Torino. La Venaria Reale, sfarzosa bellezza

Come regalarsi una giornata a corte. Dopo il 12 febbraio la Venaria Reale chiuderà per manutenzione e concomitanti riprese cinematografiche, per riaprire domenica 12 marzo 2023.

A pochi chilometri fuori da Torino La Venaria Reale è un autentico luogo di otia, lontano dai negotia (attività e affari) della città. Già il viale alberato che conduce alla sua maestosa entrata pone il visitatore in rapporto con la natura in cui è inserita la Reggia. Questi i suoi numeri per capire subito che la sua visita richiede una giornata di puro svago culturale e bellezza. L’edificio monumentale si sviluppa per 80.000 metri quadrati di superficie, le sue facciate per 35.000 metri quadrati, i suoi affreschi occupano 1.600 metri quadrati di superfici e 60 ettari sono i Giardini recuperati.

La Venaria Reale è stata inaugurata e restituita al pubblico il 12 ottobre 2007 dopo due secoli di abbandono e degrado e otto anni di restauro, definito il più grande cantiere d’Europa nel campo dei beni culturali. Un progetto di recupero – promosso dall’Unione Europea e curato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo e dalla Regione Piemonte – che ha interessato anche il Borgo Antico e del Parco della Mandria. Un intervento colossale di cui alcune cifre sono indicative. Sono stati recuperati 9.500 metri quadrati di stucchi, 4.500 i metri quadrati delle Scuderie Juvarriane e sono state effettuate nei Giardini 200.000 nuove piantumazioni. Alcune foto esposte testimoniano lo stato di incuria (in bianco e nero) e il risultato dello straordinario intervento di restauro (a colori).

In un contesto paesaggistico naturale straordinario la Reggia sembra stendersi con i suoi Giardini fino ai monti retrostanti. Il percorso espositivo inizia doverosamente con le sale dedicate ai Savoia. Un itinerario lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia. Sembra interminabile la galleria in cui sfilano tutti i Savoia con i loro antenati.

Ma quale funzione aveva questa Reggia fuori città? Era una grandiosa residenza di piacere e caccia (1658-1699) voluta dal duca Carlo Emanuele II di Savoia e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. La costruzione è commissionata all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte. Il progetto comprende: il palazzo, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo.Il tutto è allietato da giardini all’italiana, sculture, fontane, scalinate e terrazze su più livelli, oltre un Parco alto al piano del palazzo e un Parco basso al piano della Peschiera.

Un prezioso dipinto del 1670 ci restituisce l’immagine de La Venaria Reale come era nel XVII secolo. Ma il complesso non doveva sembrare sufficientemente grandioso a Vittorio Amedeo II che chiede (1699) all’architetto Michelangelo Garove – sulla scia dettata dalla più grande corte europea: Versailles – di ridisegnare i Giardini alla francese, con prospettive all’infinito. Diventato re, Vittorio Amedeo II affida (1716 ) il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra che – con la Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia – consacra la Reggia a indiscusso capolavoro del barocco. La Reggia ospita la vita di corte fino al declino dell’Antico Regime.

All’inizio dell’Ottocento, dopo l’arrivo di Napoleone, inizia il periodo militare e il declino della Reggia che viene trasformata in caserma. Dopo essere stata presidio militare durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, fatto tristemente documentato dalla foto sopra, la Reggia è vittima dei vandali, che spogliano il palazzo di quanto possono.

Oggi, grazie a un allestimento sugli stili di vita del Seicento e Settecento, è possibile godere dello splendore di una grande corte europea. Attraverso il percorso di visita, le mostre, gli spettacoli, i concerti, i convegni e i piaceri enogastronomici, il piacere di vivere è tornato alla Reggia di Venaria. Oggi restituita alla magnificenza barocca, cui fu ispirata alla metà del Seicento, è tornata a essere un bene culturale di tutti ed è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Dopo la sfilata dei membri di casa Savoia e la loro storia si arriva negli appartamenti.Qui incontriamo la rettangolare e incantevole Sala di Diana. La sala è ricca di stucchi e rappresentazioni allegoriche il cui tema è caccia. Nella volta affrescata da Jan Miel campeggia Giove che dona a Diana “delle cacce il sommo impero”. Nel registro inferiore dieci tele dello stesso artista a tema venatorio: la Caccia al Cervo, alla Lepre, all’Orso, alla Volpe, al Cinghiale, la Morte del cervo, l’Andar al bosco, l’Assemblea, il Lasciar correre, la Curea. La Sala era utilizzata per banchetti e ricevimentti e il panorama che si ammira dalle sue vetrate è superbo.

La Sala delle Cacce Acquatiche (il tema è l’acqua) è l’anticamera all’appartamento di Madama Reale. La sala rinvia ai quattri elementi su cui Diana ha il dominio. Nella volta Diana con il tridente impartisce ordini alle Ninfe sulla spiaggia di Creta. Notevoli gli arazzi fiamminghi i cui soggetti derivano dalle incisioni del pittore Antonio Tempesta.

Sempre in omaggio alla caccia c’è La Stanza dei Cervi famosi, con uscita verso il Giardino. Anche la cerva bianca di Diana vi è raffigurata (la dea la sostituì a Ifigenia sull’altare del sacrificio) e i nomi dei cervi sono scritti nei loro collari. Nella volta è rappresentato l’incontro tra Carlo VI di Francia e il cervo di Cesare (sul suo collare: “Hoc Caesar me donavit”).

Negli appartamenti privati due bei dipinti di Paolo Veronese con le Allegorie della Scultura e con la sfera armillare. Sia il re che la regina avevano a disposizione una camera da letto con gabinetto, toeletta, annesso pregadio e guardaroba. Le ricostruzioni ne restituiscono tutto il fascino.

Si deve a Filippo Juvarra (primo Architetto di Sua Maestà) l’ampliamento delle finestre (44 e 22 oculi), per conferire maggiore luminosità all’ambiente interno, il rifacimento e l’innalzamento della volta della Galleria Grande, che collegava l’appartamento del re a quello dell’erede al trono. Il suo ricchissimo apparato decorativo si deve a Pietro Filippo Somasso, Giuseppe Bolina, Antonio Papa e Giovambattista Sanbartolomeo. Le dimensioni della Galleria: altezza al centro volta di circa 15 metri, una lunghezza di circa 80 metri e una larghezza di 12 metri.
Durante l’occupazione francese il pavimento originario fu smontato e riutilizzato per la Galleria del Beaumont a Torino. L’attuale, che riprende quello del disegno juvarriano, è stato realizzato nel 1995.

Non mancavano anche quattro gabinetti ‘alla China’ (1753-1755) per gli appartamenti dei duchi. Le preziose lacche giunsero a Roma per venire usate per la boiserie del Salottino Giapponese nel Primo Appartamento Imperiale della Manica Lunga al Quirinale in occasione del soggiorno dell’imperatore di Germania. In seguito rivestirono una delle stanze della regina Margherita al Quirinale.

La maestosa Cappella di Sant’Uberto (1716 -1729) di Juvarra, con una pianta a croce greca smussata, crea quasi smarrimento per la sua volumetria. Le sue numerose decorazioni all’interno creano continui giochi e contrasti di luce. L’altare maggiore (opera di Giovanni Baratta (autore anche delle quattro statue dei Dottori della Chiesa poste nelle nicchie dei pilastri centrali) si presenta incorniciato dalla luce che fa da sfondo al tabernacolo retto da angeli marmorei.
La Scuderia Grande è una navata, lunga 148 m, larga 12 e alta 15,’che poteva ospitare fino a 200 cavalli. Anch’essa è opera settecentesca di Filippo Juvarra. Oggi ospita la Regia Scuderia, compreso anche lo scenografico Bucintoro dei Savoia (lungo 16 m) e alcune carrozze di gala e portantine.

Anche la Citroniera, opera juvarriana, serviva ad ospitare, durante l’inverno, 400 casse di agrumi. Dinamici contrasti chiaroscurali connotano anche la Citroniera, secondo l’inconfondibile stile del grande architetto, .
I Giardini si presentano incorniciati in una visione all’infinito, con grotte seicentesche, i resti della Fontana dell’Ercole e del Tempio di Diana, la Peschiera, il Gran Parterre e il Giardino delle Rose. Si rischia di perdersi nello stupefacente gioco di prospettive e una vastità che non si riesce a misurare. Sullo sfondo la catena montuosa delle Alpi. Questi Giardini, di cui fino a pochi anni fa non si riconosceva l’aspetto originario, sono stati interessati da un’operazione di restauro che ne ha restituito l’assetto settecentesco.
Oltre alla piantumazione di centinaia di migliaia di nuove piante oggi ospitano anche opere d’arte di maestri come Giuseppe Penone (Il Giardino delle Sculture Fluide e Anafora) e Giovanni Anselmo (Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più).
A fine visita sarete certi di non aver visto tutto ma sarà un piacere tornare.
Il complesso La Venaria Reale “Reggia, Giardini e Castello della Mandria” è gestito direttamente dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude costituito dal Ministero della Cultura, dalla Regione Piemonte, dalla Città di Venaria Reale, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura. Il Consorzio conferisce autonomia gestionale alla Venaria Reale presentando un profilo e modello amministrativo moderno, puntando a coinvolgere, nella promozione e fruizione, l’intero sistema delle Residenze Reali Sabaude del Piemonte.
Informazioni
la Reggia di Venaria
piazza della Repubblica 4 – Venaria Reale (Torino)
tel. +39 011 4992300
INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI INGRESSI E VISITE GUIDATE
Tel.: +39 011 4992333
prenotazioni@lavenariareale.it
www.lavenaria.it
residenzerealisabaude.com
Come arrivare: La Reggia di Venaria dista circa 10 chilometri dalla città di Torino. Puoi raggiungerla facilmente in auto, in treno, in bus, in aereo o in bici. Oltre ad alcuni autobus è molto comoda, conoscendo gli orari, è la linea Venaria Express, che collega il centro di Torino alla Reggia al costo di un biglietto di autobus ordinario.
Chiusura: Dopo il 12 febbraio la Reggia chiuderà per manutenzione e concomitanti riprese cinematografiche, riaprirà domenica 12 marzo 2023.