Trento delle meraviglie
Trento, la seconda tappa del mio viaggio in Trentino Alto Adige
Circondata da una collana di cime montuose, entro valli che conducono al Brennero (a nord), alla pianura padana (a sud) e a Venezia (a est), Trento (la Tridentum romana del I sec. a.C.), con le sue architetture medievali e rinascimentali, è legata alla storia del principato vescovile (istituito dall’imperatore Corrado II) e a quella del famoso Concilio di Trento (1545 – 1563). Fu il vescovo (oltre che vicario imperiale) Federico Vanga ad avviare (1207-1218) i lavori per la ricostruzione del Duomo e delle mura che fecero da supporto al primo nucleo del Castello del Buonconsiglio.
A Bernarndo Cles si deve l’aspetto rinascimentale (1516 – 1539) della città, la costruzione del Magno Palazzo nel precitato castello e la preparazione del famoso Concilio, quale reazione alla Riforma protestante. Solo nel 1800 il potere temporale dei vescovi ebbe termine.
INDICE: Piazza Duomo – Castello del Buonconsiglio – La torre dell’Aquila – MUSE – INFORMAZIONI
Piazza Duomo
Il cuore della città è piazza Duomo, dalla quale si raggiunge il Castello del Buonconsiglio. La piazza presenta su due lati il Duomo e il Palazzo Pretorio con la sua Torre civiva, al centro la fontana barocca di Nettuno. La lunga striscia di marmo sulla pavimentazione della piazza, parallela al Duomo, indica il confine tra potere religioso e civile. Forse non molti sanno che sotto tale striscia (Roggia grande) scorre l’acqua.
L’imponente Palazzo Pretorio è stato costruito nel 1220 dal principe vescovo Federico Vanga, il palazzo, dopo essere stato residenza vescovile, ospita dal 1963 il Museo Diocesano Trentino.
Uno dei più bei palazzi di Trento, istoriato da splendidi affreschi cinquecenteschi di Marcello Fogolino, è Casa Cazuffi-Rella. Sulla facciata di sinistra sono raffigurati personaggi e scene mitologiche (Giustizia e Fortuna), mentre sulla facciata di destra solo rappresentati i temi della Virtù, del Tempo, il Trionfo dell’Amore, il Trionfo della Sapienza e il Trionfo dell’Abbondanza (affreschi attribuiti ad un allievo del Dossi). Il palazzo è attualmente una residenza privata, mentre il porticato che affaccia su Piazza Duomo ospita attività commerciali.
Il Duomo conserva la sua struttura romanico-gotica, il fianco sulla piazza presenta una lunga galleria di arcatelle su colonnine binate. Il protiro, in marmo bianco e rosa, è denominato “la porta del Vescovo”. L’originale campanile (1521) con cupola a cipolla richiama l’arte tedesca.
Castello del Buonconsiglio
L’architettura più spettacolare è il Castello del Buonconsiglio (castrum malli seu consilii, ovvero il castello della pubblica adunanza), quasi una città nella città. Si consiglia vivamente di acquistare anche il biglietto per visitare, in orari prefissati e a numero chiuso, la Torre dell’Aquila, una autentica meraviglia artistica. Al castello era affidato il controllo della strada per la Germania.
Il primo nucleo, Castelvecchio, risale al 1238. La veste gotico-veneziana è del XV secolo, quando il castello viene trasformato, da fortezza, in residenza principesca.
Sul cortile del Castelvecchio si aprono tre ordini di loggiati. L’ultimo è una loggia in stile veneziano con archi trilobati, dalla quale si ammira un panorama unico della città. Nel cortile, in alto, l’affresco con Carlo Magno in trono e nella fascia sottostante i ritratti dei vescovi. I vari livelli sono collegati da eleganti scale in pietra. Nell’Andito a la Chapela, ingresso al Magno Palazzo, troviamo le Divinità dell’Olimpo, mirablmente affrescate da Dosso Dossi (magnifico pittore della corte ferrarese) e Battista Dossi, e sul soffitto lo stemma di Bernardo Cles.
Sempre degli stessi artisti gli affreschi della Stua della Famea, sala da pranzo della famiglia (“famea”) del vescovo. Eleganti lunette con le favole di Fedro ed Esopo dall’intento moraleggiante e nei pennacchi una raccolta di statue antiche, testimonianza della cultura del committente. Segue la camera del Camin nero (in pregiata pietra nera di Ragoli), affrescata da Dosso Dossi (1532) con le Arti Liberali e agli angoli le Virtù cardinali (Giustizia, Fortezza, Prudenza e Temperanza). Alle due estremità del soffitto gli stemmi di papa Clemente VII Medici e dell’imperatore Carlo V. Precedentemente denominata Chamara di stuchi, per la decorazione in stucco e grottesche all’antica.
Nella Camera delle Udienze, così chiamata per la sua funzione, troviamo i ritratti di re e imperatori dipinti da Gerolamo Romanino (1531). Sempre dello stesso artista la mirabile Loggia con scene bibliche, storiche, mitologiche e alcune scene di concerti. Mentre al centro della volta sta Fetonte sul carro del Sole.
La Sala Grande è l’ambiente più ampio e solenne del castello, destinato alle feste. Il fregio, di Dosso e Battista Dossi, mostra putti intenti a giocare con i fasci di verghe del principe vescovo, con i rami di palma e alloro, con i leoni rossi e bianchi dello stemma e con le lettere d’oro che compongono il nome “BERANRDT”. Il grandioso camino, sostenuto da due satiri è stato realizzato da Vincenzo Grandi.
A seguire la Sala degli Specchi, rinnovata alla metà del Settecento dal principe vescovo Francesco Felice Alberi d’Enno, il cui stemma è collocato al centro del pavimento. La sala è in stile rococò, tranne il soffitto a cassettoni ancora originale.
Bernardo Cles riuscì a collezionare un notevole numero di volumi a stampa e preziosi manoscritti. A questi dedicò la sala più ampia e luminosa dell’appartamento: la Libraria.
La decorazione di Dosso Dossi rappresenta le cultura umanistica del principe. Nel soffitto ligneo a cassettoni ha inserito i ritratti dei sapienti (oratori, poeti e filosofi) dell’antichità e del medioevo. Gli affreschi, purtroppo quasi illegibili, raffigurano i Padri della Chiesa. Sulla parete d’ingresso stanno sant’Agostino e sant’Ambrogio nei loro studi. Al centro della parete opposta sta il cardinale Cles presentato alla Madonna da san Vigilio.
Lungo la scala che conduce al giardino il Romanino ha brillantemente inserito gentiluomini e nobildonne della corte clesiana. Le scene di vita quotidiana di questi eleganti personaggi si svolgono al di là di una balaustra dipinta identica a quella in pietra. Tra queste scene anche quella dell’amato buffone di corte del Cles, Paolo Alemanno, che gioca con una scimmia.
Durante la visita al Castello si ha l’occasione di ammirare tanti piccoli e grandi capolavori artistici, come la collezione di stufe antiche in maiolica, la Madonna Blu, recentemente restaurata, o la placca in avorio del Sacramentario gregoriano, che testimonia uno sguardo verso esemplari più antichi. L’uomo barbuto rappresenta un autore antico ed è identificato con San Gregorio anche per il contenuto del volume. La lampada accesa, il pavone e gli elementi naturalistici sottolineano la raffinatezza dell’opera.
La torre dell’Aquila
Un lungo camminamento conduce al capolavoro del gotico-internazionale del Castello: la Torre dell’Aquila, dipinta anche da Albrecht Dürer e preposta al controllo della porta orientale. Fu modificata da Giorgio di Liechtenstein, colto e raffinato principe vesco di Trento dal 1391 al 1419 con grandi possedimenti in Moravia, per farne una residenza privata e non ufficiale. Fece innalzare la Torre di due piani e ne fece affrescare l’interno con il Ciclo dei Mesi. Il ciclo venne dipinto, tra il 1400 e il 1407, a “fresco” con interventi a tempera. Probabilmente l’autore degli affreschi, denominato il “Maestro dei Mesi”, è boemo come il principe vescovo.
I mesi raffigurati, come arazzi appesi alle pareti a circa 2,26 m dal pavimento, si distinguono per i lavori dei contadini e gli svaghi dei signori. Grazie alla ricchezza dei dettagli (godibili soprattutto con l’uso di un binocolo) offrono una visione quasi documentaristica sulla vita dell’epoca. I mesi sono incorniciati da lievi colonnine tortili che simulano una loggia. Le scene sono undici, perchè il mese di marzo, andato perduto, era dipinto sulla scala a chiocciola. Il pittore descrive nei dettagli tutte le occupazioni agricole nelle varie stagioni. Così come le occupazioni dei nobili: giocano a palle di neve (gennaio), partecipano ai cortei (febbraio), sono dediti ai corteggiamenti (maggio), sfilano nei cortei nuziali e cacciano con il falco (giugno).
Nei mesi invernali, novembre e dicembre, troviamo la raffigurazione della città di Trento, incluso il Castello del Buonconsiglio (nucleo antico) dalle cui grondaie pendono i ghiaccioli.
Ogni elemento, attrezzo o attività non è d’invenzione ma esistente all’epoca dei dipinti. Il Maestro dei Mesi aveva familiarità con i lussuosi Taccuini miniati lombardi, le miniature boeme e la vita cortese francese raffigurata nei Libri d’Ore, che favoriva un atteggiamento nostalgico verso una rurale età dell’oro.
La verticalità delle raffigurazioni ricorda quella degli arazzi. Del resto sappiamo che il principe vescovo, Giorgio di Liechtenstein, possedeva arazzi francesi e codici miniati lombardi. Con ogni probabilità al ciclo lavorò più di un pittore, sebbene sembra che il regista e l’ideatore fosse uno soltanto che, quasi sicuramente, venne al seguito del principe vescovo.
In questo ciclo troviamo, nel mese di gennaio, la prima raffigurazione di un paesaggio nevoso nella storia della pittura occidentale. Il castello, in alto sullo sfondo, è identificabile con quello di Stenico, ristrutturato all’epoca di Giorgio di Liechtenstein. Nella parte bassa due gruppi di nobili si danno battaglia a colpi di palle di neve.
Nel mese di febbraio (il dipinto si sviluppa sopra e al lato di una finestra) una ventina di giovani donne assistono al di sopra di una cortina muraria al torneo che si svolge sotto le mura con quattro cavalieri per parte. Al lato della finestra è raffigurata la bottega di un fabbro. Il torneo, attività aristocratica, si svolge in alto e l’attività plebea in basso, secondo una gerarchia di valori dell’epoca.
Nel mese di aprile diversi personaggi attendono alle loro attività in un paesaggio variegato. In basso due contadini arano il campo. Più in alto due dame si affrettano verso destra mentre altre due innaffiano un giardino recintato e un paio di contadini tornano da un mulino. In alto in un boschetto si aggira un orso. Le case dei contadini sono piuttosto omogenee e le proporzioni piuttosto incerte: il cane appare troppo grande rispetto alla chiesetta bianca. La veste verde di una delle due dame, che sembrano voler partecipare alla festa d’amore del mese di maggio, entra nel riquadro del mese successivo, come a voler stabilire una continuità tra i due mesi.
Nel mese di maggio, in un prato cosparso di fiori, stanno cinque coppie e due dame con un uomo. In alto sulla sinistra una cinta muraria cinge una città con una bianca chiesa gotica. A destra due coppie siedono attorno a una tavola imbandita. Nel roseto un personaggio minaccia un leone con una spada.
Anche il mese di giugno ha una impostazione tripartita come il precedente. In basso cinque coppie con cinque musicanti (scena cortese). In alto a destra allevatori mungono le mucche presso le malghe con tetti di scandole e preparano il burro con la zangola. Una giovane donna, dopo il ponte, porta un bacile coperto. Come nel mese precedente una città murata occupa lo spazio superiore dell’affresco. Nelle sembianze del religioso è probabilmente raffigurato il Cardinale Clesio.
Anche il mese di luglio si sviluppa intorno a una finestra. Unica nota cortese è l’offerta del falco del cavaliere alla dama. In alto dei contadini stanno falciando il fieno, mentre uno rettifica la falce. Sul tetto dell’orginale architettura sulla sinistra sta un nido di cicogne. Tre personaggi in barca stanno pescando. Un falconiere trasporta dei falchi su un telaio. Anche il mese di agosto è caratterizzato soprattutto dal lavoro nei campi. In basso, al lato della finestra, la vita dei nobili, separata da una palizzata da quella dei contadini, è rappresentata da due dame e un gentiluomo, tutti con un falco. Stanno accanto a un castello dall’aspetto simile a quello del mese di luglio. Le capanne del villaggio contadino (in alto a destra) hanno il tetto di paglia mentre le tegole sono usate per il tetto della chiesa e della casa del sacerdote, dotata di camino.
Nel mese di settembre, invece, prevalgono le attività cortesi come la caccia con il falco e si vedono alcuni cani che stanano delle pernici. Nella parte superiore le attività agricole e una contadina che raccoglie rape. Il mese di ottobre è dedicato alla vendemmia. Soltanto tre personaggi aristocratici in basso, tra cui un uomo che assaggia il mosto. Un torchio con un albero a vite viene usato per spremere l’uva. Il paesaggio in alto stabilisce una continuità con quello del mese precedente. Nel mese di novembre è rappresentata una città murata, forse la stessa Trento, che continua nel mese di dicembre. Le attività in inverno si concentrano nella città. In alto un’orsa cerca di proteggere i suoi piccoli dai cacciatori. Nella zona in alto del mese di dicembre ci sono taglialegna nel bosco impegnati nelle loro attività. Dai tetti del castello pendono ghiaccioli.
La porta da cui entra un carro di legname potrebbe essere la porta dell’Aquila, mentre nella zona in basso da un’altra porta escono due cavalieri. L’immagine ricorda il Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti. In questa torre la dimensione spazio-temporale sembra annullarsi per lasciare posto all’emozione di trovarsi all’interno di un documentario sul XV secolo.
MUSE
Il Museo della Scienza (MUSE) ha una valenza soprattutto didattica che lo rende adatto alle scolaresche, alle famiglie, ai bambini e ai ragazzi. Su diversi piani, terminanti con una terrazza panoramica, sono in mostra sezioni sulla geologia delle montagne, i ghiacciai, il labirinto della biodiversità, una serra tropicale etc. Attraverso apparati multimediali interattivi i più giovani possono apprendere giocando.
La struttura del MUSE è stata progettata da Renzo Piano all’insegna della sostenibilità ambientale e risparmio energetico. Il suo profilo sembra seguire quello delle cime che lo circondano.
Sono presenti pannelli fotovoltaici e sonde geotermiche che lavorano a supporto di un sistema di trigenerazione (produzione combinata di elettricità, calore e energia frigorifera) centralizzato per tutto il quartiere. Tende comandate da sensori di temperatura vengono gestite in automatico per ridurre l’irraggiamento nelle ore estive e facilitarlo durante le giornate invernali. La struttura è dotata di una cisterna per il recupero dell’acqua piovana che viene utilizzata per i servizi igienici, per l’irrigazione della serra, per alimentare gli acquari e lo specchio d’acqua che circonda l’edificio.
INFORMAZIONI
DOVE DORMIRE
La Villa
Salita della Spalliera, 3
Telefono 0461986276
Bed and breakfast centrale: a 10 minuti a piedi dal Castello del Buonconsiglio. Dotato di parcheggio interno. Adatto a brevi soggiorni. Camere dal design moderno, con balcone con vista sui tetti di Trento e montagne circostanti. Le porte delle camere si aprono su un piccolo pianerottolo non garantendo adeguato isolamento acustico.
DOVE MANGIARE
Il Libertino – Ristorante Enologico
Piazza Piedicastello, 4/6 – 38122 Trento
Telefono: 0461 260085 – chiuso il martedì
Cantina notevole con oltre 300 etichette. In cucina Assunta Martignoni che interpreta la tradizione trentina. Sommelier Luca Maurina. Piatti consigliati: Tartare e Capel del prete brasato al Teroldego.
Prezzo medio 40 euro, vini esclusi
COSA VISITARE
Piazza Duomo
Castello del Buonconsiglio
La visita alla Torre dell’Aquila è su prenotazione e a pagamento
via Bernardo Clesio, 5 38122 Trento Italia
Tel +39 0461 233770
e-mail: info@buonconsiglio.it
Orario invernale: 9.30 – 17 estivo: 10 – 18
MUSE
Museo dell Scienze
Corso del Lavoro e della Scienza, 3, 38122 Trento TN