Caravaggio 2025, soltanto lui

Caravaggio 2025, soltanto lui

Un dipinto ritrovato, opere esposte per la prima volta in Italia, accanto ad altre di collezioni private raramente visibili e alcune più famose di Caravaggio, fino al 6 luglio

CARAVAGGIO 2025 è una mostra unica, dedicata alla pittura di Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610). Ventiquattro dipinti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali sono esposti a Palazzo Barberini, in un percorso che suggerisce nuovi accostamenti in un luogo simbolo della connessione tra l’artista e i suoi mecenati.
In conferenza stampa Thomas Clement Salomon, Direttore Gallerie Nazionali di Arte Antica, ha raccontato come la mostra sia stata realizzata in un solo anno e con prestiti eccezionali. Ha fatto capire a tutti che le cose si fanno nel tempo che sia ha disposizione.

Caravaggio
Michelangelo Merisi detto Caravaggio (attribuito), Narciso, Olio su tela, Gallerie nazionali di Arte Antica, Roma

Gli studiosi coinvolti si sono incontrati nel gennaio del 2024 e la mostra è stata presentata il 6 marzo Il Direttore ha precisato che saranno visibili venticinque capolavori dell’artista “perché sarà possibile ammirare anche il suo unico dipinto murale nel Casino Ludovisi, nell’anno del Giubileo e a quattrocento anni dall’acquisto di Palazzo Barberini da parte della famiglia pontificia.

Caravaggio
I Musici, 1597 c., Olio su tela, cm 92.1 x 118, The Metropolitan Museum of Art, New York

Il Direttore ha poi dettagliato alcune opere: “L’Ecce Homo riscoperto torna in Italia dopo secoli, Il Ritratto di Monsignor Maffeo Barberini [n.d.r. futuro papa Urbano VIII] ritrovato e la Conversione di Saulo Odescalchi, custoditi in collezioni private, sono esposti eccezionalmente al pubblico. Tornano a Palazzo Barberini i capolavori appartenuti alle collezioni della famiglia quali I Musici del Metropolitan (dove l’artista si ritrae nel giovane sullo sfondo), I Bari oggi in Texas e soprattutto la Santa Caterina oggi a Madrid che splendeva nella reggia barocca per poi entrare nelle collezioni Thyssen-Bornemisza negli anni trenta del Novecento, un dipinto che si sognava di rivedere qui, concesso in prestito per la prima volta dopo decenni”.

Caravaggio
San Francesco d’Assisi in estasi, 1596-1597 c., Olio su tela, particolare, Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, Connecticut The Ella Gallup Sumner and Mary Catlin Sumner Collection Fund

Maria Cristina Terzaghi, curatrice della mostra, ha sottolineato come questa esposizione favorisce accostamenti difficilmente ripetibili: “E’ il caso ad esempio della Santa Caterina Thyssen, della Giuditta della Galleria Barberini (un dipinto tragico-teatrale) e della Marta e Maddalena di Detroit dove la stessa modella veste i panni di diverse sante ed eroine, documentando mirabilmente il processo creativo del pittore”. La mostra segue un ordine cronologico ma ci sono anche percorsi più trasversali. Gli studiosi hanno collocato l’Ecce Homo nel 1607 circa. Ma non tutti sono concordi su questa datazione e chissà che invece non sia da collocare nell’ultimo periodo di attività del pittore”. La citata modella dei tre dipinti è forse una cortigiana di origine senese molto famosa a Roma. La professoressa Terzaghi ha raccontato come sia stato entusiasmante per lei vedere come Caravaggio si comporta come un regista, come illumina i personaggi con luci diverse.

Michelangelo Merisi
Conversione di san Paolo, 1600-1601, Olio su tavola, Collezione Odescalchi, Roma

Questa mostra è stata una preziosa occasione per far “tornare a casa” alcuni capolavori del Caravaggio: i Bari, i Musici e la Santa Caterina d’Alessandria, che Antonio Barberini acquistò nel 1628 dalla collezione del cardinal del Monte. Eccezionalmente esposto al pubblico anche il Ritratto di Maffeo Barberini, pubblicato da Roberto Longhi nel 1963 ma mai esposto al pubblico fino a pochi mesi fa. Sicuramente attirerà l’attenzione degli studiosi e dei visitatori l’Ecce Homo, riscoperto (2021) e tornato in Italia dopo quattro secoli. Sulla storia di questo rocambolesco ritrovamento è stato girato un documentario, in sala per alcuni giorni: Il Caravaggio perduto. Nell’ammirare la prima versione della Conversione di Saulo della cappella Cerasi (difficilmente accessibile poiché conservata in una dimora privata) si prova una forte emozione suscitata dall’impeto e dallo sconvolgimento di una scena che sembra un fotogramma di un film, che conferma l’approccio registico e teatrale del pittore.

Il percorso si sviluppa in quattro sezioni seguendo l’intera parabola artistica del pittore. Copre un arco cronologico di circa quindici anni, dall’arrivo a Roma intorno al 1595 alla morte a Porto Ercole nel 1610.
La prima parte è dedicata al DEBUTTO ROMANO, gli anni dell’arrivo a Roma del Merisi, verosimilmente nel 1595.
Si era già formato nella bottega milanese di Simone Peterzano (allievo di Tiziano) ma l’artista fu inizialmente costretto nell’Urbe a vivere di espedienti, vendendo quadri per pochi soldi. Presto transitò anche nella bottega del già famoso Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, presso cui dipinse prevalentemente fiori e frutti. Fatto che si ritrova nelle eccellenti nature morte del Mondafrutto e del Bacchino malato (autoritratto del Caravaggio), per la prima volta esposte insieme.

Michelangelo Merisi
Marta e Maria Maddalena, 1598 c., Olio su tela, Detroit Institute of Arts, USA

Intorno all’estate del 1597 Caravaggio incontra il suo più prestigioso committente: il raffinato cardinale, cultore di musica e canto, Francesco Maria del Monte, cui appartennero i Musici, la Buona Ventura e i Bari. Capolavori in cui l’uso della luce non sfocia nei possenti chiaroscuri del periodo maturo. Al banchiere Ottavio Costa appartenne il San Francesco in estasi, primo esempio di opera sacra eseguita dal pittore a Roma.
Nel 1600 gli furono commissionate due tavole per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo: la Crocifissione di san Pietro e la Conversione di Saulo, di cui è esposta in mostra la prima redazione. Questa si differenzia dalla versione finale per il supporto utilizzato molto più prezioso: una tavola di legno cipresso di grandi dimensioni (237×189 cm) invece della tela.

Caravaggio
Marta e Maria Maddalena, 1598 c., Olio su tela, particolare, Detroit Institute of Arts, USA

La seconda sezione, intitolata INGAGLIARDIRE GLI OSCURI, è dedicata alla produzione ritrattistica di Caravaggio. Per la prima volta è possibile ammirare accostate le due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, provenienti entrambe da collezioni private. La nota versione “Corsini”, attribuita a Caravaggio da Lionello Venturi (1912), Gianni Papi e Keith Christiansen (2010), è esposta accanto a quella presentata al pubblico a oltre sessant’anni dalla sua riscoperta e attribuzione di Roberto Longhi (1963). Il naturalismo del pittore si fa sempre più marcato, utilizzando per i dipinti a soggetto religioso persone dei ceti sociali più umili che in tal modo rese eterni. Come il caso della bellissima modella ritratta in Marta e Maria Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne e Santa Caterina d’Alessandria, forse identificabile con la celebre cortigiana Fillide Melandroni a cui era legato Ranuccio Tomassoni (ucciso dal pittore).

Caravaggio
Santa Caterina d’Alessandria, 1598-1599 c., Olio su tela, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

Maria Maddalena, riccamente abbigliata con i simboli matrimoniali del fiore d’arancio e l’anello d’oro, è raffigurata mentre poggia la mano su uno specchio convesso di un lucente color smeraldo, simbolo di vanità. Caravaggio ne possedeva uno che è documentato nell’inventario dei beni della sua casa in vicolo San Biagio nel 1605.
A partire dalla Santa Caterina, secondo il Bellori biografo dell’artista, prende avvio quel modo di «ingagliardire gli oscuri» che caratterizzò la sua produzione successiva.

Michelangelo Merisi
San Giovanni Battista nel deserto, 1602-1604 c., Olio su tela, The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri e San Giovanni Battista, 1604-1606, Olio su tela, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma

I suoi chiaroscuri arrivano a piena maturazione nelle tele per la cappella Contarelli, visibili nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Proprio da queste opere (prima commissione pubblica nel 1599 grazie all’intermediazione del cardinal del Monte) parte idealmente la sezione espositiva IL DRAMMA SACRO TRA ROMA E NAPOLI. Con il ciclo dedicato a San Matteo il pittore rappresenta per la prima volta quadri di storia. Da questo momento in poi si dedicherà quasi esclusivamente a temi sacri. Qui sono esposte alcune tra le opere religiose più emblematiche come La cattura di Cristo e il San Giovanni Battista dalla collezione del The Nelson-Atkins Museum of Art (Kansas City – Missouri) commissionate da Ottavio Costa.

Caravaggio
Ecce Homo, 1606-1609, Olio su tela, Collezione privata

Nella tarda primavera del 1606 durante una partita di pallacorda il pittore uccise Ranuccio Tomassoni e fu costretto a fuggire da una condanna alla pena capitale. Prima si rifugiò nei feudi laziali della famiglia Colonna, dove realizzò la Cena in Emmaus e, forse, il San Francesco in meditazione. Probabilmente di questo periodo è il David e Golia della Galleria Borghese, in cui Caravaggio raffigurò sé stesso nei panni di Golia. Pochi mesi dopo il Merisi andò a Napoli. Qui dipinse l’Ecce Homo – recentemente rinvenuto in Spagna (attualmente ospitato al Museo El Prado di Madrid) – e la straordinaria Flagellazione per la cappella di San Domenico Maggiore.

Caravaggio
La Cattura di Cristo, 1603, Olio su tela, National Gallery of Ireland, Dublino

L’ultima parte della mostra è denominata FINALE DI PARTITA. Caravaggio lasciò Napoli e nell’estate del 1607 arrivò a Malta, sperando nel perdono di Papa Paolo V Borghese. Grazie a opere come il Ritratto di cavaliere di Malta, il Merisi riuscì a entrare nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani ma, coinvolto in una rissa con un altro membro dell’Ordine, venne incarcerato. Fuggito da Malta raggiunse Siracusa e Messina, e poi nuovamente a Napoli, dove realizzò i suoi ultimi capolavori. Tra questi il San Giovanni Battista della Galleria Borghese e il Martirio di Sant’Orsola, dipinto per Marcantonio Doria pochi giorni prima del suo ultimo tragico viaggio.

Michelangelo Merisi
San Giovanni Battista, 1609-1610 c., Olio su tela, Galleria Borghese, Roma

Nel 1610 Caravaggio salpò su una feluca per Roma, probabilmente dopo aver ricevuto la notizia del perdono del papa, portando con sé alcuni dipinti da donare al cardinal nepote Scipione Borghese. I suoi ultimi giorni sono avvolti nel mistero, ma è probabile che, sbarcato a Palo, sia stato trattenuto o arrestato. Una volta rilasciato, morì sulla via di Porto Ercole, a soli trentanove anni.

Michelangelo Merisi
Martirio di sant’Orsola, 1610, Olio su tela, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia, Napoli

Pregio di questa mostra è l’apparato didascalico che accompagna le opere di cui viene specificata anche la provenienza. Didascalie qualche volta di non facile lettura a causa delle luci soffuse. A Roma è possibile ammirare altri capolavori del Caravaggio nelle chiese di San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino e Santa Maria del Popolo, ai Musei Vaticani, ai Capitolini e alla Galleria Doria Pamphilj.

Caravaggio 2025
Conferenza stampa

La mostra CARAVAGGIO 2025 è un progetto delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, realizzato in collaborazione con Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura, con il sostegno del Main Partner Intesa Sanpaolo, con il supporto tecnico di Coopculture per i servizi al pubblico e di Marsilio Arte per la pubblicazione del catalogo.

Informazioni

Titolo: CARAVAGGIO 2025
Sede: Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Indirizzo: Via delle Quattro Fontane 13, Roma
Periodo: 7 marzo – 6 luglio 2025
Orari: Domenica – Giovedì: 9:00 – 20:00; Venerdì – Sabato: 9:00 – 22:00
Il lunedì la mostra è aperta solo per il pubblico organizzato
Biglietti: Intero: €18,00 Ridotto (18 – 25 anni): €15,00

Antonella Cecconi

Viaggi-cultura dipendente. Amo raccontare luoghi, persone, arte e culture. Innamorata dell'orizzonte non potrei vivere senza nuove destinazioni, arte, mare e la mia porta per l'altrove: i libri. I regali più graditi: un biglietto per un viaggio o un libro. Segni distintivi: una prenotazione in tasca, un libro nell'altra e un trolley accanto al letto. antonella@nomadeculturale.it

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