Il Caravaggio perduto

Un thriller documentaristico sui cacciatori di sleepers e sulla storia di una incredibile scoperta
Il Caravaggio perduto, un documentario diretto da Àlvaro Longoria, è il racconto dell’affascinante storia dell’Ecce Homo attribuito al Caravaggio. Questo Ecce Homo, uno “sleeper” (dormiente), si è rivelato essere un Caravaggio smarrito. I “dormienti” (sleepers) sono i capolavori erroneamente attribuiti che fanno guadagnare milioni ai mercanti d’arte. Anche questo dipinto ha attirato l’attenzione di collezionisti e commercianti d’arte in tutto il mondo.
Questa è la storia incredibile di un dipinto che, da sempre semplice oggetto di arredamento di una casa ordinaria a Madrid, si rivela essere un capolavoro del geniale Caravaggio. La famiglia De Castro di Madrid è la protagonista di questa storia intrigante per cui un quadro, appeso per decenni nel soggiorno, viene dato a causa di un trasloco a una casa d’aste, Ansorena. Questa lo espone per la prima volta valutandone la base d’asta a 1.500 euro. Il documentario racconta anche il misterioso mondo dei “dormienti”, ovvero di capolavori che restano nascosti come il dipinto poi attribuito a Caravaggio.

Guida alla sua scoperta il mercante d’arte Jorge Coll insieme ai suoi soci. Coll è un cercatore di opere ‘dormienti’ e proprietario di Colnaghi (la galleria d’arte più antica del mondo). È tra i primi a interessarsi al dipinto e sarà colui che avvierà il processo di autenticazione e vendita. La professoressa di Storia dell’Arte Moderna presso Università degli Studi Roma Tre, Maria Cristina Terzaghi (curatrice della mostra Caravaggio 2025 insieme a Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon) è la prima storica dell’arte ad aver visto il dipinto ed è membro del gruppo di esperti coinvolti nell’autenticazione.
Il team, che ha commissionato il restauro dell’opera, ha seguito l’attribuzione e la vendita di questo capolavoro fino ad allora rimasto nell’ombra. Il documentario ha il pregio di far conoscere al grande pubblico il mercato dell’arte con la sua complessità e la sua aura misteriosa. Il Caravaggio Perduto è un thriller documentaristico che si svolge in un chiaroscuro caravaggesco, con zone di luce e ombra mai chiarite. Il chiaroscuro fa parte del mondo dell’arte e del suo mercato scandito da processi segreti e transazioni fatte nell’ombra. Il film ripercorre la scoperta dell’opera, attraverso il complicato procedimento di autenticazione fino al suo delicatissimo restauro.
Il regista ha offerto la possibilità di seguire la storia come se fosse un thriller. Tutta la parte riguardante il mercato ha zone di luce e ombre è quasi una storia nella storia. Tutte le informazioni raccolte, un girato di cento ore, sono state concentrate in un’ora e venti. Ciò implica la scelta di ciò che va incluso nel documentario. Àlvaro Longoria ha preferito lasciare allo spettatore dei dubbi facendogli vivere la grande emozione della scoperta.

In conferenza stampa Maria Cristina Terzaghi ha detto che era la prima volta che vedeva il film e il regista è riuscito a rendere quella che è stato il crescendo di una storia, di un’emozione per tutti quelli che vi hanno partecipato. Anche gli addetti ai lavori, gli storici dell’arte, non conoscono tanti passaggi della vicenda. Le immagini del dipinto sono arrivate a lei, e ad altri storici dell’arte e mercanti d’arte, su Whatsapp. La stessa Terzaghi all’inizio ha fatto fatica a crederci: “L’ultima volta che era successa una cosa simile era negli anni ’80 con Il martirio di Sant’Orsola… Quindi ho preso l’aereo prima di tutti. Non pensavo che non sarebbe andato all’asta, nella mia ingenuità, quindi ho detto ‘non lo rivedrò mai più per cui devo andare’ e dunque ho preso l’aereo…
La cosa interessantissima è che questa opera era sotto gli occhi di tutti perché era in un’asta, quindi tutti avevano visto o avevano, potenzialmente, potuto avere il quadro… Sono stati 100 che hanno detto che era Caravaggio è così non so chi è stato il primo. L’unica che ha preso l’aereo questo sicuramente, ma tante altre persone l’hanno sicuramente visto contemporaneamente. Diciamo che ho sfidato la pandemia perché c’era il lockdown. Siamo orgogliosissimi di aver potuto avere l’opera per la mostra che apre il 7 marzo a Palazzo Barberini”.
Un fatto eccezionale è il fatto di poter vedere il documentario sull’opera e la mostra in cui è esposta, insieme ad altri 23 dipinti del Caravaggio. Il film aiuta a scoprire un aspetto della realtà del mondo dell’arte che pochi conoscono. Si vede anche lo stravolgimento di questa famiglia alla scoperta e anche la soddisfazione per una cosa che il padre aveva visto e che riteneva importante. Nessuno lo ascoltava e alla fine è stato un bel riscatto. Per degli sconosciuti diventare il focus della stampa, per aver guadagnato così tanti soldi, è stata una cosa scioccante. Erano molto stressati perché, esattamente come lo spettatore, non sapevano bene cosa stesse succedendo, non erano interni al processo. Hanno sempre mantenuto la calma. Quello che è accaduto è alquanto surreale perché, come ha affermato il regista: “se lo scrivi in un copione non ci crede nessuno”.

Alcuni esperti hanno sollevato dubbi sull’attribuzione che il film non ha nascosto per far capire allo spettatore che non tutti erano dello stesso parere. La maggior parte degli addetti ai lavori erano d’accordo che quel dipinto era di Caravaggio. Il dipinto è quello che è citato in un documento in cui si parla di una permuta a favore della famiglia De Castro. Il quadro è stato rintracciato nei vari testamenti della famiglia fino agli eredi che sono quelli che si vedono nel film. Il valore di un quadro e il prezzo di un quadro sono cose completamente differenti. Il valore resta lo stesso, mentre il prezzo è frutto delle mode del mercato.
Invece per quanto riguarda la datazione dell‘Ecce Homo i dubbi sono molti. In che punto del percorso del Caravaggio va collocato questo dipinto nella mostra? Sono state mantenute le due opinioni: potrebbe essere un quadro del 1606-1607, cioè all’inizio del suo soggiorno napoletano oppure, come sostenuto dal professor Giuseppe Porzio, potrebbe appartenere all’ultimo periodo della produzione dell’artista, ovvero 1609 – 1610.

Da non mancare la mostra a Palazzo Barberini (in cui è esposto l’Ecce Homo)dedicata interamente a Caravaggio, un progetto legato al Giubileo e fortemente voluto dal Ministero della Cultura. In questa esposizione c’è la più alta concentrazione di opere del Caravaggio mai presentate a Roma, sono ben 24. Non ultimo sarà aperto anche il Casino Ludovisi che sarà visitabile, a cui si aggiungono i dipinti dell’artista che sono nelle chiese e quelli nei musei. I due terzi della produzione dell’artista saranno in mostra a Roma per tre mesi.