Pilsen, castelli barocchi, birra e monasteri
A Pilsen, slow life boema tra arte, natura, gastronomia “bionde” e festival
INDICE
COSA VISITARE
Cattedrale di S. Bartolomeo – Sotterraneo Storico di Pilsen –
Fuori Città’: Havlova skála – Mariánská Týnice – Il castello di Manětín – Monastero di Plasy – Rabštejn nad Střelou
LA BIRRA
Birrificio Pilsen – Birrificio Chříč – Museo della Birra –
DOVE MANGIARE
Na Parkánu – Bílý Beránek – U Salzmannů – Plzeňka Pilsen – Knížecí pivovar – U Švejka
EVENTO del mese di agosto
Festival Na Ulici
DOVE DORMIRE
Vienna House Easy by Wyndham Pilsen
Il fulcro di Pilsen – una delle più grandi città della Boemia (a poco più di un’ora, con auto o pullman, da Praga) – è la centrale Piazza della Repubblica, dominata dalla gotica Cattedrale di S. Bartolomeo (XIV – XV) che vanta il campanile più alto della Repubblica Ceca (102 m). In questa accogliente cittadina slow (con una popolazione di 185.000 abitanti) la piazza è circondata da eleganti palazzi barocchi e Art Noveau ed è connotata dalle tre moderne fontane d’oro che decorano i tre angoli della piazza mentre un monumento alla peste si trova nel quarto angolo.
Da notare il Municipio del XVI, la Grande Sinagoga (la più grande della Repubblica) e il Mulino. Nel centro non mancano ristoranti e bar dove amici, giovani e famiglie si riuniscono. Altra zona amena della città è il laghetto con giardini e panchine, luogo di incontro della gioventù locale. Caratteristica attrattiva di questa città è il calendario di eventi e festival che si svolgono durante tutto l’anno.
Le destinazioni fuori città di questo tour sono a circa 30-40 minuti da Pilsen.
COSA VISITARE
Sotterraneo Storico di Pilsen
I sotterranei di Pilsen sono quasi una seconda città, su più livelli, sotto quella in superficie (si scende fino a 800 m al di sotto del livello della città attuale). Sono un labirinto di passaggi, cantine e pozzi costruiti sotto le case dal XIV al XVIII secolo. Il tour, per percorrerne solo una parte, è interessante per scoprire i segreti di reperti autentici, percorsi e anfratti nascosti nel sottosuolo, utilizzato nel tempo in modi diversi. Attraversarli è un po’ ripercorrere la storia della città e ricostruire la vita quotidiana dei suoi abitanti nei tempi passati.
L’ingresso è sotto una birreria e la visita guidata garantisce di non perdersi nella ragnatela dei percorsi. Si può vedere anche quella che al tempo era un’enorme ghiacciaia, utilizzata per conservare negli ambienti adiacenti frutta e altri viveri.
La temperatura nei sotterranei è pressoché costante, oscilla tra i 10 e i 17 gradi durante tutto l’anno (se li visitate in estate è bene portarsi un giacchetto). Per tale motivo la gente li usava soprattutto per conservare il cibo, produrre birra, fornire acqua potabile e un rifugio sicuro. Un’altra risorsa nel sottosuolo è l’acqua, infatti è possibile vedere diversi pozzi, durante il tour se ne incontrano una ventina. Proprio perché costituivano una risorsa di cibo e di acqua questi sotterranei furono usati come rifugio durante le guerre e gli assedi. Così che la gente trascorreva lì sotto anche mesi.
La permanenza degli abitanti nel sotterraneo ha fatto sì che molti bei reperti sono stati rintracciati proprio lì. In una nicchia c”è il teschio di un cavallo (XIV-XV secolo). Le sue dimensioni erano quelle di un pony un po’ più grande. Sono state trovate anche armi, piuttosto semplici, in legno e poco costose.
Esposti, di epoca più moderna: cannoni, palle di cannone e un elmo. All’epoca c’era una bella differenza tra poveri e ricchi anche per quanto riguarda i pasti. Uno dei cibi più diffusi era il salmone, perché popolavano in abbondanza i fiumi circostanti. Sulle tavole imbandite per gente benestante spiccano stoviglie pregiate anche se preferivano mangiare con le mani piuttosto che usare le posate. Particolarmente elegante, e commovente, è il set di bicchieri medievali esposti, fa parte della più grande collezione di vetri medievali dell’Europa centrale.
Anticamente l’accesso da un’abitazione al sotterraneo non prevedeva che quest’ultimo fosse necessariamente collegato ad un altro e per questo le fonti (che costituivano all’epoca la provvista di acqua) erano private. Così che il cibo o altro non veniva chiuso in quanto le sale sotterranee fungevano da cantine del palazzo soprastante.
Nel sotterraneo sono esposte anche scarpe e oggetti in cuoio, materiale costoso alla portata dei ricchi dell’epoca che potevano permettersi scarpe di cuoio.
Gli artigiani erano iscritti alle corporazioni, gilde, che si occupavano della formazione degli affiliati e si prendevano cura della loro famiglia nel caso di disgrazie. Ogni gilda aveva una specie di scettro con in testa il simbolo dello strumento più usato. Quando un artigiano veniva elevato a maestro veniva posto in uno scrigno tutto ciò che la gilda possedeva: documenti, denaro, gli oggetti di valore e anche qualche pietra, in modo che fosse difficile da portar via. Con il passare del tempo venivano apposti sempre più lucchetti. Così che ogni membro riceveva una sola chiave e quindi c’era sempre bisogno di più persone per aprire lo scrigno.
Nei sotterranei è possibile ancora ammirare le tubature in pietra. Tra i vari reperti anche alcune pesanti sfere per catapulte, le più piccole pesano circa i 30-40 chilogrammi. Potevano essere gettate fino a mezzo chilometro di distanza. Quella più grande, con un peso intorno ai 200 chilogrammi, poteva essere lanciata a 100-150 metri di distanza. Sotto l’edificio dell’acquedotto scorreva un ruscello. L’acqua faceva girare la ruota a pale e fuoriusciva tramite un fosso. La ruota a pale azionava la pompa. L’acqua veniva scaricata dalla pompa al livello più alto della Torre dell’acqua (che cessò la sua funzione alla fine del XIX secolo), dove si trovava il serbatoio, da qui usciva tramite tubazioni di scarico. Ancora oggi è visibile la gigantesca ruota idraulica in movimento (replica della ruota a pale in uso nel 1875, con un diametro di circa 7 metri e un peso di circa sei tonnellate).
Havlova skála
La cosiddetta “Roccia di Havel” si trova vicino al villaggio di Horní Liblín nel parco naturale Horní Berounka. È un promontorio roccioso alto circa 30 m con una bellissima vista sull’insenatura del fiume Berounka. Da qui si possono vedere la città di Liblín, il castello di Libštejn con il vicino mulino e il campo nautico di Kobylka. Regalatevi un po’ di tempo per sedervi, contemplare il paesaggio, ascoltare la musica del vento, osservare lo scorrere del fiume e ammirare gli uccelli che svolazzano sulla valle sottostante. Questo punto panoramico non è molto conosciuto dai turisti e il sentiero non è segnalato, ma grazie a ciò il silenzio e la quiete sono garantiti.
La deviazione per Havlovu skála si trova sulla strada che collega le città di Kralovice e Rokycany. Se venite da Kralovice, dopo aver superato il villaggio di Liblín quasi in cima alla collina, c’è una svolta poco appariscente e non segnalata a destra su una strada forestale. Tuttavia, se arrivi a quella deviazione, trovi prima una stradina dentro il bosco per circa 200 metri e poi si deve camminare per 300 metri.
Mariánská Týnice
Nella Regione settentrionale di Plzeň (Boemia occidentale) c’è l’incantevole Mariánská Týnice, ex luogo di pellegrinaggio appartenente al vicino monastero di Plasy. L’emozione di percorrere il sentiero nel verde, che diventa una distesa di fiori gialli, mentre la facciata barocca avanza come in un film diventando sempre più grande e monumentale, è indescrivibile.
Nel 1230 Roman di Týnec lasciò in eredità, al monastero di Plasy, Týnec (dal nome si può supporre che fosse una fattoria circondata da una valle). Nel Medioevo i cistercensi vi costruirono una chiesa meta di pellegrinaggio. Dopo un periodo di decadenza durante le guerre il monastero di Plasy tornò al suo splendore nella seconda metà del XVII secolo. Toccò il suo apice nel XVIII secolo quando Mariánská Týnice fu completamente trasformato. L’ex edificio medievale fu ampliato con un porticato (documentato in una foto d’epoca) e si arricchì di un complesso di edifici (chiesa dell’Annunciazione e un nuovo edificio a due piani con portici collegati alla chiesa).
La costruzione della chiesa fu affidata a Eugen Tyttel (abate del monastero di Plasy) e il progetto fu affidato all’architetto barocco Jan Blažej Santini Aichl. Iniziata nel 1711 fu completata solo nel 1762, ma già nel 1785 il monastero veniva soppresso. Quando il demanio di Plasy entrò nei possedimenti della famiglia Metternich (dal 1826), l’intero edificio andò gradualmente in rovina.
La struttura, in parte utilizzata per attività agricole, divenne fatiscente e la sua crisi divenne irreversibile quando nel 1919-20 crollò la cupola della chiesa. Con la nascita dell’Associazione per la conservazione di Mariánská Týnice iniziò una graduale ricostruzione dell’intero complesso che nel 1952 divenne sede di un museo. Fino alla seconda metà del XX secolo l’area di Mariánská Týnice divenne fatiscente, come altri edifici religiosi, perché il governo comunista in Cecoslovacchia non sosteneva i monumenti religiosi.
Dopo il 1990 i lavori di ricostruzione e restauro progredirono grazie al supporto dell’amministrazione statale, del Ministero della cultura e dell’amministrazione locale. La facciata dell’edificio fu completamente ristrutturata, così come le torri (orologio e campanile) furono completate e il cortile fu sistemato. Dalla seconda metà degli anni Novanta furono eseguiti lavori di ricostruzione della chiesa che terminarono con il rimontaggio della cupola nel 2000. Oggi la struttura è la sede del Museo, dedicato alla storia della Boemia occidentale, e della Galleria della Regione di Plzen Nord. Nella sezione etnografica è possibile visitare una vecchia scuola, conoscere le usanze popolari ceche e l’apicoltura, oltre un’esposizione di stufe in ghisa realizzate nel XIX secolo dalla Metallurgia Metternich di Plasy.
Il complesso dal 2018 è nell’elenco dei monumenti culturali nazionali ed è di proprietà della Regione di Plzeň. Il sito è senza dubbio uno degli edifici barocchi più importanti e imponenti della Boemia occidentale. Il paesaggio circostante, modellato in passato dal Monastero di Plask, è stata dichiarata nel 2024 patrimonio europeo.
Il Museo e Galleria della regione settentrionale di Pilsen a Mariánská Týnice comprende reperti archeologici, una collezione di opere d’arte gotiche e barocche, cimeli delle corporazioni, una mostra sullo stile di vita rurale e urbano del XIX secolo e una cucina semi-urbana del XX secolo. Pregevoli le sculture antiche in legno.
Il castello di Manětín
Il castello barocco di Manětín, ex residenza della famiglia Lažanský, è il cuore della pittoresca cittadina di Manětín (sotto il monte Chlumská, a nord di Pilsen, nella Boemia occidentale). Proprio per il suo castello la cittadina è spesso chiamata la “perla barocca della Boemia occidentale”. Štěpán Borovec e il suo allievo Joseph Herscher (artisti della metà del XVIII secolo) hanno disseminato il sito di statue barocche di santi.
Nel XII secolo, i Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni scelsero questo luogo, la valle del fiume Střela, come sede per costruire il loro quartier generale. Alla fine del XVI secolo fu costruito il castello insieme a una birreria. Esther Mitrovská di Mitrovice morì vedova senza figli nel 1638 e suo fratello, il conte Ferdinand Rudolf Lažanský, divenne l’erede della tenuta di Manětín, i cui discendenti continuarono a possedere la tenuta per più di 300 anni fino alla fine della seconda guerra mondiale.
L’aspetto attuale del castello è il risultato di una ricostruzione barocca, avvenuta dopo il grande incendio del 1712, quando l’intero centro cittadino e il palazzo furono distrutti. Il conte Václav Josef Lažanský e la sua giovane moglie, Marie Gabriela Lažanská-Czernínová ,vissero qui durante questo periodo. Subito dopo l’incendio, la coppia iniziò i lavori di restauro della città, ma il conte morì tre anni dopo il disastro e così l’onere della responsabilità fu lasciato all’allora ventenne Marie Gabriela, durante il cui regno Manětín visse il suo periodo di massimo fulgore.
Furono chiamati a eseguire i lavori artisti eccelsi, come Petr Brandl che portò a termine la decorazione pittorica della Chiesa di San Giovanni Battista sulla piazza, alla quale il castello è collegato da un corridoio lungo 30 metri.
Dopo l’incendio anche la piazza Manětín antistante il castello fu completamente ricostruita. Sul terreno in pendenza furono realizzate delle ampie terrazze, i cosiddetti škarpy (fossati). Questi furono abbelliti con sculture in pietra: santi, vasi, fontane e allegorie delle virtù.
Dopo la seconda guerra mondiale, Manětín fu confiscato dallo Stato e vi furono istituiti appartamenti e uffici dell’Amministrazione forestale dello Stato. In seguito, vi fu istituito un piccolo museo di storia locale (grazie all’Unione degli amici di Manětín) e, alla fine degli anni Novanta, fu creato un piccolo circuito turistico per i visitatori.
La visita inizia salendo uno spettacolare scalone d’onore. In alto sul soffitto dipinto campeggia il progetto del castello.
Esposto in una sala un grande albero genealogico e particolarmente interessante è un cassone antico che è il più antico mobile del peso di circa 150 chilogrammi quando è vuoto. Non manca il ritratto dell’ultima proprietaria (deceduta a 99 anni). Nel 2013 è attestata la sua ultima presenza nel castello.
Oltre ai ritratti della servitù (i personaggi più cari a Maria Gabriela) è esposto un servizio raro che ha quasi 100 anni. È un set di stoviglie completo di 72 pezzi e non è mai stato rotto in alcun modo ed usato. Spettacolare è il salone di rappresentanza con un soffitto dipinto (1730) originale. Negli angoli ci sono le quattro stagioni dell’anno e le fasi della vita. Nella sala della biblioteca sono raccolti libri quasi tutti in tedesco o latino. Il parco del castello merita una sosta e una passeggiata per respirare un’atmosfera d’antan.
Monastero di Plasy
Non solo Venezia è costruita sull’acqua… Il Monastero cistercense di Plasy, nella valle del fiume Střela (a 25 chilometri a nord di Pilsen), fu fondato nel 1144 e fu magnificamente ricostruito negli anni 1711-1738, in stile barocco dagli architetti Mathey e Jan Blažej Santini Aichel. Il convento è stato costruito sull’acqua su 5100 pali di quercia, che rinforzano il terreno paludoso lì. Il livello delle falde acquifere è mantenuto da un sofisticato sistema idrico. All’interno della struttura vi è una sorta di piscina barocca che non deve mai prosciugarsi, altrimenti l’edificio rischierebbe di crollare. Il legno di quercia insieme all’acqua tiene meglio delle fondamenta in calcestruzzo. Secondo Santini: “Senza acqua un edificio crolla”.
Durante la visita guidata è possibile ammirare l’architettura movimentata di Santini, come le scale a chiocciola autoportanti, la cappella di meditazione di San Bernardo, la Sala Capitolare, la biblioteca, lo studio dell’abate e l’ex sala di lettura. Il monastero fu costruito, secondo i dettami cistercensi, in una valle alluvionale fluviale e con un sottosuolo paludoso molto instabile. Pertanto l”edificio fu edificato su 5.100 pali di quercia con una grata di quercia soprastante su cui sono stati costruiti i muri portanti. Il convento ha anche un sistema di ventilazione che aiuta a ridurre l’umidità e a riscaldare l’edificio. I conventi cistercensi hanno una pianta quadrata, con un giardino al centro, circondato su tutti e quattro i lati dai corridoi del chiostro. Gli affreschi sul soffitto del chiostro avevano una funzione didattica per i monaci e i rari visitatori di riguardo.
Il monastero si sostentava tramite una rete di fattorie in cui i cistercensi lavoravano. Anche l’attività edilizia nei locali del monastero fu incrementata, poiché le strutture temporanee in legno furono gradualmente sostituite da quelle in pietra. Purtroppo nel 1421 il monastero fu incendiato, la comunità fu dispersa e la ricchezza economica smembrata. Tra il 1661 e il 1666, la chiesa originale fu ricostruita sotto l’abate Tengler nello stile del primo barocco. L’abate Evžen Tyttl, assunse l’architetto di origine italiana Jan Blažej Santini Aichel all’inizio del XVIII secolo, con il quale portò avanti la costruzione del nuovo convento (1711-1740). L’architettura monumentale del convento fu completata dal complesso sistema idrico sotterraneo.
Gli affreschi e dipinti furono realizzati da Jakub Antonín Pink, František Antonín Müller e Josef Kramolín. Dopo la morte di Santini, l’edificio del convento fu terminato da Kilián Ignác Dientzenhoffer. Gli abati, secondo le consuetudini economiche dell’ordine, restaurarono le fattorie allo scopo di realizzare un’economia indipendente e sostenibile.
Nel 1785 il monastero fu abolito in conseguenza delle riforme dell’imperatore Giuseppe II. Nel 1826, il cancelliere dell’Impero austriaco Klement Václav Lothar Metternich decise di acquistare l’ex monastero, soprattutto per il terreno circostante di 10.000 ettari. In ultimo scelse Plasy come luogo di riposo ed è ancora sepolto lì nella tomba di famiglia. Al tempo del Cancelliere Plasy tornò a essere un centro amministrativo, culturale e industriale. Fu costruita una fonderia di ghisa, fu riattivata la produzione di birra e divennero comuni le attività musicali e teatrali. Quando erano a Plasy, il Cancelliere e la sua famiglia alloggiavano nell’edificio della prelatura. Questo, da allora, fu soprannominato il “castello”.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel monastero s’insediò l’Armata Rossa. I Metternich non vi tornarono mai più perché la loro proprietà fu nazionalizzata in base al decreto del Presidente della Repubblica. Gli edifici e i terreni furono assegnati a una serie di istituzioni e la residenza fu depredata degli arredi. La biblioteca fu spostata dal convento alla prelatura (castello). A partire dagli anni Settanta sono iniziati i rilievi edilizi per i singoli edifici, insieme alla ricostruzione dell’ala ospedaliera e di altre aree del convento. Nel 1993 è iniziato il restauro del sistema idrico sotto il convento, che oggi è in gran parte completato e funziona abbastanza bene. Nel 1995, il governo della Repubblica Ceca ha dichiarato il sito Monumento Culturale Nazionale. Oggi, la maggior parte degli edifici rappresentativi del monastero sono gestiti dal National Heritage Institute.
La chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria è l’edificio più antico del complesso monastico. La sua forma attuale risale al 1661-1666. La basilica, originariamente romanica, non ha subito grandi interventi, pertanto la chiesa è l’unica struttura sacra cistercense pre-gotica conservata in Boemia. Il suo interno risale al XVII e XVIII secolo. L’altare maggiore è ispirato alla tradizione dell’ordine cistercense. In basso a destra c’è Benedetto da Norcia che scrisse le sue esperienze nella Regola di San Benedetto gettando le basi della tradizione cistercense (V- VI secolo). La Regola affermava che il lavoro fisico è importante quanto la preghiera (ora et labora).
Dettami ampliati da Bernardo di Chiaravalle raffigurato in basso a sinistra sull’altare maggiore. Bernardo contribuì al culto della Vergine Maria. Proprio l’Assunzione della Vergine Maria è rappresentata al centro dell’altare maggiore.
I monaci erano soliti sedersi in cerchio nella Sala del Capitolo. L’ex comunità è raffigurata nell’affresco sul soffitto, accanto alla patrona dell’ordine cistercense, la Madonna. Sul lato destro della porta è raffigurata l’assemblea di Citeaux (la casa originaria dell’Ordine dei Cistercensi). Una colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo, è dipinta nel punto più alto della copula (27,5 m di altezza). La sala capitolare era l’ambiente più importante del convento. Qui si svolgevano rituali come: l’elezione dell’abate, le visite o l’ammissione di nuovi monaci all’ordine e l’assemblea mattutina.
Ogni mattina durante l’assemblea si leggeva un capitolo della Regola di San Benedetto. Così i monaci rammentavano le istruzioni per la vita quotidiana: quando e come mangiare, leggere, come trattarsi a vicenda o come comportarsi verso il mondo esterno.
Una zona separata nel monastero era adibita alle cure dei monaci malati a cui si accedeva da una scala a chiocciola di forma ellittica e autoportante. Tale elemento architettonico era tipico negli edifici di Santini. In alto al centro della scala c’è un affresco che raffigura la battaglia tra il bene e il male nella sfera celeste. L’arcangelo Michele combatte demoni e mostri, forse i dolori dell’anima e del corpo dei monaci malati. Nell’ex stanza dell’ospedale sul lato sinistro della cappella, c’è una farmacia in stile Art Nouveau. E nell’altro, c’è una farmacia della prima metà del XX secolo.
Le cantine di lager sono gestite dal National Technical Museum e sono utilizzate dal Center for Building Heritage. Al piano terra è stato fondato il birrificio privato “Knížecí pivovar Plasy” dove è piacevole fare una sosta, mangiare qualcosa e gustare diversi tipi di birra prodotta in loco.
Rabštejn nad Střelou
La più piccola città della Repubblica Ceca, ma anche d’Europa, Rabštejn nad Střelou, si trova in mezzo ai boschi, al confine tra le regioni di Pilsen, Karlovy Vary, Boemia centrale e Ústí. Qui potrai trovare un castello in rovina, un castello barocco, una collezione di abitazioni popolari e un antico ponte di pietra.
Rabštejn (30 chilometri a nord di Pilsen) si trova a 7,5 km da Manětín, sopra la riva destra del fiume Střela, su un promontorio delimitato da ripidi pendii nel mezzo del parco naturale Horní Střela .Il castello barocco (oggi proprietà privata) domina la cittadina e ospita cerimonie. Nel salone d’onore sul soffitto c’è un affresco originale del XVII secolo. Un ingresso conduce alla parte più antica del castello con finestre ogivali gotiche. Stupefacenti sono i muri e le colonne realizzati in pietra.
Il castello di Rabštejn è citato per la prima volta nel 1269, quando il ciambellano reale, Oldřich Pluh di Rabštejn (favorito del re Giovanni di Lussemburgo), si occupò dell’ampliamento del castello abbandonato, trasformandolo in una residenza nobiliare. Inoltre fondò una città fortificata alla periferia del castello. Al castello sono collegate le fortificazioni cittadine della prima metà del XIII secolo. Lorenc Šlik costruì nella parte orientale del castello dopo il 1524, un castello rinascimentale, poi abbandonato, che fu sostituito da un nuovo edificio barocco (1705). Negli anni Settanta divenne un un centro di formazione.
I figli di Oldřich insorsero contro l’imperatore Carlo IV, che convocato l’esercito ottenne subito la resa dei fratelli. Rabštejn divenne così una proprietà reale.
La famiglia Lažan trasformò la propria residenza principale Manětín arricchendola di numerose opere scultoree monumentali di stile barocco ceco e abbellirono l’aspetto di Rabštejn nello stesso stile. Sul lato sud del parco del castello fu costruita negli anni 1766 – 1767 anche la chiesa della Madonna dei Sette Dolori su progetto dell’architetto Anselmo Lurago.
A causa della prevalenza della popolazione tedesca, nel 1938, la locale minoranza ceca dovette andarsene. Insieme a lei lasciarono la città le ultime due famiglie ebree, ponendo fine alla storia di quasi tre secoli della comunità ebraica di Rabštejn, di cui rimane il il cimitero. Dal 1748 la famiglia Lažan fu l’ultima nobile famiglia proprietaria del castello L’ultima proprietaria fino al 1945 fu Terezie Seilern-Aspang, nata Lažanská.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il castello è stato utilizzato dall’esercito sovietico per tre anni. Quindi è stato acquistato dall’agenzia di stampa nazionale perché avevano bisogno di un sito per gli studenti dell’Angola, del Vietnam e di Cuba. Hanno ricostruito questo edificio che è stato utilizzato fino al 1993 dall’agenzia di stampa ceca come sito di formazione per studenti internazionali.
In seguito è stato acquistato da un privato, un amministratore delegato di una società. Proprio per il cambio di proprietari, e per i suoi più disparati usi, degli arredi del castello non rimane nulla, anche i camini sono stati chiusi e non sono più funzionanti.
La fine della Seconda Guerra Mondiale comportò lo sfollamento della popolazione tedesca. Spopolandosi Rabštejn perse la sua indipendenza e il 1° luglio 1980 divenne parte della città di Manětín. In poco tempo scomparvero quasi tutti i servizi (come l’ufficio postale e il negozio).
Dal 2000 la cittadina diventò un’attrattiva turistica, così oggi ci sono due ristoranti stagionali, qualche struttura ricettiva e il castello è aperto ai visitatori durante la stagione estiva .
Caratteristiche sono le case popolari con architettura in legno e graticcio e sul fiume sta un antico ponte di pietra. Attualmente nel villaggio vivono solo 21 residenti permanenti.
LA BIRRA
Birrificio Pilsen
Il Birrificio Pilsen è una città nella città. La sua fondazione risale al 1295. Nella prima metà del XIX secolo esistevano molti produttori di birra. La qualità era a volte discutibile, perché dipendeva dalla capacità e dalle conoscenze di ogni birraio. Anche le norme igieniche non erano sempre rispettate. Fu così che circa 250 produttori di birra decisero di riunirsi e di costruire un nuovo birrificio, con una propria sala di mescita. Passarono dalla birra a fermentazione alta a quella a fermentazione bassa. Ciò comportava tempi più lunghi e temperature più basse per la fermentazione e la lagerizzazione.
Nel 1842 fu terminata la prima costruzione del birrificio. Quando la gente assaggiò la birra lager per la prima volta subito ne rimase conquistata: colore dorato e scintillante e un soffice cappello bianco di schiuma. Questo tipo di birra, pillsner, che si differenzia dalle altre lager anche per il luppolo, costituisce il 70% di tutta la produzione del birrificio.
In una vetrina è possibile ammirare i bicchieri creati per personaggi importanti come per esempio l’imperatore, il Kaiser Francesco Giuseppe. Si racconta che bevesse birra anche a colazione. Varcare il cancello storico del birrificio dà la sensazione di varcare un confine, di entrare nella storia di questa città. Il cancello è stato costruito per il 50° anniversario della fondazione del birrificio e per questo viene chiamato anche Porta del Giubileo.
La torre dell’acqua faceva parte di un progetto che, secondo il suo autore, comprendeva cinque edifici, insieme a due impianti di depurazione, la stazione di rinvio e la centrale elettrica. Il complesso di questi edifici avrebbe condotto il birrificio all’indipendenza e all’autosufficienza per quanto riguarda la fornitura di acqua e di energia elettrica. Nei due serbatoi all’interno della torre veniva pompata l’acqua dal fiume vicino per uso tecnologico.
L’edificio giallo, il birrificio storico, fa parte, dal 2008, del patrimonio culturale ceco. Mentre l’edificio vetrato accanto è il birrificio moderno. In questo interessante sito industriale, di circa 55 ettari, lavorano ben 1.000 persone. Per spostarci durante la visita abbiamo usato anche un autobus storico. L’azienda effettua le consegne ancora con i treni. La filtrazione procede attraverso un ponte di tubazioni che arriva al centro di imbottigliamento (con una capacità di 60.000 bottiglie di vetro l’ora). Il centro è stato costruito nel 2006 ed è stato il più grande investimento (di circa 1 miliardo di corone). L’azienda è in realtà costituita da un gruppo di quattro grandi birrifici che producono oltre 12 milioni di litri di birra in un anno.
L’esportazione è in oltre 50 Paesi ed organizzano concorsi per trovare i migliori baristi. Qui utilizzano circa tre litri d’acqua per produrre un litro di birra e per il 92% si tratta di acqua di prima qualità che proviene da pozzi, che distano circa 1,5 chilometri dal birrificio. L’acqua è dolce e contiene una bassa quantità di minerali, il che la rende perfetta per la produzione di birra.
Nelle cantine (con uno sviluppo di nove chilometri) si vedono anche le ghiacciaie, enormi caverne dove il ghiaccio chiuso durava anche un anno. In passato la birreria inviava sia birra che ghiaccio. La visita alle cantine include un’esperienza gustativa ed emotiva speciale: bere un bicchiere di birra spillata direttamente dalla botte! Una birra che non viene venduta ed è solo a beneficio dei visitatori.
Birrificio Chříč
Nel 2015, a nord di PilsenI, il birrificio Chříč ha ripreso la sua attività nei locali originali continuando la tradizione iniziata dal 1567. La differenza di un birrificio artigianale è subito evidente nella produzione e nell’imbottigliamento che è ancora manuale. Vengono utilizzati grandi recipienti di rame con riscaldamento diretto a legna, secondo il metodo tradizionale. Qui viene prodotta birra chiara di prima classe, fiore all’occhiello del birrificio. Ma vengono prodotte anche birre ad alta fermentazione.
La birra viene fatta maturare in tini aperti e non viene alterata mediante filtrazione o pastorizzazione. Il birrificio è fornitore anche di birra sfusa per alcune aziende di Praga, Pilsen e della zona circostante.
Il secondo aspetto pregevole di questa azienda, che te la fa amare prima ancora di assaggiare la birra, è l’impiego di più di trenta persone con difficoltà mentali e fisiche o comunque svantaggiate. La mission sociale di questa azienda è esemplare, ha avviato la fondazione della scuola rurale rurale ZŠ Pivoňka, la sostiene finanziariamente e prepara i pranzi per alunni e insegnanti.
Non ultimo il suo progetto è quello di aumentare l’autosufficienza energetica nel birrificio anche grazie al finanziamento dell’Unione Europea. Il progetto prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico per il consumo. Con l’aiuto dell’utilizzo di fonti rinnovabili verrà ottimizzata la fornitura di energia elettrica per la produzione della birra.
Nel 2009 un gruppo di appassionati ha scoperto l’edificio barocco di campagna con malteria, le cui condizioni erano tali da essere demolito. Attraverso la fondazione dell’associazione Propolis, migliaia di giornate di lavoro volontario e decine di piccoli sponsor è stato creato uno straordinario luogo di incontro, lavoro e divertimento. L’obiettivo è quello di diventare un centro culturale, sociale ed educativo locale. Qui vengono organizzati corsi di arte, danza e artigianato, un festival estivo e campi per bambini. Il birrificio è diventato un catalizzatore per il rinnovamento delle feste tradizionali come il carnevale o il pellegrinaggio. Non ultimo è stato allestito un museo della vita quotidiana che presenta in modo ludico la vita del villaggio nel passato.
L’obiettivo di impiegare diverse persone con disabilità mentali ha reso l’azienda un “birrificio protetto”. Una parte dei costi per la ricostruzione e le attrezzature è stata fornita dall’Unione Europea, il resto è stato coperto da un prestito della Česká spořitelna dal programma per le imprese sociali. Il birrificio Chříčský è nato come birrificio padronale e la prima citazione documentale risale al 1567, quando il possedimento di Chříč, che comprendeva diversi villaggi fu diviso tra i fratelli Oldřich e Šebestian della famiglia Lažanský.
La tenuta cambiò spesso proprietario e nel 1764 fu acquistata dall’Istituto dei Nobili di St. Anděl di Praga, che la tenne fino al 1906. Tra il 1925 ed il 1929 venne installata una nuova caldaia a due vasi con una capacità di riscaldamento diretto di 36 ettolitri. Nel periodo tra le due guerre mondiali il birrificio produceva circa 1.000 ettolitri e riforniva i pub nelle vicinanze. La produzione fu interrotta durante la Seconda Guerra Mondiale.
La maggior parte dell’attrezzatura originale fu venduta come rottame e l’edificio cadde in rovina. Nel 2009 l’associazione civica Propolis ha iniziato a prendersi cura dell’edificio fatiscente del birrificio. Il suo cuore è una sala cottura a due vasche con un recipiente di ammostamento da 10 ettolitri, tutto in rame, realizzato con la tradizionale tecnica del passante con riscaldamento diretto a legna. La birra fermenta in tini aperti e matura in vasche lager di acciaio inox. La birra, non filtrata e non pastorizzata, viene imbottigliata in fusti, bottiglie e lattine. Il birrificio serve Praga e Pilsen. Si produce birra chiara artigianale di tipo Pilsner, oltre a vari tipi. La base è la classica birra chiara ceca a bassa fermentazione Pazdrát 11°. Per la sua produzione utilizzano solo materie prime ceche: luppolo accuratamente selezionato direttamente dai coltivatori di Žatec e acquistano il malto dalla migliore malteria ceca, Sig. Klusáček a Kounice.
Nel 2023 il birrificio ha partecipato anche ai più grandi concorsi di birra cechi ottenendo diversi premi Tutti i dipendenti partecipano alla gestione e alla direzione dell’azienda, a modo loro, e per questo ricevono pieno rispetto e sostegno. Quattro assistenti facilitano il lavoro nel birrificio ai colleghi svantaggiati, ed è presente un’assistente psicosociale. Negli atti costitutivi dell’azienda c’è l’impegno che oltre il 51% degli utili aziendali sia destinato allo sviluppo di un’impresa sociale o in altro modo a beneficio dell’ambiente.
Per quanto riguarda l’energia verde, il birrificio ha costruito una cucina tecnologia che utilizza biomassa (legna da ardere) per il riscaldamento sotto le caldaie del birrificio. In parte la legna per il riscaldamento è ricavata dal loro bosco. Il preriscaldamento dell’acqua calda (a 58°C) è realizzato da collettori solari. Il mosto di birra, come materiale di scarto della produzione viene distribuito a diversi clienti locali: allevatori, pescatori, cacciatori. Il birrificio dispone di un proprio depuratore d’acqua, di un proprio pozzo e di un bosco.
L’azienda, tra i tanti pregi, ha anche quello di aver creato per le birre etichette dalla grafica accattivante e unica.
Museo della Birra
Il Museo della Birra di Plzeň è uno dei più ampi e completi sull’argomento. Qui è possibile conoscere la storia dei pub della città di Plzeň, vedere una “malteria”, il forno per il malto, un laboratorio e le curiosità sulla birra.
L’orzo o grano veniva messo a macerare in un recipiente, poi germogliava sul pavimento e veniva trasformato in malto. Il processo di produzione del malto durava circa 8 giorni. Il malto veniva quindi essiccato con aria calda a una temperatura fino a 80°C su un forno a griglia e poi conservato. Il malto essiccato veniva trasportato in un birrificio fuori città dove veniva prodotta la birra. Il mosto veniva poi riportato nella casa di produzione della birra per la fermentazione e maturazione. Il mosto veniva versato in tini aperti situati nella sala di fermentazione. Il ghiaccio utilizzato per il raffreddamento veniva conservato nella cantina per la birra lager.
All’inizio ogni cittadino poteva produrre birra. Ben presto, però, questo diritto decadde e solo i grandi proprietari avevano il diritto di produrre birra.
I piccoli birrifici vennero spostati al di fuori delle mura cittadine per evitare incendi e l’odore sgradevole che accompagnava il processo di produzione. La città di Pilsen istituì il primo birrificio municipale prima dell’anno 1501, che divenne una gradita fonte di reddito. All’epoca la produzione era ancora un’attività artigianale. Spesso un’eccessiva diluizione della birra ne inficiava la qualità. Per questo motivo, e a causa delle guerre, la produzione di birra entrò in crisi già nel 15° secolo. All’inizio del XIX secolo la crisi raggiunse il suo apice.
La birra veniva prodotta da persone incompetenti e la qualità delle materie prime e dei prodotti ottenuti peggiorò a tal punto che nel 1838 i consiglieri comunali versarono pubblicamente 36 barili di birra sulla piazza principale di Pilsen. Poco dopo i borghesi con i diritti di produzione decisero di costruire il Birrificio Civico, la cui nascita segnò una nuova era nella produzione di birra a Pilsen.
Nella produzione di birra medievale troviamo le prime corporazioni (gilde) già a metà del XIV secolo. La prima corporazione del malto fu fondata a Brno nel 1353. C’erano le corporazioni dei birrai, bottai e barilai. Ogni corporazione aveva il proprio santo patrono, simbolo, emblema e stendardo.
Il più famoso patrono dei birrai era Gambrinus, a cui si attribuiva l’invenzione della birra. Ancora oggi è possibile trovare rappresentazioni di questo sovrano del Brabante (Jan Primus, 1251 – 1294); anche presidente onorario della corporazione del malto di Bruxelles. Tra i maltatori cechi San Venceslao era riconosciuto come santo patrono (a partire dal regno di Carlo IV).
Il primo riferimento scritto alla birra risale all’anno 933, quando il vescovo Vojtech, appena consacrato, si oppose alla grande produzione di birra e vino del monastero di Brevnov. I principali produttori di birra erano i monasteri e le città; in seguito anche gli aristocratici furono coinvolti. La produzione era di birra scura d’orzo e leggera di frumento. Oltre al luppolo, venivano utilizzate anche diverse erbe. Al birrificio più antico delle terre ceche, Cerhenice, risale il primo riferimento scritto a un birrificio (1118). La produzione di birra a Pilsen risale all’epoca della fondazione della città nel 1295. I birrai autorizzati erano circa 290.
Il 7 maggio 1896 il nuovo birrificio produsse la sua prima birra e il Pilsen Associated Brewery lanciò la sua produzione di birra il 1° settembre 1896.
Il prodotto del birrificio associato di Pilsen conseguì parecchi riconoscimenti tra cui un encomio speciale dall’ufficio del governatore, ovvero il diritto di usare l’aquila imperiale nel suo scudo e sigillo.
Il 5 ottobre 1842 il birraio Josef Groll produsse la prima nuova birra: la lager che fece presto conquistare alla birra di Pilsen una reputazione, non solo in Boemia ma anche all’estero, grazie alla sua qualità e unicità, .
Il marchio Pilsner Bier divenne sinonimo di birra dorata di alta qualità. Nel 1899 fu registrata con un nuovo marchio, Plzeňsky Prazdroj, o Pilsner Urquell, che si diffuse nel mondo. Lo sviluppo del birrificio comportò anche la sua modernizzazione: il collegamento a una rete ferroviaria, l’elettrificazione delle operazioni, l’introduzione di motori a vapore, la costruzione di torri idriche etc.
Con il tempo i coperchi per i boccali si trasformarono in sottobicchieri per evitare versamenti che sporcassero il tavolo. Un altro beneficio fu che si cominciò a usarli per prendere nota del numero di pinte bevute. Gradualmente il feltro fu sostituito dalla porcellana.
I contenitori realizzati con materiali naturali (ad esempio, contenitori di zucca) con il tempo furono sostituiti da tazze di ceramica, terracotta e anche di vetro. Come si può vedere nelle vetrine del museo oltre all’uso pratico dei recipienti subentrò anche il senso estetico.
Il portale in arenaria, Brewing Rights Gate (tardo gotico del XVI secolo) si trovava nella vicina via Mala, faceva parte dell’ingresso della casa n. 39. La casa era già bruciata a metà del XIX secolo ma il portale, con la sua porta di legno, è diventato una famosa curiosità di Pilsen: la “porta del diritto di birra”. Era un simbolo del privilegio medievale di alcuni borghesi di poter produrre e servire birra nelle loro case. Quando la casa in via Mala fu demolita negli anni Cinquanta, il fondatore del Museo della birra, Jan Hejtmanek, spostò lì il portale. Per il 60° anniversario della sua apertura nel 2019, il portale in pietra è stato dotato di una porta in legno realizzata dai produttori di botti del birrificio utilizzando assi trovate nella soffitta del museo.
DOVE MANGIARE
Il piacere gastronomico nella regione di Pilsen non è secondario: materie prime eccellenti e sapori gustosi innaffiati da ottime birre.
La famosa taverna Na Parkánu è situata in una casa storica adiacente alle antiche mura della città. La taverna è collegata al Museo del birrificio. Visitare la taverna vuol dire apprendere qualcosa in più sulla fabbricazione e la storia del marchio, in particolare della lager Pilsner Urquell. La più nota specialità del locale è lo stinco di maiale alla birra di Plzeň con senape, rafano e crauti. .
Al pub Na Parkánu è possibile gustare pasti tradizionali abbinati alla birra, tra cui gulasch e filetto arrosto in salsa di panna. Il nome deriva dalla sua posizione, vicino alle mura della città: parkány. La tap-room è direttamente collegata al Museo della Birra, per cui la birra spillata qui fa pare della mostra. Il tutto contribuisce a creare un’atmosfera piacevole per gli appassionati di birra..
In estate è disponibile anche una terrazza all’aperto. L’edificio al numero 59 ha una storia molto interessante, negli anni è stato utilizzato per diversi scopi, anche come prigione. Nel 1824 vi si stabilì la malteria comunale. Verso la fine del XIX secolo fu utilizzato anche come officina di fabbro, deposito per i vigili del fuoco e successivamente fece parte anche dell’ospedale.
Nel 1966 qui fu aperto il famoso pub Na Parkánu, ma fu chiuso per lavori di ricostruzione nel 1998. Il 17 maggio 2004 è stata inaugurata la tap-room.
Il ristorante Bílý Beránek si trova nel centro di Kralovice. L’ambiente è accogliente, c’è anche una sala con camino, e la cucina è tradizionale. La capacità totale del ristorante è di 100 posti.
È anche possibile alloggiare nell’hotel. I piatti di buona carne sono sempre contornati da patate cucinate in vari modi e verdure.
Ristorante U Salzmannů è il pub più antico di Pilsen, ha aperto i battenti nel 1637. Buona sia la birra di Pilsen che le specialità tradizionali ceche. Inoltre qui è possibile anche pernottare.
Situato nel centro della città dispone di eleganti sale e tavoli all’esterno. Assortimento di birre all’altezza del più famoso pub locale e piatti golosi. Qui ho assaggiato un tenero Filetto di manzo in salsa con gnocchi di pane, mirtilli rossi e panna acida.
Si consiglia la prenotazione.
Il ristorane Plzeňka Pilsen è poco distante da Piazza della Repubblica. Qui è possibile gustare le tradizionali specialità ceche, come stinco di maiale, costolette affumicate e cotolette di ogni tipo. E, naturalmente, non manca la birra spillata con precisione.
Le sale sono accoglienti con un tocco d’antan e gusto moderno. Il personale gentile e cordiale. Qui ho gustato il migliore dessert del viaggio: strati di morbido cioccolato, crema alla nocciola e gusto al caramello.
Un ristorante accogliente dove intrattenersi in compagnia piacevolmente dando soddisfazione anche alle papille gustative.
Knížecí pivovar Plasy è un microbirrificio situato in una parte dei locali dell’ex birrificio nel parco del monastero di Plasy. Riaperto nel 2015 continua la tradizione centenaria della produzione di birra e malto nella regione settentrionale di Plzeň.
La prima attestazione documentale del birrificio locale risale al 1550 ma non si conosce la data esatta di fondazione del birrificio. Si presume che qui i monaci producessero birra già nel 1144, poco dopo la fondazione del monastero cistercense.
Già nel 1599 l’abate, all’epoca, Adam Wild lamentava che: “la mia gente non accetta birra”. Il 9 novembre 1785 il monastero fu soppresso e con esso il birrificio passò sotto l’amministrazione del Fondo religioso.
Nel 1826 Plask Klemens Wenzel Nepomuk Lothar, Principe di Metternich-Winneburg, acquistò il birrificio e l’intera tenuta per 1.100.050 fiorini.
Ben presto la capacità del birrificio si rivelò non più sufficiente a soddisfare la domanda così nella parte posteriore del palazzo si costruì un nuovo e moderno birrificio. Nel 1890 furono allestite delle cantine più grandi sotto il convento e la chiesa. Ma nel 1894 scoppiò un incendio che occorse una settimana per essere domato. Ci volle un anno per riparare i danni.
Nel 1966 si tenne l’ultima mostra della birra e l’anno successivo cessò l’attività anche la malteria. Il birrificio venne chiuso nel 1967. Per un breve periodo qui è stata imbottigliata anche la birra Gambrinus, importata da Pilsen tramite autocisterne.
La produzione di birra a Plasy riprese nel 2008, quando l’edificio dell’ex birrificio passò sotto il Museo Nazionale della Tecnica e venne creato un progetto di restauro storico degli edifici. Ciò ha permesso di utilizzare una parte dei locali dell’ex birrificio per produrre nuovamente birra. Nel 2012 è stata fondata la società Knížecí pivovar Plasy s.r.o. con lo scopo di avviare la produzione, nei locali storici ricostruiti, dell’originale spilka e della cantina lager. Nel luglio 2015 è stato prodotto il primo lotto e il 15 agosto 2015 il birrificio è stato aperto al pubblico(con bar e ristorante). Qui ho gustato un’ottima Indian Pale Ale, non filtrata e non pastorizzata, dal piacevole retrogusto amarognolo.
Anche al Ristorante U Švejka spillano birra Pilsner. La birra viene servita da uno dei migliori baristi del Paese, finalista del Pilsner Urquell Master Bartender.
La carne del menù proviene quasi esclusivamente dalla fattoria dell’azienda: manzo Aberdeen Angus, invecchiato, stagionato, dal gusto eccellente! Gustato insieme ai finferli era una vera delizia.
Gli interni originali svizzeri ospitano fino a 300 persone ma piacevoli, in estate, anche i tavoli all’aperto. È la più grande birreria all’aperto nel centro di Pilsen.
L’atmosfera è quella tipica della birreria dove le persone si siedono allo stesso tavolo davanti a una birra chiara di Pilsen per discutere dei più disparati argomenti.
EVENTO del mese di agosto
Festival Na Ulici
L’atmosfera allega e multigenerazionale di questo festival è davvero speciale. Un festival di strada che in genere si svolge nella seconda metà del mese di agosto nelle ore pomeridiane e serali. Gli orari dei singoli eventi in programma sono pubblicati sul sito: www.festivalnaulici.cz.
Duecento band per tutti i generi musicali, soprattutto della scena musicale di Pilsen, per tutti i gusti. Non manca anche un programma dedicato ai bambini. Gli spettacoli sulle piazze sono gratuiti e l’allegria è contagiosa.
DOVE DORMIRE
Vienna House Easy by Wyndham Pilsen è un hotel nel centro della città, di fronte la famosa birreria Pilsner Urquell, che si può vedere dalle sue finestre. Si trova vicino alla stazione centrale di Pilsen. Situato a pochi passi dal centro storico, l’hotel è un buon riferimento per esplorare la città. Ha camere spaziose e anche una palestra.
L’estetica minimalista moderna si sposa con una praticità giocosa. Le 144 camere e suite non fumatori sono dotate di WiFi ad alta velocità gratuito, TV HD satellitari a schermo piatto e letti comodi. È possibile rigenerarsi nel Fitness & Wellness Club, con attrezzature da palestra, sauna e bagno turco.
Tra le comodità: il parcheggio interno ed esterno a pagamento, camere pet-friendly e personale alla reception 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Pilsen vi attende!
#invitedby Visit Cechia e Visit Plzen
Informazioni
Cosa visitare
Mariánská Týnice
Mariánská Týnice 1, 331 41 Kralovice
info@marianskatynice.cz
+420 373 397 993
Castello di Manětín
331 62 Manětín+420 373 392 283
manetin@npu.cz
Monastero barocco di Plasy
Plzeňská 2, 331 01 Plasy
plasy@npu.cz
+420 373 322 174
Rabštejn nad Střelou
https://www.rabstejnnadstrelou.cz/
Castello Rabštejn nad Střelou
no. 1, Manětín, distretto di Pilsen-sever
Azienda AZA-REAL s.r.o., Skladová 26, 326 00 Plzeň, ID 26358387
Tel.: fisso: 377 183 300, cellulare: 606 725 053
e-mail: info@rabstejn-svatby.cz
Museo della Birra
Veleslavínova 58/6, 301 00 Plzeň
+420 377 062 888
reservations@asahibeer.cz
Sotterraneo Storico di Pilsen
Veleslavínova 58/6, 301 00 Plzeň
+420 377 062 888
reservations@asahibeer.cz
Visite guidate agli interni di Adolf Loos (1870 – 1933)
Uno degli architetti più importanti dell’Europa centrale del primo terzo del XX secolo. A cavallo tra gli anni ’20 e ’30, Loos soggiornò spesso a Plzeň dove realizzò la ristrutturazione della casa di Brummel e 13 interni residenziali, gioielli dell’architettura europea del XX secolo. Alcuni di essi possono essere ammirati nel corso di visite guidate
Centro informazioni turistiche
Indirizzo: náměstí Republiky 41 Plzeň
E-mail: info@visitpilsen.eu
Telefono: +420 378 035 330
Eventi
Festival Na Ulici
dal 16 al 24 agosto
Dove mangiare
Hotel Bílý Beránek Kralovice
Náměstí Osvobození 43, Kralovice, Czech Republic
+420 373 300 373
Ristorante Na Parkánu
Pivovarský šenk Na Parkánu
Veleslavínova 4, 301 00 Plzeň
info@naparkanu.com
+420 377 324 485
Ristorante U Salzmannů
Pražská 90/8, 30100 Plzeň
info@usalzmannu.com
+420 702 298 850
Ristorante Plzeňka
Riegrova 7, Plzeň
+420 732 175 124
plzenka@hospodska.cz
Knížecí pivovar
Birrificio principesco Plasy
Pivovarska 34 – 331 01 Gioca
info@pivovarplasy.cz
+420 727 875 115
Ristorante U Švejka
Riegrova 227/12, 301 00 Plzeň 3
(Prenotazioni)
Tel. +420 377 970 404
pilzen@svejk.cz
Dove dormire
Vienna House Easy by Wyndham Pilsen
U Prazdroje 6, Pilsen 301 00
Prenotazioni: (800) 407-9832