81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i film in programma

81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i film in programma

Attesi al Lido sul red carpet: Angelina Jolie, Nicole Kidman, George Clooney, Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Lady Gaga e Daniel Craig. Dal 28 agosto al 7 settembre

I film della ottantunesima mostra internazionale d’arte cinematografica che si svolgerà al lido dal 28 agosto al 7 settembre. In occasione della presentazione, dopo l’intervento e i ringraziamenti di rito del presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, il direttore artistico della mostra d’arte cinematografica, Alberto Barbera, ha illustrato, come da rituale, il programma.

Molti film sono già stati preannunciati dai media internazionali, ma non mancano le sorprese. Oltre alla Biennale College, con un po’ di legittimo orgoglio, Barbera a proposito di Venice Immersive ha affermato che: “nessun altro appuntamento al mondo dedicato al virtuale supera per importanza e prestigio il nostro appuntamento veneziano che si svolge interamente in un allestimento unico nel suo genere”. Si tratta di 26 progetti in concorso e oltre 30 progetti fuori concorso. I film prodotti all’interno di Biennale College dell’ultima edizione sono addirittura quattro: Il mio compleanno di Christian Filippi, The Fisherman di Zoey Martinson, Luna di Miele di Zhanna Ozirna e Január 2 di Zsófia Szilágyi.

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Per i Classici saranno proiettati i 18 film restaurati, annunciati qualche giorno fa. Per i documentari: Miyazaki, l’Esprit de la Nature di Leo Favier, Poi il ritratto di un cineasta osteggiato in vita per i suoi film estranei ai precetti del realismo socialista. Il titolo del film, indicativo, “I will Revenge this World with Love” S. Paradjanov di Zara Jian (Vendicherò questo mondo con l’amore). Un documentario molto particolare: From Darkness to Light di Michael Lurie ee Eric Friedler. I due registi di questo documentario hanno ritrovato alcune bobine delle riprese della lavorazione di un film. Un altro ritratto è dedicato a Carlo Mazzacurati – Una certa idea di cinema di Mario Canale e Enzo Monteleone, a dieci anni dalla sua scomparsa.

Chain Reactions di Alexandre O. Philippe e grande attesa per Volonté – L’uomo dei Mille Volti di Francesco Zippel. La Sezione Orizzonti in realtà comprende un paio di sotto sezioni: la prima è Orizzonte Cortometraggi Concorso, l’altra è Orizzonti Concorso e poi Orizzonte Cortometraggi Fuori Concorso con una sola opera, FII – Lo stupore del mondo, ultimo lavoro, bellissimo molto breve (dura solo 6 minuti) di Alessandro Rak.
Per ORIZZONTI CONCORSO il film di Valerio Mastandrea, Nonostante, la seconda regia di uno degli attori più popolari e amati del cinema italiano. Il film parla di morte e di amore in maniera assolutamente inconsueta. Alexandros Avranas è il regista di Quiet Life che ha richiesto cinque anni di lavoro. Affronta una sindrome che colpisce gli adolescenti, casi sempre più frequenti soprattutto tra figli di immigrati, che si ritrovano in un paese in una cultura sconosciuta, che in qualche modo rifiutano e si isolano completamente. Restano per lunghissimo tempo in uno stato catatonico e apatico.

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Alberto Barbera

Mon Inséparable di Ann-Sophie Bailly con Laure Calamy. In questo film è una madre single alle prese con un figlio disabile che vuole sposare una ragazza come altrettanta disabilità. La bellezza del film sta anche nel fatto che evita le trappole sentimentali e retoriche che di solito minano la credibilità di questo tipo di film. Aïcha è il secondo film di un regista che viene dalla Tunisia, Mehdi Barsoui (è già stato a Venezia in concorso Orizzonti). Il film è il racconto del percorso di emancipazione di una donna Aïcha. Buone vacanze di Scandar Copti, mette in scena una sorta di segreti e bugie all’interno di una famiglia araba che vive però in Israele e quindi alle prese con le contraddizioni che vivono quotidianamente. Familia di Francesco Costabile, ricostruisce la vicenda di una famiglia vittima di un padre violento.

L’anno nuovo che non venne mai diretto e sceneggiato da Bogdan Mureşanu. Familiar Touch di Sara Friedland che è una regista è coreografa autrice di numerosissimi corti e installazioni multimediali che hanno spesso il corpo femminile al centro ed il caso anche di questa opera prima. Narra la giornata di un’anziana signora alle prese con il conflitto fra persistenti desideri e la memoria che si affievolisce progressivamente. Marco è un film diretto da due registi baschi, Aitor Arregi e Jon Garaño, che racconta la storia vera di un novantenne di Barcellona militante antifranchista segretario del sindacato anarchico e in seguito, per molti anni, presidente dell’associazione spagnola dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Storia completamente inventata, è stato scoperto alla fine della sua della sua esistenza. Il vantaggio del film rispetto al romanzo e di poter contare su l’interpretazione di Eduard Fernandez.

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Carissa un’altra opera prima dal Sudafrica di Jason Jacobs, Devon Delmar e sono destinati a diventare un po’ la promessa di della cinematografia sudafricana. Carissa la protagonista, la ragazza che dà il titolo al film, vive in una piccola comunità di un paesino, sperduto fra le montagne e incarna la nuova generazione africana al bivio fra tradizione e modernità. Wishing on a Star di Péter Kerekes che ritorna a Venezia. Aveva vinto anche un premio con il suo film: 107 madri nel 2021. Questo film è stato interamente realizzato in Italia. La storia di un’astrologa che promette ai propri clienti di riuscire a cambiare il loro destino se accettano di compiere un viaggio nel giorno del loro compleanno e di solito li spedisce nei luoghi più remoti della terra e la maggior parte di quelli ci vanno veramente.

Mistress Dispeller è un film realizzato da una cinese americana che si chiama Elizabeth Lo. Siamo nell’ambito di un documentario di ricostruzione come il precedente. Uno dei tanti nuovi mestieri che solo in Cina possono fare la loro comparsa. Una signora di grande esperienza di rapporti uomo-donna viene assoldata da mogli tradite per convincere, con le buone maniere, le amanti a lasciare il marito e ci riesce quasi sempre.

Con L’anno nuovo che non venne mai siamo invece in Romania con un’opera prima, un racconto corale. Sei storie parallele ambientate alla vigilia della caduta del regime di Ceaușescu che compongono un affresco tragicomico della Romania di quegli anni. Dal Nepal viene questo film, Pooja, Sir del regista Deepak Rauniyar, che era stato a Orizzonti nel 2016. Il film è ispirato a eventi realmente accaduti, anche se ha la struttura di un thriller da inchiesta poliziesca, è il racconto di una indagine su un rapimento di bambini condotto da una inconsueta poliziotta lesbica che si fa chiamare “sir” e non madame. Il sottotesto neanche troppo celato dietro lo sviluppo da thriller sono le contraddizioni di una società che si vorrebbe progressista, nella quale però la questione femminile deve fare i conti con i retaggi del censo dell’etnia e del patriarcato.

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Il prolifico regista americano, Alex Ross Perry dedica il suo nuovo documentario a una rock band americana di culto, i Pavements. Sono il gruppo forse più influente emerso dall’underground californiano degli anni 90. Si sono separati e poi riuniti. Forse vengono ad accompagnare il film interrompendo una tournée che stanno facendo in Canada proprio nel corso del mese di agosto. Happyend è il primo lungometraggio narrativo di un regista, Neo Sora (figlio di Sakamoto) che era stato a Venezia l’anno scorso. Questo film è una storia ambientata in un futuro relativamente vicino negli ultimi mesi dell’anno scolastico di un liceo di Kobe. La fantascienza appena accennata è il pretesto per contrapporre lo spirito di indipendenza dei ragazzi e i sistemi, invece repressivi, in atto negli istituti scolastici giapponesi.

L’Attachement di Carine Tardieu è il secondo film in francese della sezione di Orizzonti con un cast importante. Valeria Bruni Tedeschi indossa i panni di una cinquantenne che conduce una vita solitaria Ma che finisce per interessarsi ai due figli di un vicino di casa che ha perso la moglie. L’ultimo film della sezione Orizzonti è un film italiano Diciannove di Giovanni Tortorici. Il protagonista fa fatica a trovare il suo posto nel mondo di oggi e cerca conforto nella letteratura medioevale e nella musica antica. Diventando l’emblema di una denuncia della deriva culturale e sociale dei nostri tempi.


ORIZZONTI EXTRA attribuisce un premio decretato dal pubblico, le proiezioni avvengono di sera in Sala Giardino e sono precedute da un incontro con gli autori condotto da Chiara Tagliaferri. Le votazioni sono espresse dagli spettatori e concorreranno a determinare il premio. Il film di apertura, September 5, viene dalla Germania e lo ha diretto Tim Fehlbaum, ma più che un film di ricostruzione della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972, film che aveva già fatto Spielberg, è invece la ricostruzione minuziosa di come l’intera vicenda fu vissuta in diretta live, per la prima volta nella storia della televisione, attraverso una stazione televisiva sportiva costretta a coprire l’evento per conto dei telegiornali statunitensi. Le immagini furono poi riprese e diffuse da tutte le altre televisioni del mondo in un’epoca in cui le riprese in esterni venivano ancora effettuate con cineprese a 16 millimetri e non c’erano ancora le telecamere.

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Quindi costringevano i poveri operatori a corre da una porte all’altra per poter sviluppare i materiali e mandare in onda dopo 20 minuti le immagini che raccontavano ciò che stava accadendo in diretta.
Uno dei due film italiani di questa sezione si chiama Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. Quarto film di queste coppie di autori che continuano a lavorare sulle commistioni tra cinema documentaristico e narrativo per ricostruire con gli autentici protagonisti la storia vera di una coppia napoletana che vuole adottare una bambina pur avendo già tre figli. Tra i produttori del film anche Nanni Moretti. Le Mohican, di un francese di Corsica. Frédéric Farrucci, è ambientato nella sua isola la storia di un pastore che si ribella alle pressioni della mafia locale che vorrebbe impadronirsi dei suoi terreni ai fini di una speculazione edilizia. Il protagonista è un attore inseguito dalla polizia e dai criminali per tutto il film, Alexis Manenti.

Dall’Egitto arriva invece questo film, In cerca di un posto sicuro per Mr. Rambo, diretto da Khaled Mansour. che si era fatto notare negli anni precedenti per una serie di cortometraggi molto apprezzati. Un racconto di ordinario abuso e vendetta ambientato in una Cairo, quasi sempre irriconoscibile. Al centro un ragazzo abbandonato dal padre durante l’infanzia che riversa tutto il suo amore sulla madre e sul cane Rambo che vorrebbe fare migrare per garantirgli un futuro più agiato. Mescola melodramma e critica sociale.
Il film di Paola Randi, La storia del Frank e della Nina, uno scatto importante per Paola avanti rispetto ai suoi film precedenti. I suoi adolescenti, figure eccentriche sono dotate di una forte carica di umanità destinati a conquistare gli spettatori. Un’opera prima, La testimone, di un regista iraniano espatriato in Germania, Nader Saeivar, per lunghi anni assistente e collaboratore di Jafar Panahi, che ha contribuito anche alla sceneggiatura di questo film e che ha lasciato un’impronta evidente in questa storia di donne che non si piegano all’ipocrisia del regime contro cui si battono a fronte alta.

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After Party è invece l’opera prima di Vojtĕch Strakatý, un film sulla perdita dell’innocenza raccontata dal punto di vista di una ragazzina vittima di un padre spregiudicato e irresponsabile, ma anche il ritratto di una generazione abbandonata a se stessa ma capace comunque di trovare la forza per reagire e per crescere. Edge of Night di Türker Süer, dall’impianto drammatico, è un film sulla contrapposizione tra due fratelli che reagiscono in maniera diversa alla soffocante disciplina militare Sono entrambi soldati, eredità di un padre che è la metafora del peso schiacciante della tradizione che in qualche modo soffoca ancora il Paese.
King Ivory, una produzione indipendente americana, è di John Swab, un regista che non era mai stato invitato a Venezia. Un film che mette in scena gang messicane, indiane, criminali comuni e polizia locale.

Sezione FUORI CONCORSO, suddiviso in alcune sottosezioni. Proiezioni speciali. Leopardi. Il poeta dell’infinito (parte 1 e 2) è diviso in due parti, sono quattro ore complessive che andranno in onda su Rai.1. Una produzione di Rai Fiction. Dopo Martone anche Sergio Rubini si misura con la figura di uno dei più grandi filosofi poeti italiani. Una miniserie che ha richiesto un grande investimento, produttivo in cui i grandi quei punti di forza sono la curata ricostruzione storica e l’importante cast. Per l’occasione della cerimonia di attribuzione del Leone d’Oro alla carriera a Peter Weir Barbera ha scelto questo film, Master & Commander – Sfida ai confini del mare, non solo perché è bellissimo, ma perché forse è uno dei meno noti e meno visti e meno celebrati tra i suoi film. Ambientato durante gli anni napoleonici su un vascello militare.

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Beauty is not a sin, sette minuti, per dimostrare che anche con uno spot pubblicitario si può fare del grande cinema. Ci sono film lunghi, lunghissimi e le serie televisive, dalle cinque ore e mezzo alle quasi 8 ore.

Queste sono le 4 serie. Quella realizzata da Alfonso Cuaròn per la Apple si chiama Disclaimer, sono sette capitoli. Il primo giorno saranno proiettati i primi quattro capitoli e il secondo giorno, gli altri tre. La seconda serie, quella più lunga sono 10 episodi, The New Years, Racconta una relazione fra uomo e una donna che incontriamo per 10 anni consecutivi. La serie, Families Like Ours, è una storia un po’ distopica. A seguito del cambiamento climatico la Danimarca è completamente sommersa alle acque e tutta la popolazione è costretta a trovare rifugio ed espatriare all’estero. M. il figlio del secolo è tratto dal primo romanzo di Antonio Scurati. La storia d’Italia dall’ascesa di Mussolini al momento del delitto Matteotti

FUORI CONCORSO NON FICTION
Apocalypse nos tropicos di Petra Costa, quarto lungometraggio dedicato ai vertiginosi eventi degli ultimi anni della storia del suo Paese. Qui l’indagine organizzata attorno a otto capitoli segue la prepotente ascesa al potere di Bolsonaro, favorita dalla altrettanto rapida e crescente influenza politica dei movimenti fondamentalisti religiosi del suo Paese. Bestiari Erbari e Lapidari. I primi due capitoli fanno riferimento al mondo animale, quello vegetale, mentre invece nell’ultimo capitolo è l’emozione che prende il sopravvento sull’approccio materico e distaccato dei primi due capitoli. Why War di Amos Gitai parte dalla domanda che oggi più che mai risulta attuale di fronte a moltiplicarsi insano dei conflitti in ogni parte del mondo. Anche 2073 di Asif Kapadia: che cosa sarà il mondo fra i 50 anni? Se ci guardiamo attentamente intorno ci mostra come il mondo stia rapidamente precipitando in un vortice di menzogne, autoritarismi violenze e catastrofi climatiche.

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One to one: John & Yoko, un bellissimo sguardo rivolto al passato. Diretto a quattro mani è un film che parte da materiali audio e video d’archivio straordinari, un’affascinante rivisitazione musicale e politica degli Stati Uniti d’America di quegli anni. Separeted, un breve ma sempre affilatissimo documentario che ricostruisce l’incredibile vicenda della separazione dei figli di immigrati clandestini dai loro genitori, subdolamente imposta dall’amministrazione di Trump qualche anno fa e alla quale si opposero alcuni responsabili degli uffici dell’amministrazione americana di immigrazione. Il documentario, Russians at War, di una giovane film maker russa Anastasia Trofimova che in qualche modo è riuscita a farsi accettare nella guerra con l’Ucraina, senza essere accreditato ufficialmente, dietro le retrovie che segue per un anno intero raccogliendo le testimonianze dei soldati, è anche la documentazione della loro vita quotidiana, spesso drammatica.

Poi la regista è dovuta espatriare e ha trovato ospitalità prima in Canada e poi in Francia, dove si trova attualmente ed è ovviamente un documento prezioso perché sono pochissime le immagini che provengono dalla parte russa del conflitto. Documentario girato in Ucraina, Songs of Slow Burning Earth, dialoga in qualche modo a distanza con la sua omologa russa. La regista dimostra una serie di situazioni chiave scandite nel corso di un anno che mostrano come la guerra si insinua nel quotidiano fino a distruggerlo.

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Twst – Things We Said Today del rumeno Andrei Ujică parla dei Beatles, della loro prima tournée, il primo grande concerto e il clima culturale di quegli anni. Riefenstahl, di Andres Veiel, è dedicato a una delle registe più famose del cinema tedesco. La consapevolezza della Riefenstahl del rapporto dei suoi film con la propaganda del regime nazista. È una riflessione sulle contraddizioni irrisolte della Germania, in relazione al suo passato nazista e i più in generale sulla responsabilità sul concetto di responsabilità degli artisti rispetto ai tempi in cui vivono e in cui nei quali agiscono.
Il film di apertura è Beetlejuce Beetlejuce di Tim Burton che dà vita a uno dei suoi personaggi più iconici con un grande cast che sfilerà sul tappeto rosso: Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Justin Theroux, Monica Bellucci, Arthur Conti, Jenna Ortega e Willem Dafoe. L’orto americano di Pupi Avati, un racconto gotico con rimandi storici ed elementi soprannaturali.

Tra i film narrativi FUORI CONCORSO: Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, un racconto autobiografico del suo rapporto con il padre, con cui ha condiviso la passione per il cinema. Phantosmia di Lav Diaz di quattro ore, un poliziotto con una allucinazione olfattoria. Maldoror di un regista belga Fabrice du Welz che parte dal caso degli anni ’90 sul mostro di Marcinelle.
Parte dal thriller, tesissima ricostruzione dell’indagine. Un giovane poliziotto ostacolato dai superiori e messo in difficoltà da una rivalità fra i tre corpi per il polizia dell’epoca che contribuì a rallentare e a depistare le indagini. L’ultimo film di Takeshi Kitano, Broken Rage, di cui non si trova nulla su internet. È un film brevissimo, dura solo 62 minuti. Harmony Corine è la regista di Baby Invasion, che deve tutto all’estetica dei videogames violentissimi che popolano l’universo dei videogiochi, con risultati disturbanti.

In Cloud Kurosawa Kiyoshi mescola toni e generi in un approccio realistico. Qualche concessione anche fumettistica per chiudere poi con un finale di liricheggiante. Finalement di Claude Lelouch è una specie di summa di tutto il suo cinema, un film quasi testamentario. Un film sorprendente divertente, commovente, emozionante, ammiccante nei confronti degli spettatori come i migliori film della sua straordinaria carriera. Un film, che è stato da settimane su tutti i media, WOLFS. Film interpretato da Brad. Pitt, George Clooney con la regia di Jon Watts, uno dei registi di Spider-Man. I due attori sono costretti nel film a lavorare insieme, anche se si detestano almeno all’inizio per far scomparire le tracce di un crimine altolocato, molta adrenalina, ma anche molta ironia e qualche strizzatina d’occhio ai film del passato.

Due cortometraggi fuori concorso. Il primo l’ha realizzato. Marco Bellocchio e dura 20 minuti. Si chiama Se posso permettermi in capitolo due, perché ogni anno organizza un festival cinematografico a Bobbio d’estate, proprio alla fine del mese di luglio e ogni anno realizza un cortometraggio con gli allievi che seguono il suo workshop. In qualche caso lo fa dirigere ad altri. L’anno scorso. è stato presentato il cortometraggio diretto da Leonardo Di Costanzo. Due anni fa aveva diretto il primo capitolo di questa serie, di questa trilogia, perché il terzo capitolo lo girerà l’anno prossimo. Un cast da da grande film, siamo invece di fronte a un breve cortometraggio estremamente intelligente e divertente.

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L’altro cortometraggio lo hanno co-diretto Alice Rohrwacher e JR, Allégorie Citadine. L’idea del film è nata in seguito al bellissimo spettacolo che JR ha realizzato a Parigi commissionato dall’opera nazionale di Parigi lo scorso anno per celebrare il rinnovo del Palais Garnier. Spettacolo e film sono una variazione sul tema della caverna di Platone con risultati fantastici e poetici.
21 i film IN CONCORSO, due meno dell’anno scorso.
Il primo film è il nuovo lungometraggio di Pedro Almodóvar, The Room Next Door, girato con un grande cast: Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, Alessandro Nivola, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Victoria Luengo, Alex Hogh Andersen, Esther McGregor, Alvise Rigo e Melina Matthews. Il film è stato girato e montato di gran carriera per essere in tempo per Venezia.
Campo di battaglia di Gianni Amelio è ambientato nell’ultimo anno della Prima Guerra Mondiale, l’anno della sconfitta di Caporetto, ma anche l’anno di una sconfitta ancora più grande quella dovuta alla diffusione della prima grande pandemia moderna che è passata la storia con il nome di “spagnola”, che ha fatto molti più morti del conflitto militare. Alessandro Borghi a Gabriele Montesi sono due medici militari, due amici inseparabili divisi però in maniera irriducibile da due opposte concezioni del loro dovere di soldati.

Leurs Enfats Aprés Eux è di due fratelli gemelli francesi, Zoran e Ludovic Boukherma. Il film è tratto da un romanzo omonimo, premio Goncourt. Un racconto corale di un gruppo di giovani adolescenti in una valle sperduta della Francia orientale negli anni Novanta.I temi: l’amore, l’amicizia, la rivalità, i dissidi con il padre, il piccolo spaccio e le illusioni perdute della provincia. The Brutalist, dura 215 minuti, è il film più ambizioso di Brady Corbet, girato in 70 mm e sarà proiettato in 70 mm alla mostra, anche se verrà distribuito in digitale. La storia di un architetto geniale e visionario, ebreo ungherese sopravvissuto all’Olocausto, per nulla incline ai compromessi che emigra negli USA. Subito dopo la guerra vive i primi anni in estrema povertà, fino a quando incontra un mecenate che gli affida un progetto gigantesco. Un grande cast con Adrien Brody nei panni del protagonista.
Jouer avec Le Feu di due sorelle, Delphine e Muriel Coulin. Un padre single cinquantenne, interpretato da Vincent Lindon, deve fare i conti con le strade imboccate dai due figli ai quali è molto legato: uno equilibrato e studioso e l’altro affascinato da un gruppo di estremisti di destra. Vermiglio è il secondo film italiano in concorso. Maura Delpero arriva Venezia con un film che sorprende, ambientato in un paesino sulle Dolomiti, Vermiglio, al Passo del Tonale. Al confine estremo con l’Austria e sono gli anni che precedono la fine della Seconda Guerra Mondiale. La caratteristica del film è di essere interpretato da molti attori non professionisti. Il riferimento è Ermanno Olmi.

Iddu di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza è il terzo film italiano in competizione. La vicenda raccontata in chiave più farsesca che realistica è lontanamente ispirata a quella di Matteo Messina Denaro. L’ultimo grande latitante mafioso arrestato solo nel gennaio del 2023 e scomparso per malattia otto mesi dopo la cattura. Elio Germano è il latitante, detto iddu, ossessionato dalla figura paterna e recluso in un appartamento segreto gestito nel film da Barbora Bobulova mentre Tony Servillo è il fiancheggiatore che si presta a un poco chiaro tentativo di smascherare il latitante.
Quarto film italiano in concorso è Queer di Luca Guadagnino, dura 151 minuti. Il romanzo da cui è tratto è uno dei primi scritti da William Seward Burroughs, fu pubblicato soltanto nel 1985. Questo è il libro che Guadagnino avrebbe sempre voluto portare sullo schermo. Daniel Craig ha accettato di mettersi in gioco in un ruolo quanto meno inconsueto. Il film è tutto girato a Cinecittà dove è stato ricostruito per intero un intero quartiere di Città del Messico dei primi anni ’50 con pochissimi esterni girati in Sicilia e in qualche zona remota del Messico. Un grande sforzo produttivo per il cinema italiano. Un film di non nascoste ambizioni internazionali, girato in inglese, senza peraltro che Luca abbia rinunciato al suo rigore e alla sua creatività.

Dalla Norvegia Love di Dag Johan Haugerud è il terzo capitolo di una trilogia. Il primo film era a Berlino lo scorso anno, il secondo non si sa dove farà la sua apparizione. Il terzo invece sarà qui a Venezia. I tre film hanno in comune l’analisi di comportamenti sessuali in contrasto con le norme e le convenzioni sociali. Quest’ultimo, in particolare, si interroga sulla disparità delle aspettative sociali nei confronti della cosiddetta libertà sessuale delle donne in relazione a quella degli uomini e in particolare degli omosessuali. Insomma ha una franchezza esplicita abbastanza inconsueta. Molto atteso dai cinefili il che hanno visto il suo primo film è il nuovo lavoro di Dea Kulumbegashvili, April..

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Una regista che con il suo primo film ha vinto il festival di San Sebastian. Uno stile rigorosissimo austero fatto di lunghi piani sequenza e soggettive, lavora sul fuori campo con un tema molto forte perché racconta di una ostetrica di un ospedale rurale della Georgia che si presta per ragioni ideali e umanitari a praticare aborti clandestini. In un Paese dove l’aborto è tuttora illegale.

The Order, viene invece dagli Stati Uniti è il nuovo film di Justin Kurzel. Regista australiano ma attivo nel cinema indipendente americano. Un thriller politico, ispirato a un libro, ricostruisce le vicende di un gruppo di suprematisti bianchi negli anni ’80, dove non è difficile ritrovare sintonie con con gli anni a noi più vicini. Un gruppo di suprematisti finanziavano con rapine atti terroristici. Preparando il sogno di una vera e propria rivoluzione conservatrice. Jude Law è l’agente dell’FBI che inizia a indagare sul gruppo con l’aiuto di un giovane poliziotto locale.
Pablo Larrain torna a Venezia con un atteso film dedicato a Maria Callas. Fa parte di un ciclo di ritratti di personaggi famosi che hanno fatto la storia recente. Affronta gli ultimi giorni dell’esilio della prigionia dorata di Maria Callas a Parigi. Si affida a una impressionante performance di Angelina Jolie. Nel cast tra gli altri: Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, che vestono i panni di due servitori italiani che sono rimasti accanto alla Callas fino alla fine.

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Trois Amies di un regista molto amato dalla critica transalpina, Emmanuel Mouret. Il film è la storia di tre donne e delle relazioni amorose che si incrociano e si intrecciano all’interno di tre coppie. Apparentemente molto leggero la dice lunga sulla fugacità del sentimento. El Jockey il nuovo film di Luis Ortega, considerato una delle voci più originali del cinema contemporaneo. Racconta una storia un po’ surreale, quella di un grande fantino argentino che corre per un boss mafioso ma beve troppo, combina un sacco di guai, viene incarcerato e alla fine cambia anche sesso. Di Joker: Folie à Deux di Todd Phillips nessuno sa nulla sulla trama. Le vicende di Joaquin Phoenix nel manicomio criminale dove viene rinchiuso e dove incontra Lady Gaga in attesa del processo per i cinque omicidi commessi.
Arriva anche un film diretto da una regista di origine olandese Halina Reijn, Baby Girl. Nicole Kidman è l’interprete di questo thriller erotico. Racconta la storia di una manager di successo sessualmente insoddisfatta all’interno del proprio rapporto coniugale che cerca conforto in un rapporto sado-masochistico con un giovane apprendista per il quale rischia carriera e famiglia.

Dodici anni, dopo il suo ultimo film torna alla regia e torna a Venezia anche Walter Salles con il film Ainda Estou Aqui. Tratto da un libro che racconta la vicenda, assolutamente autentica della ansiosa ricerca messa in atto dalla moglie di un ex deputato socialista brasiliano arrestato e fatto sparire dalla polizia durante gli anni della terribile dittatura brasiliana dell’inizio degli anni ’70. Una grandissima interpretazione di Fernanda Torres, una delle più grandi artiste della sua generazione: attrice, scrittrice e sceneggiatrice. Il film ha anche una forte dimensione autobiografica perché Walter Salles, sin da giovanissimo, era amico delle figlie e della famiglia del deputato.
Quinto e ultimo film italiano in concorso a Venezia, Diva Futura, secondo film di Giulia Louise Steigerwalt. Ricostruisce la vicenda di un personaggio notissimo alle cronache del nostro Paese, che ha rivoluzionato nel bene e nel male la storia del costume italiano ovvero Riccardo Schicchi che ha introdotto per primo il cinema pornografico in Italia. Schicchi è interpretato da Pietro Castellitto.

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Athina Rachel Tsangari torna Venezia dopo molti anni con il suo quarto lavoro tratto dal romanzo omonimo, Harvest. Ambientato in un remoto villaggio della campagna inglese alla fine del Cinquecento alla vigilia di quella rivoluzione agricola, quando i terreni erano un bene collettivo e passano sotto il controllo diretto e legale dei proprietari terrieri. Il protagonista è Caleb Landry Jones, reduce dalla stupenda interpretazione di Dogman. Il film è stato girato in 16 mm e la grana evidentissima che si percepisce nell’immagine del film contribuisce ad aumentare quell’impressione di realtà di un film che mira alla meticolosa ricostruzione di ambienti e atmosfere dell’epoca.

Il più grande documentarista cinese, Bing Wang, porta a Venezia il terzo capitolo di una trilogia, Youth Homecoming. In quest’ultimo film segue un percorso a ritroso: dopo il fallimento della piccola impresa in cui lavoravano, i ragazzi tornano a casa nel villaggio di partenza e dopo essere stati sfruttati per lungo tempo ritrovano le radici da cui da cui provenivano. Stranger Eyes di Siew Hua Yeo, la prima volta che un film di Singapore che approda a Venezia. Un’escursione in cui si avvertono i film di Hitchcock, in particolare La finestra sul cortile, ma anche la larvata denuncia di un Paese sotto l’occhio delle videocamere di sorveglianza. Infine una riflessione sulla nozione di famiglia. Insomma un’opera più complessa di ciò che non appare a prima vista.

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