Transilvania, tra storie, orsi e cicogne
Romania, crocevia di cultura orientale e occidentale, dove vivere esperienze tra natura, storia, arte, gastronomia e gente accogliente
INDICE
NATURA e ARTIGIANATO:
Bâlea Lac – Hoghilag Festa delle Tuberose – Turda Miniera di Sale e Teracota Medias
ARCHITETTURE (chiese, fortezze, monasteri e villaggi):
Chiesa di legno Jupânești – Corbii de Piatră – Monastero Curtea de Argeș – Chiesa fortezza di Cisnădioara – Biertan – Cluj-Napoca – Fortezza di Bologa – Villaggio di Rimetea e Museo Astra
ESPERIENZE GASTRONOMICHE:
Monastero di Slănic – Râmnicu Vâlcea – Sentiero del Fieno e Nativ
OSPITALITA‘:
Castello di Bethlen Haller – Maria Theresa Manor – Conacul Secuiesc – Hotel Beyfin
INFORMAZIONI
Partiti da Bucarest, per raggiungere la Transilvania (dal latino: “oltre la foresta”), ci siamo diretti a nord-ovest attraversando la storica Valacchia (Muntenia e Oltenia), dove ci hanno accolto boschi, foreste di faggi, abeti e querce, orsi e profumi di erbe e resina. L’Oltenia è anche ricca di monasteri, di interessanti villaggi e centri termali. La Transilvania, abbracciata dai Carpazi, è stata abitata anticamente dai Daci, poi conquistata dai Romani. Nel 1242 i Mongoli la devastarono. Ha fatto parte, per la maggior parte dell’ultimo millennio, del regno di Ungheria e poi dell’impero austroungarico.
Presente anche un’influenza tedesca poiché, nel XII e XIII secolo, i Sassoni (di lingua tedesca) migrarono qui disseminando la regione di edifici e di chiese fortificate per il timore di incursioni di Tartari e Turchi (soprattutto nella zona meridionale); ma nel periodo comunista sono tornati quasi tutti in Germania. Dopo la Prima Guerra Mondiale (con il trattato di Versailles del 1919) la Transilvania fu annessa alla Romania.
NATURA e ARTIGIANATO
La biodiversità è una parola d’ordine in Romania. Il 50% degli orsi bruni europei si trova qui ed è facilissimo incontrarne anche lungo la strada. Alla vista dell’uomo si rilevano curiosi ma non pericolosi. Qui si trovano anche i lupi e le linci selvatiche europee. E che bello vedere tanti enormi nidi sui comignoli di cicogne e questi meravigliosi uccelli in volo!
Bâlea è un lago glaciale a 2.034 m sui monti Făgăraș profondo circa 11 metri. Si trova nella Romania centrale, vicino a Cârțișoara, nella contea di Sibiu ed è, dal 1932, riserva scientifica. Il nome del lago è legato alla leggenda di un pastore che, per il suo coraggio, fu messo dall’imperatore a capo dell’esercito. Ma rimpiangendo la vita selvaggia lasciò gli agi e tornò sui monti. Per riconquistarlo l’imperatore gli mandò due belle donne travestite da vecchie. Il pastore offrì loro un riparo e queste si svelarono, lui si innamorò di una delle due e la sposò. Ma dopo un breve periodo presso l’imperatore prese sua moglie e tornò qui ma morirono qui congelati insieme e il lago prese il nome del pastore.
Sono presenti due chalet aperti tutto l’anno, una stazione meteorologica e una stazione di soccorso alpino.
Lasciato l’incantevole lago Bâlea si scende giù per la spettacolare Transfagarasan una delle strade più belle, e tutte tornanti che si susseguono, della Romania. La strada è aperta solo in estate e nei restanti mesi il lago è raggiungibile solo con la funivia.
Il comune di Hoghilag (contea di Sibiu), è situato sull’altopiano della Transilvania. La più antica testimonianza documentaria della località, che apparteneva insieme ad altri 40 villaggi della Transilvania all’Abbazia di Cluj e alla Contea di Târnava, risale al 1296. La colonizzazione da parte dei Sassoni, che si stabilirono qui e conquistarono importanti aree del comune, ha lasciato importanti tracce nell’architettura, nelle chiese e negli interni delle case. Abbiamo avuto la fortuna di essere a Hoghilag nei giorni della Festa delle tuberose.
Attualmente è il Ministero dell’agricoltura ad organizzare il Festival e sta cercando di far identificare quest’area dall’Unione Europea, come patrimonio culturale.
Qui ci siamo immersi in un mare di profumo. Le tuberose, originarie del Messico, iniziarono a essere coltivate molto tempo fa dai Sassoni a scopo commerciale.
Nel 1963 i rumeni della zona hanno iniziato ad acquistare bulbi di tuberosa e ad avviare le proprie coltivazioni. Oggi nel comune ci sono circa 40 coltivatori di tuberose e più della metà di loro ha piantagioni intensive per scopi commerciali.
Così ogni anno, nel mese di agosto, nel paese viene organizzata la “Festa delle Tuberose” che fioriscono ogni tre anni e per due-tre giorni.
Per indire la festa ogni anno le tuberose vengono piantate in tre fasi diverse. Si tratta di piante esotiche non adattate a questo clima, per questo durante l’inverno vengono portate all’interno. La festa è stata anche un’occasione per gustare le acque aromatizzate (provate quella dissetante con melissa, fiore di sambuco e menta).
Un’occasione per ubriacarsi di profumo, godersi l’aria di festa e l’allegria della gente Perché oltre che per le sue bellezze la Romania è commovente per l’accoglienza delle persone.
Turda, la miniera di sale, l’oro bianco. Le miniere di sale si trovano a Turda, la seconda città più grande della contea di Cluj, in Transilvania. È una delle miniere più antiche. Furono scavate nel Medioevo (fino al 1932), e coprivano la maggior parte del fabbisogno di sale del Regno d’Ungheria. Furono utilizzate come deposito di formaggio e come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi sono un’attrazione turistica. Sono grandiose ed è davvero emozionante usare scale ed ascensori per visitarle. La temperatura all’interno è più bassa (circa 12 gradi) e la visita in estate risulta piacevole.
La miniera è costituita da un insieme di splendide sale e gallerie minerarie. La sala più grande e spettacolare è quella di Terezia: 90 m di altezza e 87 m di diametro. Per spiegare quanto la miniera sia grande e sia un’importante attrazione turistica (un po’ simile a un luna park sotterraneo) è sufficiente dire che all’interno ha un grande anfiteatro, una ruota panoramica, una pista da bowling, un campo da minigolf, tavoli da biliardo, un campo sportivo, tavoli da ping-pong e un lago sotterraneo che si può esplorare con barchette.
Finora è stato estratto solo il due per cento della sua intera capacità della miniera, in caso di necessità potrebbe soddisfare il fabbisogno di sale dell’intero pianeta per 60 anni.
Il diametro della sala di estrazione “Giuseppe” (deve il nome all’imperatore Giuseppe I) misura alla base 67 metri. La sua forma a campana, e la mancanza di collegamenti con altre camere producono un potente effetto eco (i suoni acuti vengono riecheggiati fino a 20 volte), per questo è chiamata “Camera dell’eco”.
Il trasporto del materiale estratto avveniva su linee ferroviarie a scartamento ridotto e su carri trainati da cavalli. Nella “sala dell’appello” c’era un altare scolpito nel sale per le funzioni religiose e le preghiere prima che i minatori iniziassero il loro turno. Qui una volta alla settimana un sacerdote celebrava una funzione religiosa, alla quale partecipavano i capi della miniera, ma anche la nobiltà della zona.
Transilvania. La fabbrica di terracotta Mediaș (fondata nel 1906 da un sassone ancora oggi è di proprietà di un imprenditore sassone) è la più antica fabbrica della Romania ma utilizza la stessa vetrificazione e pittura a mano delle maioliche. Ha delle fornaci romane (ancora funzionanti).
Non ci sono più molte persone in grado di produrre queste ceramiche a mano. Anche la committenza non è su larga scala. Molte persone fanno ordini personalizzati di oggetti che sono appartenuti alle loro famiglie. La lavorazione è come quella di una volta. Ogni piastrella in argilla cotta è lavorata e dipinta a mano.
Quindi ogni lavoratore produce circa 30 pezzi al giorno e questi devono asciugare due settimane. Difficile competere per questi gioielli di artigianato con la produzione industriale.
ARCHITETTURE (chiese, fortezze, monasteri e villaggi)
Abbiamo viaggiato nel tempo, percorrendo in pochi giorni quasi 1.000 anni di storia, un’emozione unica. La maggior parte dei rumeni appartiene alla Chiesa ortodossa mentre una parte aderisce alla Chiesa uniate (fede greco-cattolica), introdotta dal XVIII secolo in Transilvania.
La Chiesa di legno Jupânești (la Chiesa dell’Ascensione del Signore), dove persino i chiodi sono fatti di legno, è la chiesa lignea più antica della Romania. È stata costruita nel 1742 su una chiesa precedente. Si racconta che ci vollero sei coppie di possenti buoi per trasportare gli enormi tronchi dalle colline. Non si conosce la data esatta della sua costruzione originaria (forse XV o XVI secolo) per assenza di documentazione. Probabilmente è stata riprodotta sulla base della descrizione degli abitanti del villaggio. È una delle chiese meglio conservate dell’Europa sud-orientale.
La prima scuola del villaggio si teneva nel portico della chiesa. I sacerdoti insegnavano ai figli della gente del posto a leggere, incidendo le lettere dell’alfabeto sulla sabbia o sulla cenere bagnata. Nel portico si trovano affreschi che raffigurano il Paradiso e l’Inferno. Affreschi con scene per noi familiari, come l’Inferno che sembra uscito dalla pagine della Divina Commedia, che formano un mix cattolico-ortodosso.
Muntenia. La chiesa rupestre Corbii de Piatră (Corvi di Pietra) è antichissima, scavata nella roccia. Forse era adibita a rifugio. Si arriva ai piedi del pendio e una imponente parete di roccia perpendicolare svetta e incute soggezione. Dopo una breve salita si entra in quello che, a prima vista, sembra un antro buio ma in pochi secondi emergono gli affreschi come miracolose apparizioni. È la più antica chiesa rupestre della Romania (1512). La leggenda narra che il nome del monastero derivi dal nome, “corvi”, che i locali davano ai monaci vestiti con abiti neri.
Si hanno notizie che nel 1512 questo era un monastero di monache. In passato questa chiesa aveva due altari probabilmente adibiti a due cerimonie distinte forse in due lingue diverse (greco e sassone). Poi sono stati sostituiti da un solo altare e la chiesa è stata aperta al pubblico mantenendo i dipinti originali in stile bizantino di cui non si conosce la data esatta di esecuzione (XIV – XV secolo).
Muntenia. Monastero di Curtea de Argeș, città punto di partenza (o di arrivo) della spettacolare strada Transfagarasan. Il suo Monastero, edificato in stile bizantino tra il 1512 e il 1517 e dichiarato Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco, è sormontato in facciata da due torri a spirale e da una cupola, dietro stanno altre due torri. Questa zona è stata sotto l’impero ottomano pur godendo di una relativa autonomia.
Nel corso del tempo ha subito diverse modifiche. La chiesa cinquecentesca è stata ricostruita alla fine del XIX secolo dopo essere caduta in rovina. I dipinti sono stati eseguiti nel 1886 da alcuni pittori francesi. L’interno è particolarmente sontuoso, le dodici colonne rappresentano gli apostoli. Sempre all’interno stanno e le tombe dei primi due re e delle prime due regine della Romania unita. Qui sono sepolti, oltre la famiglia reale, quasi tutti i governanti di questa regione.
Sia all’esterno, dove prevale una decorazione iconoclasta, che all’interno c’è una commistione di stili diversi: rumeno, caucasico, bizantino, orientale, balcanico e occidentale. Inoltre questo monastero è stato per molti decenni la sede della residenza episcopale, cosa che denota la sua importanza.
La luce nelle chiese ortodosse proviene dalle pareti laterali questo perché si stabiliva un rapporto diretto con Dio, non subordinato (con una luce dall’alto come nelle chiese gotiche). Fu il principe Neagoe Basarab (1512 – 1521) ad assumere, per la costruzione della chiesa, un capomastro di nome Manole. Si conosce esattamente la data di inizio della costruzione perché è scritta all’ingresso.
L’edificazione della chiesa è legata a una leggenda, tra le più note della Romania, quella del costruttore Manole che vi murò viva sua moglie Anna. Una notte Manole sognò che per finire i lavori fosse necessario sacrificare e murare all’interno della costruzione la prima donna che il giorno dopo avesse portato per prima il pranzo al proprio marito o fratello. Manole raccontò il sogno e tutti accettarono il rischio. Fu così che Manole da lontano riconobbe la moglie incinta. Lei fu l’unica quel giorno a portare il pranzo al proprio parente perché gli altri avevano avvisato del pericolo la propria moglie o sorella.
Così Manole sacrificò la moglie per essere certo che l’edificio fosse terminato. Negru Vodă felice per la bellezza del monastero non voleva che nessun altro avesse un edificio così splendido. Pertanto ordinò ai lavoratori di togliere l’impalcatura quando Manole (autore del progetto) fosse salito sul tetto. Manole cercò di mettersi in salvo costruendo delle ali con alcune tavole. Ma precipitò e morì nel punto in cui ora si trova una fontana.
Transilvania. La Chiesa Fortezza di Cisnădioara, si trova nel punto più alto del paese ai piedi dei monti Cindrel. Questo tipo di chiese avevano una funzione difensiva. Questo è uno dei più antichi monumenti intorno a Sibiu, una delle sette cittadelle fondate dai Sassonia di Transilvania secoli fa. È un raro esempio di architettura romanica della regione. In particolare il suo splendido portale occidentale è sopravvissuto per oltre 800 anni senza importanti modifiche.
La chiesa di Cisnădioara fa parte della serie di basiliche di ispirazione renana della zona di Sibiu, insieme a quelle di Cisnădie, Ocna Sibiului, Gușterița. Siamo nell’estremo sud della Transilvania dove arrivarono i Sassoni nel XIII secolo, poi gli austriaci nel XVIII, mentre oggi la maggior parte della popolazione è rumena.
All’interno delle mura di cinta si notano dei massi rotondi, che dal 1850 fino a oggi si possono ancora vedere. Secondo una leggenda locale ogni giovane, prima del matrimonio, doveva portare uno di questi massi all’interno della fortezza per dimostrare la propria forza.
La chiesa fu costruita nel 1223 e dopo il 1241 fu deciso un ampliamento. Ma furono apportate continue modifiche fino al XVI secolo. Non ha una struttura regolare, di chiesa cattolica evangelica. Il suo portale originale è una meraviglia con i suoi capitelli ognuno diverso dall’altro e, in particolare, da uno spunta una testina, forse la firma-ritratto dello scalpellino.
Transilvania. Biertan, comune tra i più affascinanti, è inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO insieme alla sua chiesa fortezza. Si dice che qui avessero la ricetta per risolvere i conflitti coniugali. Il Bastione orientale (la prigione delle coppie infelici) è legato alla leggenda secondo cui in una stanza molto piccola erano chiuse a chiave dal prete le coppie con controversie coniugali, finché non fossero riusciti a risolvere le loro divergenze ed evitare il divorzio.
L’obiettivo era che le coppie, nella speranza di salvare il loro matrimonio, riuscissero a condividere tutto in questo spazio angusto: un singolo cuscino, una coperta; un solo posto a tavola, un cucchiaio e un letto a una piazza. Pare che il metodo funzionasse perché in 300 anni ci fu un solo divorzio.
Biertan era un importante centro economico e sede episcopale sassone. Per questo era un bersaglio per gli invasori. Necessitava di una chiesa-fortezza, circondata da robuste mura. La chiesa a sala, costruita alla fine del XV secolo e nel primo quarto del XVI secolo in stile tardo gotico, domina ancora l’insediamento dalla collina. Alcuni documenti elencano pagamenti per vari lavori fino al 1523.
Tra il 1572 e il 1867 Biertan è stata la sede della diocesi evangelica luterana in Transilvania. Grazie alle sue architetture, con la sua chiesa fortezza, è stata inclusa nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO (1993).
Appena entrati l’attenzione è subito catturata dall’altare con le sue 28 scene bibliche, dipinte nel 1483. Il pannello centrale scolpito fu commissionato nel 1515 e vi sono alcune ridipinture nelle scene circostanti raffiguranti la Vita della Vergine. I tre pannelli superiori mostrano la Crocifissione con Maria e Giovanni come se innaffiassero l’Albero della Vita.
Il portale gotico della chiesa è riferibile al periodo tra il 1510 e il 1516, in base agli stemmi di Vladislav II (1490-1516) e di John Zápolya (1510-1526) posti sopra la cornice. Gli stipiti delle porte furono realizzati nel 1524.
Lo stipite della porta della sacrestia, decorato con motivi intarsiati, reca la data del 1515. Sotto sono due pannelli incorniciati intarsiati con motivi geometrici e floreali. La sua serratura è speciale, una singola chiave aziona simultaneamente 13 catenacci che penetrano in quattro direzioni. La porta era considerata così importante che fu esposta all’Esposizione Mondiale del 1889 a Parigi.
Notevoli anche i cinque stalli in legno di tiglio. Furono realizzati nel 1514 da Johannes Reychmuth. Quest’ultimo per la sua realizzazione utilizzò la tecnica italiana dell’intarsio. Le novità artistiche dell’Italia rinascimentale arrivarono in Transilvania con Beatrice d’Aragona (la moglie di Mattia Corvino) e qui i preti, nella regione del vino, viaggiavano molto, erano benestanti e istruiti. Biertan ancora oggi è una culla di cultura, alcuni artisti anche stranieri hanno il loro studio qui. Un interessante progetto si sta occupando della conservazione e ristrutturazioni delle case che in alcuni casi vengono aperte ai turisti.
Cluj-Napoca è la capitale della Transilvania (cittadina sassone-ungherese). La fortezza di Cluj è il primo esempio di architettura barocca secolare conservato in Transilvania. Salendo lungo la collina si raggiunge un bel punto panoramico. La fortificazione era destinata a ospitare i soldati dell’esercito imperiale e a garantire il controllo dell’importante centro urbano di Cluj nel XVIII secolo. La cittadella era a forma di stella, con cinque bastioni agli angoli.
Su un lato di piazza Unirii c’è l’Hotel Continental (reso famoso dal libro Fra i boschi e l’acqua di Patrick Leigh Fermor). In questa piazza è stata innescata la rivoluzione nel 1989, quando cadde il comunismo. Un gruppo di giovani che stavano bevendo al bar dell’hotel uscirono un po’ ubriachi e iniziarono ad affrontare un poliziotto. L’esercito sparò contro i giovani che protestavano uccidendone alcuni. Un monumento sulla piazza è dedicato alle persone morte durante rivoluzione.
Sulla piazza si affaccia anche la chiesa di San Michele con il suo campanile di 80 m. e la Statua del re Mattia Corvino (re d’Ungheria che ha portato il Rinascimento nel Regno).
Transilvania (contea di Cluj). Fortezza di Bologa è una delle fortificazioni nobiliari medievali meglio conservate della Transilvania. La fortezza ha una storia di oltre 700 anni, è menzionata per la prima volta nel 1319 in un documento che cita Desideriu Elefánti, castellano di Sebuswar.
Malgrado le sue origini non siano note, è considerata una delle prime fortezze reali della Transilvania. Posizionata su un colle alto e difficilmente accessibile, la fortezza dominava un’importante zona strategica, la strada per Oradea. Inoltre era usata come rifugio durante i periodi di invasioni nemiche. I due bastioni laterali avevano tre livelli ciascuno.
Nel corso del tempo la fortezza di Bologa ha subito numerose trasformazioni, aggiunte e distruzioni. Rimane un esempio di architettura militare medievale transilvana. All’interno si trova uno dei pochi torrioni circolari ben conservati della Transilvania. All’inizio del XVIII secolo la fortezza di Bologa venne distrutta nel contesto delle lotte intraprese dagli Asburgo contro i Kuruc.
L’insieme della fortezza è costituito dalla torre circolare – il mastio o torre residenziale, che domina il complesso – una cortina muraria, una torre quadrilatera, due bastioni e un barbacane (avamposto fortificato).
Transilvania. Il Villaggio di Rimetea (in ungherese Torockó) era originariamente, nel XV e XVI secolo, un villaggio minerario. Ma nel corso del XVII secolo l’attività di estrazione del ferro declinò. Qui vivono Sassoni, minoranze ungheresi e pochissimi rumeni. Ecco perché l’architettura ha uno stile sassone-ungherese. Le case sono bianche o verdi. Il villaggio ha subito un grave incendio ma gli abitanti sono riusciti a restaurare le vecchie case e a mantenere l’architettura originale.
I mobili in molte case sono realizzati e dipinti a mano. Il villaggio ha beneficiato di fondi dell’Unione Europea per restaurare le vecchie abitazioni. Un mix di diverse etnie che è Patrimonio dell’Umanità. Diverse erano le tradizioni come quella della posizione delle sedie che è indice di un buon rapporto coniugale, mentre se posizionate distanti oppure in parti opposte del tavolo indicano di una mancanza di armonia nella coppia. Se invece durante una visita i padroni di casa cambiavano posto, era segno che l’ospite non fossi più benvenuto.
Nel 1996 un architetto, che lavorava per la Commissione UNESCO, era venuto in vacanza con la sua famiglia in questo villaggio rilevando la sua peculiarità: tutte le case hanno un medesimo stile benché trascurato ed erano simmetriche. Ma si dovette attendere l’entrata della Romania nell’Unione Europea per ottenere i fondi per il restauro delle case. Anche la principale televisione nazionale ungherese ha la sua sede qui. Qui ogni casa racconta una storia Oggi l’obiettivo è trasformare questa zona in un’area turistica.
Transilvania. Il Museo Astra (Sibiu) è il più grande museo all’aperto d’Europa, situato nella riserva naturale “Dumbrava Sibiului”. Avrete modo di scoprire la natura e la cultura rumena nella ricostruzione meticolosa di numerosi villaggi. Il museo ha un’estensione di oltre 100 ettari con più di 400 costruzioni. Il museo vanta una collezione multiculturale e multietnica con oggetti sassoni, rom e ungheresi.
Si possono percorrere dieci chilometri di sentieri per conoscere la vita delle famiglie contadine, le botteghe artigiane, piccole chiese di legno, stalle, fienili, mulini ad acqua e a vento. Molte attrazioni sono dislocate intorno a un rilassante lago. Un luogo incantevole dove trascorrere una giornata rilassante.
Tra le dimore più interessanti quella dei lipovani e della minoranza russa, i pescatori del delta del Danubio. Durante il periodo dello zar Pietro, questa minoranza russa non accettò le riforme religiose apportate dallo zar e si stabilì in questo territorio nel delta. La casa era dotata del tradizionale sistema di riscaldamento alimentato da una stufa (hruba), il forno per il pane (pecica) e il letto di argilla riscaldata (lâjanca). Interessanti anche i tessuti ricamati a mano e i mobili caratteristici.
Non ultimo qui troverete l’abitazione a due piani riprodotta anche sul retro della moneta locale di 10 lei. All’interno anche un buon ristorante dove rinfrancarvi con piatti tradizionali e l’imperdibile papanași (vedi sotto).
La varietà culturale e architettonica della Transilvania è davvero strabiliante e lungo le strade puoi incontrare sontuosi palazzi rom. Spesso non abitano qui ma vi ritornano manifestando così la propria ricchezza.
ESPERIENZE GASTRONOMICHE
I Carpazi coprono un terzo del territorio rumeno, della loro origine vulcanica rimane un solo cratere inattivo. La zona più estesa ed elevata di questa catena si trova nella Transilvania sud-orientale. I due terzi del territorio nazionale sono coperti da colline con altopiani coltivati (il 57%), frutteti, vigneti ed erbe da pascolo.
Furono i Greci a introdurre la coltivazione della vite in Romania. Così il terreno favorevole e il clima hanno reso il Paese uno dei maggiori produttori mondiali di vino. La quantità di vigneti e vino è strabiliante. Per la maggior parte sono vini piacevoli da bere, leggeri e non da invecchiamento.
Ogni pasto inizia tradizionalmente con la ţuică o palincă, grappa di vari gusti con funzione di aperitivo (quella che noi, a volte, beviamo a fine pasto). Non troverete pasta o pane ma piuttosto la mămăligă, una polenta a base di farina di mais che guarnisce e accompagna come contorno molti piatti. Un piatto classico, molto apprezzato, è la ciorbă, minestra realizzata con ortaggi vari, funghi ma anche carne. Altro piatto bandiera nazionale sono le ottime sarmale, involtini di verza spesso accompagnati da panna acida. Il piatto è di origine turca, il nome deriva dal turco sarmak che significa (avvolgere).
Le ottime verdure sono onnipresenti nella cucina rumena e un altro punto di forza è l’ottima carne. Ma il piatto più godurioso, da gustare con precauzione perché può dare dipendenza, è il papanași, una ciambella fritta su cui viene posto un bignè, con un ripieno di urda, un formaggio simile alla ricotta, il tutto guarnito con panna acida e confettura all’amarena o ai frutti di bosco. Questo dolce vale il viaggio!
In Romania “mangiar per monasteri” si può ed è particolarmente gustoso. Il Monastero di Slănic (comune di Aninoasa, noto per il turismo ecumenico) è una tranquilla oasi rurale dove gustare la cucina tradizionale. Qui è possibile assaggiare la “zuppa del monaco”.
È un monastero del XVII secolo (inaugurato nel 1672). Ma è stato ristrutturato diverse volte. I dipinti, eseguiti da monaci, presentano elementi recenti. Tra questi, all’ingresso sulla parete destra, c’è una donna con un costume tradizionale, Filofteia di Arges.
Qui è possibile mangiare deliziosi piatti tradizionali con verdure di stagione 100% biologiche e gli orti vengono coltivati a mano. È tutto così buono che anche gli orsi, che sono molti in questa zona, entrano nel giardino o nell’orto per una scorpacciata. Non sono aggressivi, anzi quando sentono un rumore scappano.
Così abbiamo mangiato una zuppa ottima e non scorderò mai l’emozione che ho provato al profumo delle mele! Qualcosa che ho conosciuto solo da bambina. Qui le mele profumano, sono piccole, croccanti, deliziose.
Aninoasa è famosa anche per i formaggi. Ne producono di vari tipi, dalla cagliata affumicata o fresca, telemea, urda, burduf alla cagliata nel cestino.
Percorsa una strada panoramica siamo arrivati a 1.000 metri di altitudine per visitare un monastero ortodosso dove vivono 17 monaci. Uno di loro è Padre Daniel, che si occupa delle pietanze e dei prodotti del monastero. Prepara vari rimedi curativi, che si trovano solo qui. Può rivelarvi anche molte ricette monastiche. Se non avete mai provato la bevanda della giovinezza, l’idromele o il vino al miele, o lo sciroppo di petali di rosa dovete arrivare qui per scoprire i sapori unici di questi luoghi.
Oltenia. Al Patriarcato di Râmnicu Vâlcea abbiamo partecipato a una festa gastronomica con i piatti del monastero e i racconti di Padre Daniel Mazilu. La Cattedrale Arcivescovile, a Râmnicu-Vâlcea, sorge su chiese più antiche (forse la prima è del XIV sec.). L’attuale chiesa risale e fu dipinta nel 1847 in uno stile realistico rinascimentale, con complicate volte centrali. Visitare i giardini e gli orti di questo monastero è un ricostituente dell’anima. Seduti su un prato abbiamo assistito alla preparazione all’aperto, eseguita da Padre Daniel Mazilu, di una fantastica zuppa di funghi con variopinte verdure di stagione tagliate a pezzi e cotte su un prato in una pentola sospesa su un treppiede sopra un fuoco a legna.
I sapori sono stati esaltati da un mix di erbe aromatiche e spezie. Una preparazione slow in cui il tempo è stato riempito dai racconti, una sorta di meditazione gastronomica che ti fa apprezzare fino in fondo la pace di questi luoghi.
Abbiamo gradito molto le materie prime e i piatti, realizzati in questi monasteri, dalle suore e dai monaci. Le suore di Aninoasa si prendono cura degli alveari, producono miele, allevano animali e producono latticini, raccolgono frutta e piante per gustose marmellate e sciroppi (quello di petali di rosa è memorabile). Molti di queste delizie si possono acquistare.
L’escursione sul Sentiero del Fieno si è conclusa con una degustazione di formaggi tradizionali da latte di pecora di Nonna Maria. L’atmosfera bucolica, la gioiosa aria conviviale e la bontà dei formaggi non ci hanno fatto rimpiangere i migliori ristoranti.
Il paesaggio culturale, insieme allo stile di vita e alle occupazioni tradizionali della zona montana, stanno scomparendo. La zona dei pascoli e dei prati di Rầul Sadului si trova a un’altitudine compresa tra i 900 e i 1.400 metri sui monti Cindrel. Quest’area ospita i pastori e le loro greggi di pecore nelle loro capanne da Pasqua a giugno e da settembre a febbraio. Delle 213 capanne di fieno che esistevano nel 1955 sulle quattro montagne appartenenti al comune nel massiccio del Cindrel, solo 70 sono state inventariate fino ad oggi e non sono tutte in ottime condizioni: solo 35 sono funzionanti.
Ma soltanto circa 10 capanne sono utilizzate in estate e solo 2 in inverno. Le greggi vengono condotte sempre meno in montagna a causa delle dure condizioni per la popolazione e del basso reddito derivante dall’allevamento. La transumanza insieme al gregge non è per tutti. Per questo motivo Cristian Cismaru, conoscitore e amante del territorio, ha spiegato alcuni dettagli su la gastronomia, la transumanza e la ciclicità della produzione, illustrando il progetto “Country of Huts“, la ristrutturazione delle capanne.
Questo progetto si propone di promuovere un’attività di ecoturismo, organizzata a diretto sostegno delle attività agricole e zootecniche delle malghe secondo il principio Slow Food & Slow Travel e di sostenere l’attività di pastorizia soprattutto quella praticata da giovani pastori locali, fornendo un reddito più elevato e migliorando le condizioni di vita nelle capanne. Per testare la bontà del progetto abbiamo visitato una capanna realizzata con materiali naturali.
Il ristorante Nativ è un ambiente raffinato, un ristorante gourmet dove le materie prime sono le eccellenti protagoniste. Ottimo l’esordio con il Bendis Nadir (Pinto Nero e Chardonnay). Metodo Charmat, colore giallo paglierino limpido, profumo di crosta di pane e frutta bianca, perlage fine e delicato, finale piacevolmente acidulo e persistenza, lascia la bocca asciutta.
Ottimo il pane. Antipasto con salumi e formaggi di qualità, La tagliata dalla cottura impeccabile era gustosa. A seguire lingua di bue e gnocchi, goloso il dessert. Buono il servizio in sala, preferibili le sale al piano di ingresso in quanto in cantina la temperatura era troppo alta (un ventilatore avrebbe reso più godibile la cena).
OSPITALITA’
Il Castello di Bethlen Haller, immerso in un bel parco, è una delle migliori destinazioni enoturistiche della Romania.
In stile rinascimentale fu costruito dal padre del cancelliere della Transilvania, Miklos Bethlen, tra gli anni 1560 – 1624. Molti castelli in Transilvania prendono il nome dalla famiglia Bethlen. Ispirato ai castelli della Valle della Loira presenta quattro torri poste ai quattro angoli. La sua destinazione era quella di un castello di caccia e di svago, quindi non aveva scopi difensivi. I nobili venivano qui solo per cacciare, per passare la notte o il fine settimana. Nel corso del tempo il castello ha subìto numerose trasformazioni. L’attuale edificio fu completato nel 1624, e tra il 1769-1773 il castello fu rimaneggiato in stile barocco.
La famiglia possiede oltre 1.200 ettari di terreni, che prima della Rivoluzione appartenevano allo Stato. Per la raccolta dell’uva vengono utilizzate macchine che lavorano ininterrottamente. I vigneti non hanno più di 25 anni, poi vengono eliminati. Il vino fa solo acciaio. Vigneti immensi con una produzione in termini quantitativi con cui è difficile competere: lavorano oltre 25 milioni di chilogrammi di uva all’anno. Intorno al castello c’è anche una fattoria con animali e orti per essere autosufficienti, anche coltivazioni per provvedere al fabbisogno degli animali e dei cavalli della scuderia.
Non ci sono molti pezzi di arredo originali. Durante il periodo comunista il castello divenne una fabbrica di champagne.
Dopo il 1989 fu restituito alla famiglia Haller e poi acquistato dalla famiglia Necsulescu, che lo restaurò, lo trasformò nel simbolo di Jidvei (azienda di vini) e nel 2020 lo aprì al pubblico. La scala a chiocciola di quercia senza ferri o chiodi è una delle parti originali del castello. Lungo le scale la collezione di orologi del proprietario. Non manca la sala da ballo. Il castello ha subito un incendio e solo alcune zone del pavimento sono originali.
Le due bollicine dell’azienda portano il nome delle due figlie dei proprietari: Ana e Maria. In degustazione ho apprezzato il Mysterium 2023 (Pinot Nero, Chardonnay e Feteasca Alba), colore giallo ghiacciato, al naso è aromatico, bouquet complesso, profumi di ginestra, ananas e frutti gialli. Buona acidità, leggermente sapido e gusto persistente. Nec Plus Ultra Sauvignon Blanc 2023, colore giallo dorato, limpido, cristallino. Al naso è fruttato, profumo di albicocca, ananas: coerenza naso/bocca, buona acidità, leggermente sapido e buona persistenza.
Le camere sono spaziose, confortevoli, super-accessoriate, bollicina di benvenuto, biancheria raffinata, zona water toilet multi-funzione separata dal bagno.
Il menù gourmet è stato all’altezza dell’ospitalità internazionale di alto livello: filetti di persico con purè di carote e salsa al burro bianco; coniglio alla menta, patate al forno, salsa all’aglio verde e insalata di cavolo e torta di mele con salsa alla vaniglia.
Maria Theresa Mansion. Una struttura ben curata, relax di campagna e comfort moderni. Le camere sono accoglienti e realizzate in tronchi di legno. Il legno induce uno stato di benessere, crea un microclima unico ed è benefico, una fonte di energia positiva. Il La dimora è dotata di due piscine esterne.
Conacul Secuiesc. Il maniero Szekler è situato nel villaggio di Colțești, intorno ai Monti Trascău. Il palazzo è ispirato all’architettura tradizionale dei villaggi Rimetea e Colțești. Situato in una zona verde da cui si gode un bel panorama sui monti.
Camere accoglienti con mobili tradizionali dipinti a mano. Bonus per la sauna esterna in legno e vasche in legno con acqua riscaldata. Ristorante con pane e marmellate fatte in casa, cucina rumena e ungherese.
Hotel Beyfin, hotel in posizione centrale, moderno, camere confortevoli e grill-bar panoramico sul tetto. Si affaccia su una piazza con a destra il Teatro nazionale Lucian Blaga e l’Opera Rumena (in stile neobarocco) e a sinistra una cattedrale ortodossa.
Un ottimo punto per esplorare la città.
video di Marco De Felicis
#invitedby România Atractivă
INFORMAZIONI
Organizzate il vostro viaggio, costruite il vostro itinerario, lasciandovi guidare dall’app gratuita România Atractivă Iniziate a esplorare i siti culturali meno conosciuti che hanno un immenso valore storico e patrimoniale per la Romania e l’intera Europa.
Dai castelli avvolti nel mistero, chiese e monasteri pieni di spiritualità, alle case appartate nei villaggi di pescatori del Delta del Danubio o la ricca gastronomia tradizionale – vi presenterà la Romania come non l’avete mai vista prima, come un territorio intessuto di migliaia di storie uniche che aspettano di essere conosciute.
Per arrivare: compagnia aerea TAROM
Letture consigliate:
Patrick Leigh Fermor, Fra i boschi e l’acqua, Adelphi
William Blacker, Lungo la via incantata, Adelphi
Timișoara, tra merletti barocchi, facciate Art Nouveau e uno sguardo al futuro
Cosa visitare:
Museo Nazionale Astra
Indirizzo: Via Pădurea Dumbrava n. 16, Sibiu
Telefono: +40 756 085 794
Email: office@muzeulastra.com
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Artigianato
Teracota Medias
Indirizzo: Via Stadionului n. 55, Medias, contea di Sibiu, 551105
Telefono: + 40 757 088 637
email: vanzari@teracota.ro
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Dove mangiare
Nativ
Indirizzo: Via Clemenceau Georges n. 3, Cluj-Napoca
Telefono: +40 772 226 010
EMAIL: nativ.restaurant@gmail.com
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Dove dormire
Castello di Bethlen Haller
Indirizzo: DJ107 89, Cetatea de Baltă, 517235, jud. Alba, România
email: castel@jidvei.ro
tel: 0753992255
Ospitalità solo per gruppi di almeno 20 persone
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Maria Theresa Mansion
Telefono: 0758023480
email: contact@conaculmariatheresa.ro
Indirizzo: Via Victoriei 632, Com. Orlat, Jud. Sibiu, Transilvania
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Conacul Secuiesc
Indirizzo: DJ107M, Colțești 517611, Transilvania
Telefono: +40 730 210 768
office@conaculsecuiesc.ro
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Hotel Beyfin
P-ta Avram Iancu Nr.3, Cluj-Napoca, Transilvania
+40 264 403 804
email: zsolt@hotelbeyfin.com
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Hotel Noblesse
Indirizzo: Strada Schitu Troianu 7 RÂMNICU VÂLCEA
Telefono: +40 742 086 828 – +40 748182282
E-mail: contact@resortparadis.ro