Rodeo, Fast & Furious al femminile su due ruote

Il mondo dei rodei urbani: centauri e adrenalina. Premio Coup de cœur du jury Un certain regard a Cannes, già al cinema

Rodeo, l’opera prima della regista Lola Quivoron ci immerge nel mondo, a tratti degradato, delle moto ma con una protagonista femminile: Julia, interpretata da Julie Ledru. Il film inizia con lei, una ragazza vagabonda senza particolari legami, che ruba una motocicletta per partecipare a una gara clandestina.

Subito apprende la prima nozione da un esperto corridore per gareggiare nei rodei urbani, cabrare le ruote e alzarsi su una ruota: “Alzati, frena e vai!”. Durante la gara, interrotta dalla polizia, le viene sottratta la moto mentre soccorre un ragazzo caduto dal bolide.

A seguito della morte di lui viene in contatto con una banda criminale coordinata da un capo, chiamato Domino, in prigione con moglie e figlio relegati in casa. Senza una vera identità viene infatti denominata dai criminali “la sconosciuta”. Presto entra in contatto con i componenti della banda. Chi la accoglie subito, come Kais (Yanis Lafki), e chi la guarda con sospetto e gelosia come Ben (Louis Sotton). Manel (Junior Correia) arriva anche a minacciarla e a farle dispetti.

La nostra protagonista rimedia, rubandola, un’altra motocicletta. Convince il gruppo al “colpo grosso” trafugando in corsa un intero furgone con moto costose.
L’unico vero legame che riesce a instaurare è quello con la moglie del capo Ophelie (Antonia Buresi) e il figlio. Entrambi costretti a non allontanarsi per aspettare l’uscita di Domino dalla prigione. Saranno le uniche due persone a cui mostrerà il suo lato gentile e dolce entrando in empatia con loro.

Julia si sente realizzata solo a cavallo della sua moto: scioglie la lunga criniera e sorride, cosa che succede raramente quando sta con i piedi sulla terraferma. Non si preoccupa del pericolo e agisce non per necessità (tanto che dichiara di non avere bisogno di soldi, anzi li userà per aiutare la famiglia del boss) ma solo per ribadire la propria indipendenza.

Non c’è dubbio che il lungometraggio esprime un dramma on the road. Lontano però dal genere di Kerouac, ma con analogo spirito di ribellione. Julia è sola – in mezzo a un mondo di uomini – e segue la sua passione nel tentativo di redimersi, una via d’uscita dal degrado che sta vivendo. La sua femminilità è prepotente, autentica e non vuole trasformarsi nella classica figura del “maschiaccio” che l’ambiente sembra imporle.

Lei è tutt’altro che una semplice ragazza, relegata a compiacere o a sedurre l’uomo-pilota in sella alla sua moto.Vuole essere alla pari degli altri componenti della banda.
Possiamo dire che l’unico limite della pellicola è la scarsa caratterizzazione del contesto e degli attori di contorno.

La regista si concentra molto sulla protagonista, non approfondendo gli altri personaggi. Un ambiente, quello dei rodei urbani, che Lola Quivoron conosce bene: “cresciuta nella periferia di Parigi… vedevo sempre i ragazzi fare motocross davanti al mio palazzo… Rodeo nasce dall’incontro con il gruppo che seguivo da anni e dal mio intimo desiderio di, un giorno, vedere impennare una ragazza motociclista”.
Senza una particolare introspezione però i nostri dubbi rimangono senza risposta. Trattandosi di un’opera prima è comunque un buon lavoro, con un finale da “compromesso”, ma funzionale.