La Collezione Verbund festeggia il suo ventesimo anniversario

La Collezione Verbund festeggia il suo ventesimo anniversario

Vienna. La collezione Verbund presenta, all’Albertina, una mostra sull’Avanguardia femminista. Fino al 5 maggio

Gabriele Schor, per evidenziare il lavoro pionieristico delle artiste degli anni Settanta, ha coniato il termine Avanguardia femminista. Questa comprende quasi 600 opere di 85 artiste. Il focus del loro lavoro è il loro corpo, la costruzione dell’identità femminile mettendo fortemente in discussione i canoni classici della bellezza femminile. Dal 2010, l a mostra ha toccato 15 città europee ed è stata esposta in sedi come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Centre de Cultura Contemporánia di Barcellona, il Centre for Art and Media di Karlsruhe e il Museum of Modern Art Ludwig Foundation di Vienna.

Aneta Grzeszykowska: Untitled Film Stills, 2006
Aneta Grzeszykowska: Untitled Film Stills, 2006

La collezione aziendale Verbund (la principale azienda elettrica austriaca) è stata fondata nel 2004 e comprende circa mille opere di duecento artisti. Il Museo Albertina, per celebrare il ventesimo anniversario della collezione Verbund, presenta una mostra delle sue opere.
La prima parte della mostra è costituita dalle grandi opere, raccolte secondo il motto: “profondità anziché ampiezza”, di artiste come Cindy Sherman, Francesca Woodman, Birgit Jürgenssen e Renate Bertlmann. La giovane Aneta Grzeszykowska ha rievocato a colori la famosa serie in bianco e nero della Sherman Untitled Film Stills. Esposte le opere dell’avanguardia femminista degli anni Settanta che trattano incisivamente della riduzione delle donne al ruolo di casalinga, moglie e madre, dell’uso del corpo femminile e della sessualità femminile

Verbund
Karin Mack, Iron Dream, 1975

Esplicita, e senza bisogno di commenti, Iron Dream di Karin Mack l’immagine di una donna sfinita su una tavola da stiro. Del resto come dichiarato da Virginia Woolf: “Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice”.
I valori conservatori, anche nel dopoguerra, hanno continuato a diffondere un ideale di donna come responsabile della casa, dell’educazione dei figli, dell’assistenza alla famiglia. La ribellione femminista ha lottato contro questi vincoli, profondamente radicati sia politicamente che socialmente. Il femminismo si batté per la parità salariale a parità di lavoro e per la legalizzazione dell’aborto. Una conquista fu quella di rendere pubblico – e politico – ciò che fino ad allora era considerato privato, come la violenza contro le donne, la gravidanza, il parto, i lavori domestici e l’educazione dei figli. Uno dei motti fu “privato è pubblico”.

Verbund
Birgit Jürgenssen, Housewife, 1974

Molte artiche hanno usato la loro arte per contrapporsi ai meccanismi oppressivi della società patriarcale, uscire dall’invisibilità per diventare il soggetto pubblico delle loro opere. Alcune artiste espressero la costrizione delle donne rendendo visibile e tangibile la sensazione di essere di essere rinchiuse dentro e fuori, legando i loro volti e i loro corpi. Birgit Jürgenssen in Housewife, mostra una casalinga in prigione che cerca di evadere.
Una sezione è dedicata alle opere sulla percezione di spazi e luoghi. Una casa segata in due e inclinata per metà di alcuni gradi, diventa la Anarchitettura di Gordon Matta-Clark in opposizione all’architettura convenzionale. Ernesto Neto, noto per le sue installazioni che definiscono spazi aperti, per la prima volta presenta uno spazio chiuso e psicologicamente significante. La prima impressione che ne ho avuto, anche per la sua colorazione rosa, è stata quella di un utero con all’interno una forma embrionale.

Verbund
Ernesto Neto, Tractatus – Deuses, 2005

Il Tractatus IDeuses è stato creato nel 2005 per il Sigmund-Freud-Museum di Vienna. La pila di libri simboleggia la nostra coscienza culturale, la poltrona a dondolo Thonet allude al divano della psicoanalisi di Freud. Un essere di stoffa è collegato dalla testa e dal sesso, cioè dall’intelletto e dall’eros. Le pietre sul pavimento simboleggiano la terra e provengono dal Sigmund-Freud-Park, situato a Vienna. “ID” può riferirsi al latino “esso”, all’Es nella teoria dei sogni di Freud, ma anche all’identità.
L’ID nel titolo dell’opera è associato con il termine “Dio” e con un plurale di fantasia, inesistente. Forse è una specie di idea utopico-panteistica di superamento di ogni differenza di genere.

Verbund
Zanele Muholi, Isililo XX, 2014

Questa mostra offre l’opportunità di vedere nuove acquisizioni, in “Genere, identità e diversità”, che non sono mai state esposte prima in Austria. L’artista norvegese-nigeriana Frida Orupabo crea scene il cui tema è la storia coloniale, la schiavitù, il razzismo e il sessismo. Zanele Muholi è un’artista non binaria e attiva per i diritti LGBTQAI+ in Sud Africa. Muholi ha vissuto sulla sua pelle il razzismo del sistema dell’apartheid. La madre nera, come molte donne nere, ha lavorato come collaboratrice domestica per i bianchi e vedeva poco i propri figli. Gli autoritratti di Muholi criticano la visione eurocentrica del corpo nero.

Verbund
Zanele Muholi, Cebo II, Philadelphia, 2018

Lo sguardo penetrante di Muholi è diretto alla macchina fotografica. Difficile affrontare questi sguardi pieni di orgoglio e dignità. Sguardi che affrontano il visitatore bianco, lo scrutano, lo interrogano, lo mettono in discussione, lo accusano.
Gli oggetti che compaiono negli autoritratti hanno un preciso significato. La borsa di pelle in testa serve ad evocare i venditori ambulanti neri di borse firmate contraffatte, che spesso si incontrano nei luoghi turistici. In un altro suo autoritratto il suo volto quasi si mimetizza tra le molte maschere tradizionali africane.

Verbund
Nan Goldin, David Wojnarowics at Home, 1990

Presente in mostra anche Nan Goldin, artista e attivista di fama internazionale. È protagonista del documentario di Laura Poitras, All the Beauty and the Bloodshed, vincitore del Leone d’Oro alla Biennale del Cinema di Venezia 2022. Il documentario racconta la battaglia della Goldin per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco.

Informazioni

Albertina
Indirizzo: Albertinaplatz 1 1010 Vienna
Periodo: fino al 5 maggio 2024
Orari: Tutti i giorni dalle 10 alle 18 – mercoledì e venerdì dalle 10 alle 21
Acquisto biglietti online Intero: 19,90 – Ridotto 15,90

Antonella Cecconi

Viaggi-cultura dipendente. Amo raccontare luoghi, persone, arte e culture. Innamorata dell'orizzonte non potrei vivere senza nuove destinazioni, arte, mare e la mia porta per l'altrove: i libri. I regali più graditi: un biglietto per un viaggio o un libro. Segni distintivi: una prenotazione in tasca, un libro nell'altra e un trolley accanto al letto. antonella@nomadeculturale.it

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