“Estate ’85” di François Ozon, vincitore alla XVª Festa del Cinema di Roma, in sala dal 3 giugno
“Estate ’85”, inquietante teen movie noir, un amore di sei settimane al sole della Normandia
Selezionato al Festival di Cannes 2020 si è aggiudicato il “Premio del Pubblico BNL” alla quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma (2020). Arriva in sala con Academy Two il prossimo 3 giugno.
Tratto dal romanzo La danse du coucou (Danza sulla mia tomba) di Aidan Chambers, che François Ozon ha letto nell’estate del 1985 quando aveva 17 anni. Il regista racconta di aver pensato, quando ha iniziato a fare cortometraggi: “Se un giorno girerò un lungometraggio, il primo sarà un adattamento di questo romanzo”.
François Ozon ha spiegato, al festival di San Sebastian dove la pellicola ha debuttato, la genesi di Été 85: «La mia iniziazione all’amore è avvenuta nell’estate 1984, a 17 anni. All’epoca essere gay era un peso, perché tutte le storie di amori omosessuali che avevo letto nei libri o visto al cinema erano dolorose e negative, legate al peccato e al senso di colpa. Inoltre era cominciata l’epidemia di Aids, che aveva reso tutto più terribile. Perciò quando l’anno successivo ho letto Danza sulla mia tomba di Aidan Chambers (Rizzoli) mi ha colpito, perché raccontava una storia d’amore che prescindeva dal fatto che i protagonisti fossero due ragazzi, e ho pensato che mi sarebbe piaciuto vederlo al cinema».
Pur rientrando nel genere teen movie – il ricordo va a Il tempo delle mele quando Alex ascolta nelle cuffie di un walkman Sailing, una ballata di Rod Stewart, il film è qualcosa in più. Nel corso dell’estate del 1985, a sedici anni, Alexis (Félix Lefebvre), mentre si trova in vacanza in una cittadina balneare sulle coste della Normandia, si rovescia con la sua barca a vela e viene salvato dal diciottenne David (Benjamin Voisin).
Per Alexis non è in arrivo solo la tempesta marina ma anche quella adolescenziale, della prima passione e amore. David arriva come una divinità greca, un Poseidone che lo salva dal naufragio. Il filo conduttore del film è la morte su cui l’amore, la passione sembrano vincere. Alexis ha un’attrazione per i riti funerari, è affascinato dagli Egizi e dalle mummie. David ha una vitalità che non conosce freni. Alexis, cresciuto in una famiglia proletaria, è attirato da David, orfano di padre e figlio di una madre vedova di figlio unico, fagocitante, ai limiti dell’incesto (bravissima Valeria Bruni Tedeschi nell’interpretazione di una mamma svanita concentrata sempre su se stessa), .
Sullo sfondo una stazione balneare, la bella costa della Normandia, dove Alexis e David si amano appassionatamente ma non nello stesso modo. Uno vive di emozioni forti, l’altro le consuma. L’esito tragico sembra scontato e gli eventi sono ricostruiti attraverso il racconto di Alexis. Non riesce a raccontare verbalmente la sua storia ma la elabora scrivendo. La scrittura, con la sua necessaria razionalità, ha una funzione catartica. L’attacco del film è molto forte e perturbante. Sembra il racconto di un omicidio e la storia sarà svelata attraverso il lungo flashback di Alexis. Il rapporto tra i due ragazzi dura solo sei settimane e poi Ozon svela mirabilmente l’inganno.
Estate ’85 narra una storia d’amore, non è importante se gay o etero, non pone l’accento sull’omofobia ma la relazione omosessuale tra i due ragazzi è semplicemente “negata”. La ignorano, volutamente, i genitori proletari di Alex, così come la madre di David. Il loro rapporto, e amore, non è ostacolato ma è semplicemente negato, la rimozione risulta più violenta dell’opposizione. Il film trasuda emozioni, vissuto personale e passioni (“Anche quando ero con lui, non mi bastava”).
Alcuni temi erano già presenti nei film del regista: i travestiti, Una nuova amica; la scena all’obitorio, Sotto la sabbia; una relazione con un professore Nella casa, il cimitero in Frantz. François Ozon crede che, quando si realizza un film ambientato in un certo periodo del passato, sia necessario abbandonare il digitale per ricorrere alla pellicola (già usata in Frantz): “Ero entusiasta di ritornare alla pellicola Super 16, il formato che avevo usato per i miei primi cortometraggi. Mi piace la grana, tipica della pellicola. Il risultato è un aspetto gradevole e sensuale della pelle nei primi piani”.
A proposito del titolo il regista ha svelato i motivi della sua scelta: «Ho voluto collegare il titolo a quando lessi il libro e uscì In Between Days dei Cure, la canzone di apertura del film. Quindi, 1985. Che è anche l’anno della morte di Rock Hudson, e l’anno in cui l’AIDS compare improvvisamente nella vita quotidiana di tutti. È l’ultimo anno dell’innocenza e della spensieratezza, dell’epoca in cui era ancora possibile ignorare questa malattia, non preoccuparsene».