circuito Ticket One, al costo di 15,70 euro.
Biglietti in vendita anche presso il botteghino di Palazzo Barolo nei giorni e negli orari di regolare apertura della mostra.
Per maggiori informazioni è attivo il numero 340/7704222 nei seguenti orari:
- dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17.30
- sabato e domenica dalle 10 alle 18.30