Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi

Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi

Bologna, a Palazzo Pallavicini un viaggio in Giappone attraverso centinaia di opere dei suoi più spaventosi artisti del XVIII e XIX secolo

Autentico divertimento per tutte le età tra miti e misteri che hanno dato origine ai manga: Yōkai, eroi e mostri del Giappone. Dopo il successo alla Villa Reale di Monza la mostra è approdata nel sontuoso Palazzo Pallavicini: xilografie, rari libri antichi, abiti storici, armi tradizionali, un’enorme armatura samurai (vedi anche mostra a Torino del 2017) e la ricostruzione del rito delle 100 candele.

Yōkai

Attraverso più di duecento opere del XVIII e XIX secolo e una straordinaria collezione di netsuke (77 piccole sculture in avorio un tempo usate come eleganti fermagli) l’esposizione conduce il visitatore nel fantastico mondo dei mostri della tradizione giapponese. La mostra è stata Ideata e prodotta da Vertigo Syndrome e curata da Paolo Linetti, esperto di arte giapponese e curatore di importanti collezioni private.
Dopo aver varcato uno scheletro gigante, raffigurato sopra una porta, si entra nella sala immersiva dove assistere al rituale delle 100 candele. Un’esperienza per ragazzini a caccia di brividi.

Yōkai
Itomaki-no-tachi-dai-tô (spada lunga), 1) periodo Edo, 1575 2) 1867, 3) 1750-1860, Museo d’Arte Orientale Collezione Mazzocchi di Coccaglio

Era il rituale dei samurai che, dopo l’ora del tramonto, si riunivano in una stanza buia alla luce di cento candele. Ognuno di loro raccontava ai compagni una storia popolata di yōkai (i mostri giapponesi), mettendo alla prova il loro coraggio dei compagni, spaventandoli il più possibile. Al termine della storia, il narratore si alzava e andava a spegnere la candela di una lanterna.

A seguire una serie di sale, dal percorso poco chiaro e lineare, in cui si susseguono delle raffinatissime xilografie policrome realizzate dai più famosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo. Questi erano particolarmente abili nel suscitare reazioni di spavento o terrore.

Yōkai
Chikanobu Yoshu, Comparazione di fiori primaverili (particolare), 1877, xilografia policroma su carta da gelso

Occorre precisare che, a differenza delle fiabe o racconti mitologici occidentali con un fine didattico o morale, i racconti giapponesi rappresentano spesso una vita quotidiana che può essere stravolta all’improvviso dal mostro di turno senza un motivo apparente.
I racconti di horror giapponesi nascono da leggende locali orali, di origine shintoista e buddista. Poi sono stati messi per iscritto. Nei secoli passati un giapponese si sentiva circondato da esseri, mostri e spiriti. Persino gli oggetti avrebbero potuto, all’improvviso, prendere vita.

Yōkai
Kuniyoshi Utagawa, La principessa strega Takiiyasha evoca lo scheletro (del padre), 1844, xilografia policroma su carta da gelso

Esistono un eterogeneo numero di Yōkai: gli spiriti delle piante (Kodama), mostri orribili e pericolosi (Omukade), ragni delle caverne che prosciugano i dormienti (Oogumo), gatti mannari a due code (Bakeneko), sirene (Ningyo, dalla coda di pesce e corpo di donna) espressione dell’inquietudine che suscitava il mare, etc. Questi mostri possono essere cattivi, perseguono i loro scopi, ma non sono sempre maligni.
Quando alla fine del periodo Edo (1603 – 1868) il Giappone si trovò a confrontarsi con l’estero prese atto che negli ultimi tre secoli non si era molto sviluppato scientificamente rispetto all’Occidente. Fu così che il riformatore buddista Enryo Inoue (1858 – 1919) provò a escludre il fantastico e mostruoso dalla cultura nazionale. Ma in seguito, nella seconda metà del XX secolo, lo Stato giapponese finanziò lo studio degli Yōkai in considerazione del ruolo che essi ebbero per l’identità nazionale.

Yōkai
Yoroi – armatura, periodo Edo, ferro, seta, oro, bronzo, legno laccato, Museo d’Arte Orientale Collezione Mazzocchi Coccaglio

Molti artisti giapponesi svilupparono un loro stile capace di determinate reazioni: paura, spavento, ansia, tensione o divertimento.
Tsukiyoka Yoshitoshi, ultimo maestro dell’Ukiyo-e, creava opere terrificanti, come L’Uccisione del vecchio Tanuki da parte di Naoyuki nel palazzo di Fukujima. Mentre Kuniyoshi Utagawa realizzava scene spaventose come nel trittico La principessa strega Takiyasha e lo scheletro [del padre] da Storia di Utö Yasutaka. Qui uno scheletro gigantesco incombe sui samurai.
Chikanobu Yoshu era noto per la massima tensione psicologica che sapeva infondere nei suoi lavori, Kyosai Kawanabe per l’atmosfera divertente e grottesca, mentre Kunisada, con la sua onnipresente e posata grazia, era invece l’autore ideale per generare empatia verso protagoniste tragiche e romantiche.

Yōkai
Disegni: Kunisada Utagawa Testo: Kakutei Shuga, Le sette manifestazioni del fiore splendente XVIII, 1866, xilografie monocrome su carta da gelso

In mostra, spiccano le mirabili xilografie di Katsushika Hokusai (vedi anche mostra a Roma del 2017) del quale vengono proposti alcuni dei famosi quaderni manga. Quando la parola “manga” aveva il significato originario di “immagine divertente, fatta senza scopi seri”. Alcuni suoi capolavori sono qui esposti, insieme a quelli dei tre più importanti maestri della scuola Utagawa: Hiroshige, Kunisada e Kuniyoshi. A questi il famoso editore Senzaburo Ibaya commissionò le “Cinquantatré stazioni parallele del Tokaido” (la via che univa Edo a Kyoto), chiedendo al contempo di rappresentarle attraverso leggende e storie di paura. 

Yōkai
Toyoshige Utagawa, La oiran Yoroi di Kurataya, della serie La moda delle cortigiane raffrontate allo zodiaco, 1833, xilografia policroma su carta da gelso

Fra gli Yōkai, che hanno la funzione di guardiani delle montagne e foreste, ci sono i mostri autoctoni Tengu, dalle varie sembianze, usano la telepatia e il teletrasporto. Mentre gli Oni sono simili, nello shintoismo, ai nostri orchi o ciclopi. Se la foresta è il regno di spiriti e mostri la città è il regno degli uomini, dove però si aggirano Yōkai in una versione più addomesticata. La vendetta, in Giappone, serve a ristabilire un equilibrio, trasformare l’ingiustizia in equità.

Gli omicidi violenti o suicidi possono trasformare gli spiriti del defunto in Yūrei, fantasmi che non abbandonano il mondo degli uomini perchè assetati di vendetta, riparatrice dei torti subiti. Carichi di rancore sono riconoscibili dai capelli scarmigliati, i volti pallido e indossano un kimono bianco funebre ma con la chiusura inversa rispetto al modo consueto di indossarlo. Un samurai sconfitto in battaglia compiva il rito suicida dell’harakiri e del seppuku anche per evitare che tornasse per vendicarsi.

I Bakemono sono invece i mostri trasformisti, Yōkai che si divertono a vivere tra gli uomini. Si trasformano in animali per godere della vita urbana.
Pecccato che tra le spade esposte nemmeno una fosse sfoderata per poterne apprezzarne la lama (magari in una teca).

Come ha sottolineato il suo curatore Paolo Linetti: “La mostra è il frutto di uno studio che ha messo a confronto storici dell’arte, studiosi del folklore giapponese e professori di mitologia greca, teologia, leggende e storia della scienza occidentale e permetterà al visitatore di conoscere in modo approfondito le creature affascinanti, bizzarre e assolutamente non comuni che popolano le leggende giapponesi, facendo chiarezza su terminologia, inesattezze ed errate interpretazioni purtroppo molto diffuse”.

The Life of Hokusai

Non convenzionale e ben studiata la mostra si presenta con un format che ha incluso diversi e interessanti eventi collaterali in grado di coinvolgere visitatori di tutte le età, esigenze e gusti: appassionati della raffinata arte orientale, di manga, di fumetti e della cultura giapponese. Insomma mostri per tutti i gusti. L’esperienza è stata arricchita dallo spettacolo di musica, danza e proiezioni sulla vita del geniale maestro: The Life of Hokusai. Uno spettacolo emozionante arricchito dalla bravura e dalla grazia di Karin Kato (nella parte di Oei, figlia di Hokusai) che con il suo corpo flessuoso sembrava danzare sul palco come un soffio di vento.
Il risultato che posso testimoniare, con piacere, è la grande affluenza di giovani, famiglie, bambini e di persone di tutte le età. Presenze che dimostrano come mostre emozionani e stimolanti attirano il pubblico.

Informazioni

YŌKAI. Le antiche stampe dei mostri giapponesi
Bologna, Palazzo Pallavicini (via San Felice 24)
Fino al 23 luglio 2023
Orari: Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00). Chiuso il lunedì.
Biglietti
Dal martedì al venerdì: € 14,00
Sabato e domenica: Intero € 16,50 – Ridotto € 14,00
Informazioni e prevendita sul sito www.mostrigiapponesi.it
Catalogo mostra: Skira

The Life of Hokusai
Solo due date in Italia, a Bologna
TEATRO “Arena del Sole”, Via dell’Indipendenza n. 44 – Bologna
30 GIUGNO e 1 LUGLIO

Antonella Cecconi

Viaggi-cultura dipendente. Amo raccontare luoghi, persone, arte e culture. Innamorata dell'orizzonte non potrei vivere senza nuove destinazioni, arte, mare e la mia porta per l'altrove: i libri. I regali più graditi: un biglietto per un viaggio o un libro. Segni distintivi: una prenotazione in tasca, un libro nell'altra e un trolley accanto al letto. antonella@nomadeculturale.it

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