I capolavori di Van Gogh, emozioni forti a Roma

A Palazzo Bonaparte la mostra dell’anno: Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, fino al 26 marzo 2023
Roma torna a rendere omaggio – dopo la mostra nel 1988 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – a Vincent Van Gogh. La capitale celebra l’artista forse più famoso e amato del mondo con una emozionante esposizione di ben 50 opere provenienti, attraverso un prestito del tutto eccezionale, dal Museo Kröller-Müller di Otterlo (Olanda). Una mostra, tanto attesa che non delude le aspettative, un viaggio emozionale che racconta la vicenda umana e artistica del noto pittore.

Non credevo di emozionarmi così tanto nel rivedere opere che, in occasione del centenario (1990) della morte di Van Gogh, avevo già visto proprio al Museo Kröller-Müller di Otterlo (di cui consiglio la visita anche perché immerso in un contesto naturalistico spettacolare). Ma l’allestimento a Palazzo Bonaparte non ha acceso, nelle stanze in penombra, soltanto i magnifici colori di Van Gogh ma una miriade di sensazioni.

Nonostante la sua breve vita, muore a 37 anni, contrassegnata da malattie e sofferenze, il pittore ci ha donato un universo artistico che va dallo studio quasi sacrale del lavoro della terra – che vede come protagonisti: il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o piegate sotto il peso di duri lavori – alla passione incondizionata per la natura. Van Gogh: “E poi, ho la natura l’arte e la poesia. E se questo non è sufficiente, cosa posso volere di più?”.

Van Gogh espone tutta la sua sofferenza che, davanti alle sue opere, inghiotte il cuore di chi le guarda. Sono opere fortemente empatiche, di fronte alle quali non si può rimanere indifferenti. Non ultimo sono etiche, del resto il padre era un predicatore, nel rispetto profondo per l’umanità e per chi lavora e fatica.
Nel 1908 Helene Kröller-Müller acquista il primo dipinto dell’artista, poi altri tre nei mesi seguenti e poi altri e altri ancora fino a costituire la collezione di opere del pittore olandese più importante al mondo, dopo quella del Van Gogh Museum di Amsterdam.

La prima delle cinque sezioni è dedicata a Helene Kröller-Müller che tra il 1907 e il 1938 mise insieme una raccolta senza eguali in Europa con opere dei principali protagonisti dell’arte del suo tempo. Helene Kröller-Müller espose i quadri di Van Gogh in Europa e negli Stati Uniti dando un importante contributo non solo alla fama dell’artista ma anche a quella della propria collezione, fino a convincere lo stato olandese a partecipare alla costruzione del museo. Nella prima sezione della mostra sono esposti alcuni capolavori della collezione, tra cui Portrait of a young woman (The Madrilenian) di Picasso, In the café di August Renoir e Atiti di Paul Gauguin e il Ritratto di Giovanni di Sassonia di Lucas Cranach il Vecchio.

Nella seconda sezione sono esposte le opere del periodo olandese (1881 – 1890). Nel mese di novembre del 1881, dopo uno scontro con il padre, Vincent lascia la casa di famiglia a Etten e si trasferisce all’Aia. Fino ad allora l’artista aveva solo disegnato, ed ecco il colore, come in Natura morta con cappello di paglia. In questo periodo emerge l’amore per la terra e per l’attività di esseri umani impegnati in un duro lavoro di cui avere un rispetto quasi religioso per la loro fatica quotidiana, come in Donne nella neve che portano sacchi di carbone (1882, carboncino, acquerello e inchiostro). L’artista era stato in una zona di minatori ed era rimasto molto colpito dalla loro disperazione.

Il tema è il duro lavoro e la fatica epica di donne che non hanno volto e il cui corpo è una cosa sola con il sacco sulle loro spalle, in lontananza i comignoli delle fabbriche. Nelle sue opere, intrise di un realismo crudo che non lascia spazio alla speranza, trapela l’amore per i poveri, il rapporto empatico con loro e il visitatore soffre insieme a loro.
Nel 1882 Vincent conosce per strada Clasina Christien Marla Hoornik, una prostituta che chiama Sien. Lei è un’alcolizzata, incinta e madre di una bimba di cinque anni. In un primo momento per l’artista è solo una modella poi ne diviene l’amante. Una relazione che scandalizza la famiglia di Vincent, che vuole sposarla.

Viene ricoverato in ospedale. Soltano Theo, suo fratello, continua a supportarlo economicamente. Sien, a cui Van Gogh aveva fatto un disegno nuda, continua a fare il suo mestiere all’insaputa dell’artista e non ne vuole sapere di mettere su famiglia insieme al pittore. Van Gogh la lascia e fugge, qualche anno più tardi lei si suiciderà.
Emblematico, quanto tragico, dello stile e dei contenuti che Van Gogh porta avanti è la litografia I Mangiatori di patate del 1885 (oggi si conoscono 18 impressioni dell’opera).

Nel 1886 Van Gogh raggiunge il fratello a Parigi, a questo periodo è dedicata la terza sezione. Nella capitale francese, dove partecipa alla vita di Montmartre, rimane affascinato dalle opere di Signac e Seurat. Si innamora di Agostina Segatori che gestisce Le Tambourin. Ma la relazione finisce, nel 1887 incontra a una mostra Gauguin, appena tornato dalla Martinica. Vincent però sta male, beve e fuma troppo. Dalla primavera inizia a dipingere all’aria aperta, su una grande tela riportava le emozioni della giornata. Entra nel mondo colorato dell’impressionismo e divisionismo. Di questo periodo è l’Angolo di prato. La tavolozza è diventata luminosa, il prato è una gamma di tocchi verdi intervallati da quelli colorati dei fiori.

Durante il periodo parigino Van Gogh realizza 25 dei suoi oltre 40 autoritratti. Uno di questi, tra le sue opere più importanti in mostra, è l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887. In una lettera al fratello Theo l’artista afferma: “I ritratti dipinti hanno una vita propria che si origina dall’anima del pittore che nessuna macchina può catturare”. I tratti di colore, uno accanto all’altro, si fanno sempre più materici. Il suo sguardo è fiero e dalla sua espressione si intuisce una personalità tumultuosa. Questo autoritratto è esposto, per la prima volta fuori dai Paesi Bassi, dopo il suo recente restauro.
La quarta sezione è riferita al periodo che il pittore ha trascorso ad Arles (1888 – 1889), scrive in una lettera al fratello Theo: “I colori nella luce accecante del sud, assumono un’altra dimensione”.

Dopo essere stato dimesso dall’ospedale (a seguito del taglio dell’orecchio procuratosi a causa della delusione dell’amicizia con Gauguin) ricomincia a dipingere, Natura morta con un piatto di cipolle. Gli oggetti di questa natura morta sono fortemente simbolici: la bottiglia verde è di assenzio, il caffè e la pipa, i vizi che si concede e che sono attributi paterni. Accanto stanno un manuale di medicina naturale e una lettere che evoca gli affetti. L’artista passa dall’influenza de puntinismo a quella del giapponismo, evidente in Pini al tramonto (1889) o ne Il burrone (1889).

La quinta sezione è riferibile al periodo a Saint-Rémy-de-Provence e Auvers-sur-Oise (1889 – 1890). Le sue condizioni mentali sono fortemente instabili e viene ricoverato. Dopo un periodo di segregazione riprende a dipingere en plein air. La vita dell’artista è inscindibile dalle sue opere che ne sono espressione dolorosa, a volte gioiosa quando raffigura la natura, fino al tragico epilogo.

Dopo una sognante sala immersiva nei colori di Van Gogh chiude la mostra il suo ultimo grido di aiuto: Vecchio disperato (1890).
Questa mostra è anche la storia di un’altra donna, la moglie di Theo (che muore pochi mesi dopo Vincent), Johanna Bonger. Alla morte del marito si ritrova una casa piena di quadri. Con spirito imprenditoriale riesce a organizzare ben venti mostre in Olanda e in quella di Amsterdam espone 484 opere. I prezzi dei dipinti vanno alle stelle. Dopo aver donato e venduto 192 dipinti e 55 disegni lascia il resto al figlio. Inoltre si dedica alla traduzione, e pubblicazione, delle lettere di Vincent al fratello. Vincent Willem, figlio di Johanna, crea la Fondazione Vincent Van Gogh e stipula un accordo per costruire il Museo Van Gogh di Amsterdam che apre nel 1973.
Un plauso particolare va alla curatela di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti che hanno creato un percorso emozionante ricco di apparati mutimediali e didascalici, preziosi per la conoscenza del visitatore.
Con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia e realizzata in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo.
Informazioni
Titolo: VAN GOGH – Capolavori dal Kröller-Müller Museum
Sede: Palazzo Bonaparte
Indirizzo: Piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso), Roma
Date: 8 ottobre 2022 – 26 marzo 2023
Biglietti: Intero € 18,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 16,00 (audioguida inclusa)
Informazioni e prenotazioni: Telefono + 39 06 87 15 111
Sito: www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it
Orario apertura: dal lunedì al venerdì 9.00 – 19.00
sabato e domenica 9.00 – 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie
Martedì 1 Novembre 9.00 – 21.00
Giovedì 8 Dicembre 9.00 – 21.00
Sabato 24 Dicembre 9.00 – 16.00
Domenica 25 Dicembre 16.00 – 21.00
Lunedì 26 Dicembre 9.00 – 21.00
Sabato 31 Dicembre 9.00 – 16.00
Domenica 1 Gennaio 16.00 – 21.00
Venerdì 6 Gennaio 9.00 – 21.00
La biglietteria chiude un’ora prima
Catalogo: Skira