Basilicata 1, da nord a sud. Melfi, itinerario storico-artistico

Basilicata 1, da nord a sud. Melfi, itinerario storico-artistico

Melfi, non solo fabbriche, tanta archeologia, storia e arte

La Basilicata è la sintesi, in una piccola regione, di tutto ciò che c’è in tutta Italia: monti, vulcani, laghi, mare, aree protette, archeologia, storia, arte, enogastronomia etc. Poco più di diecimila chilometri quadrati di biodiversità e “artevarietà”. Melfi è nota per le sue industrie, che si estendono sui campi di grano di una volta, dove oggi sono impiegate circa 7000 persone e 900 robot per una esportazione di auto “made in Melfi” in 130 Paesi nel mondo. A metà strada tra Napoli e Bari è stata fondata, probabilmente, dai Bizantini nell’XI secolo. La zona del melfese è un’area strategica: tramite l’asse Ofanto-Sele collega l’area campana alla Daunia costiera e tramite la valle del Bradano arriva alla costa ionica. Divenne, con i Normanni, capitale del Ducato di Puglia (1059) e Federico II scelse il suo castello come residenza estiva e qui promulgò, il 1° settembre 1231, le Constitutiones Melphitanae.

Sono una pietra miliare della legislazione medievale. Si fondano sul diritto romano ma con integrazioni di norme arabe, normanne e di diritto canonico. Tre libri con 255 titoli redatti da un gruppo di giuristi su commissione dell’imperatore Federico II allo scopo di unificare le leggi, all’epoca diverse secondo le diverse etnie (Bizantini, Longobardi, Arabi, Normanni etc.). Il codice federiciano, che aveva lo scopo di accentrare il potere eliminando i livelli intermedi, è considerato la base dello stato amministrativo moderno. Riconosceva alle donne il diritto di successione ereditaria.

Chiesta Rupestre Santa Margherita

Non solo Matera è la culla di chiese rupestri, le più antiche risalgono all’VIII secolo. Anche Melfi ne vanta una suggestiva ed emozionante interamente affrescata. La chiesa rupestre di Santa Margherita di Antiochia, in contrada Ognissanti (periferia di Melfi), vicino al cimitero della città. Un gioiello medioevale, completamente scavato nel tufo vulcanico, ha una pianta a croce latina e affreschi del 1200, attribuiti a tre, quattro autori diversi. Di origine basiliana presenta un’unica navata divisa in due campate, fiancheggiata da quattro cappelle laterali voltate a botte e due altari ricavati nella roccia.

Melfi, Chiesa rupestre, Santa Margherita di Antiochia
Chiesa rupestre, Santa Margherita di Antiochia

Sulla parete absidale si trova l’immagine di Santa Margherita con una ricca veste gotica alla francese, ai lati riquadri che narrano la vita della Santa, nata nel 275 e martire decapitata nel 290 d.C., che è affiancata da San Paolo e San Pietro. Presente anche la raffigurazione del diavolo dalle sembianze di un drago che ingoia la santa ma lei ne squarcia la pancia e ne esce indenne, diventando per questo protettrice delle partorienti. Nella volta absidale c’è il Cristo Pantocratore giovane, senza barba e sorridente, che benedice secondo il rito greco. Sulla parete sinistra della navata sono raffigurate, con ricchi dettagli decorativi Santa Lucia e Santa Caterina d’Alessandria, tanto da richiamare i mosaici ravennati.

Melfi, L'incontro tra i vivi e i morti
L’incontro tra i vivi e i morti

Sulle pareti a destra dell’ingresso sono dipinte scene, in stile popolare di mano forse catalana, con i martirii di San Lorenzo, Santo Stefano, Sant’Andrea e in alto San Bartolomeo scorticato.
La cappella a sinistra dell’ingresso è dedicata a San Michele Arcangelo, culto introdotto dai Longobardi. Oltre al Cristo in trono anche una Madonna in trono col Bambino (Odigitria, colei che indica il cammino) in stile bizantino e il L’incontro tra i vivi e i morti, il primo ciclo pittorico della pittura macabra. Due scheletri (uno è andato perso) e sulla sinistra tre figure laiche, regali, in tenuta da falconieri, che dialogano con i defunti.

Personaggi che, in modo insolito, stanno in piedi e sembrano dire: “noi eravamo ciò che siete e voi diventerete ciò che siamo”. Il soggetto può essere anche il noto memento mori (ricordati che devi morire), ammonimento della caducità della vita terrena. Nel 1993 il prof. Lello Capaldo, datando gli affreschi tra il 1235 e il 1241, ha ipotizzato che i tre vivi sarebbero i componenti della famiglia imperiale sveva: Federico II (ritratto con un falcone e la daga araba, l’imperatore aveva come guardie del corpo i Saraceni) con il figlio Corrado IV e la moglie Isabella d’Inghilterra (terza moglie). Si tratterebbe di uno dei rari ritratti dell’imperatore e probabilmente l’unico a lui coevo.

Il Castello

Il Castello di Melfi domina maestoso il centro abitato. Soprattutto al tramonto, e grazie all’illuminazione notturna, è spettacolare, formato da un palinsesto di diverse strutture lungo un arco temporale che dall’età normanna giunge al XX secolo. A causa dei terremoti che hanno interessato la zona l’edificio è stato ricostruito per molte parti in tempi recenti. Il primo nucleo del castello, a pianta quadrata con torri angolari, è di origine normanna e fu edificato tra l’XI e il XII secolo. Melfi fu sede di diversi concili papali e qui nel 1089 fu bandita la Prima Crociata in Terra Santa.

Sarcofago di Rapolla
Sarcofago di Rapolla

Federico II di Svevia intraprese varie opere di ristrutturazione e ampliamento, potenziando il sistema difensivo delle torri. Tra il 1223 – 1225 con il re svevo il castello viene munito di una prima cinta muraria separata dal palazzo. Questa si chiudeva tra due torri esterne con funzione di carcere (Torre del Marcangione) e di maschio (dongione), denominata Torre dei Sette Venti. Successivamente venne collegata al corpo centrale da uno spalto che ospitò gli appartamenti di Carlo d’Angiò, re di Sicilia.

Melfi, Askos "Catarinella", III sec. a.C.
Askos “Catarinella”, III sec. a.C.

Gli Angioini ampliarono ulteriormente il castello: completamento della cinta esterna, del fossato e della cisterna, aggiunta di tre torri pentagonali, di altre tre rettangolari. Raggiungendo così l’aspetto attuale su progetto dell’architetto militare Pierre d’Agincourt (1277 – 1280). Successive modifiche furono apportate da Giovanni II Caracciolo (1456 – 1460) e dai Doria (1549 – 1590) che detennerro il feudo dal 1531 fino al 1952, quando fu ceduto allo Stato italiano.

I Doria trasformarono la fortezza militare in residenza nobiliare. Il castello ha assunto la sua forma definitiva: un poligono irregolare circondato da un fossato e munito di otto torri, tre a pianta pentagonale e cinque a pianta quadrangolare. L’edificio è di proprietà statale ed è in gestione alla Direzione Regionale Musei Basilicata. Oggi il castello è sede del Museo Archeologico Nazionale del Melfese.

Museo archeologico nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”

Oggi il castello è sede del Museo Archeologico Nazionale del Melfese. Conserva preziosi reperti che risalgono al VII secolo a.C. Uno delle sue opere più ammirate, e che vale il viaggio, è il Sarcofago di Rapolla (II sec. a.C.) proveniente dall’Asia Minore e rinvenuto nell’Ottocento in una villa di età imperiale. Sul coperchio a forma di letto da banchetto (kline) sta una stupenda scultura di una donna distesa, la defunta. Il suo candore che emerge dal buio commuove per tanta bellezza. La donna è sdraiata su un manto drappeggiato e ai suoi piedi stava un cane non conservato.

Askos "Catarinella", particolare, III sec. a.C.
Askos “Catarinella”, particolare, III sec. a.C.

Sotto al cuscino è raffigurato un amorino. Lungo il bordo inferiore del coperchio c’è un elegante fregio di creature marine. Sui lati, inquadrati in edicole, dei (Venere, Apollo, Ade, Hermes) ed eroi romani (Ulisse, Diomede). Probabilmente l’intera decorazione è riferibile al tema omerico della Guerra di Troia. Sui lati brevi: la porta dell’Ade e la statua di Pallade Atena, al centro Elena affiancata da Ulisse e Diomede come statue.

Esposti interi corredi funerari dell’età arcaica con eleganti ceramiche daunie a decorazione geometrica, armature in bronzo, preziosi ornamenti in argento, oro e ambra e vasi in bronzo di produzione sia greca che etrusca.

Elmo di tipo "apulo corinzio" in bronzo decorato da cavalli rampanti
Elmo di tipo “apulo corinzio” in bronzo decorato da cavalli rampanti

Nella sezione classica sono esposti straordinari reperti di IV-III secolo a.C. tra cui ceramiche magno-greche a figure rosse e monumentali vasi a decorazione policroma con figure applicate, di produzione canosina, provenienti da Lavello (l’antica Forentum).

Piatto di pesce, IV a.C.
Piatto di pesce, IV a.C.

Destano meraviglia i “piatti da pesce” della prima metà del IV sec. a.C. realizzati nelle officine attive in Apulia., in Campania e a Paestum. Probabilmente i pesci, crostacei e molluschi raffigurati sulla superficie interna alludono alla reale funzione di questo tipo di vasellame. Forse la vaschetta centrale aveva lo scopo di contenere salse per insaporire le pietanze a base di pesce.

Testa femminile, terracotta sovradipinta, fine del IV - inizi del III sec. a.C.
Testa femminile, terracotta sovradipinta, fine del IV – inizi del III sec. a.C.

L’eleganza femminile nell’area Daunia nel III sec. a.C. sembra influenzata da quella alessandrina (Egitto). Le sepolture femminili sono arricchite da vasi per olii e unguenti in ceramica, alabastro e vetro, spesso contenuti in cassettine di legno. In aggiunta anche specchi e coppette per polverizzare le terre usate per preparare le maschere di bellezza.
Questo museo è un viaggio nell’antichità ricco di reperti, gioielli, ceramiche e bronzi straordinari. Merita sicuramente più attenzione e anche piccolo shop dove poter acquistare guide, materiale didattico e illustrativo, che invece è assente.

Melfi, Trattoria Oasi Giallo Verde
Trattoria Oasi Giallo Verde

La cucina lucana è un viaggio nella tradizione ed è ricca di prodotti di eccellenza, tra cui il peperone crusco, e pasta fatta in casa. Sulla base della nostra esperienza abbiamo mangiato meglio in trattorie che in ristoranti più raffinati dove la cucina si allontanava dal territorio.

Casa Laviano
Casa Laviano

Abbiamo scelto Casa Laviano per la sua posizione centrale e per il suo rapporto qualità-prezzo. La camera era pulita, spaziosa e confortevole.

Video di Marco De Felicis

Informazioni

Cosa vedere

Cripta Santa Margherita
Come arrivare: Da Melfi dista km 1 + 600 da percorrere sulla SS 303 in direzione Rapolla, occorre svoltare a sinistra per la strada del cimitero e poi lungo un sentiero.
Visita su prenotazione tutti i giorni compreso i festivi
Da Aprile a Settembre: ore 10:00-11:30-16:00-17:30
Da Ottobre a Marzo: ore 10:00-11:30-15:30
Gli orari sono adattabili alle esigenze dei visitatori
Tel. 0972 239751 (Pro Loco) – Cell. 3356393675
Biglietti: Intero: € 8,00 (per visitatori da 1 a 14) Ridotto: € 5,00 (per gruppi superiori a 14 visitatori)
Speciale: € 2,00 (studenti, cittadini di Melfi e Rapolla)

CastelloMuseo archeologico nazionale del Melfese “Massimo Pallottino”
Orario: da Mar. a Dom. 9.00-20.00; Lun. 14.00-20.00
Biglietti: Intero: € 2,50; Ridotto: € 2,00; gratuito la prima domenica del mese

Dove dormire

Casa Laviano
Via Francesco Saverio 43 – Melfi (PZ)
Telefono: 328 9866345
Posizione centrale e comoda in un palazzo dei primi del Novecento. Tre stanze con bagno arredate con mobili antichi. Wi-fi. Colazione al bar vicino. Parcheggio gratuito nelle vicinanze.
Matrimoniale con colazione (al bar vicino ma buona): 60 – 70 euro a notte, prenotazione anche su Booking.

Dove mangiare

Trattoria Oasi Giallo Verde
Viale Gabriele D’Annunzio, 23, 85025 Melfi PZ
Telefono: +39 0972 23414
Ottima cucina casalinga, piatti tradizionali lucani, lasciatevi consigliare dallo chef, prezzi onesti

Antonella Cecconi

Viaggi-cultura dipendente. Amo raccontare luoghi, persone, arte e culture. Innamorata dell'orizzonte non potrei vivere senza nuove destinazioni, arte, mare e la mia porta per l'altrove: i libri. I regali più graditi: un biglietto per un viaggio o un libro. Segni distintivi: una prenotazione in tasca, un libro nell'altra e un trolley accanto al letto. antonella@nomadeculturale.it

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