Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana
Sansepolcro, Castiglion Fiorentino, Citerna e Monterchi insieme per promuovere un itinerario artistico, culturale e paesaggistico unico
Esemplare il nuovo progetto, Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana, di valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico del territorio, che nasce dall’intesa tra i comuni di Castiglion Fiorentino, Citerna, Monterchi e Sansepolcro. L’obiettivo è quello di promuovere un itinerario artistico, culturale e paesaggistico il cui filo conduttore è l’arte con particolare riferimento al periodo rinascimentale. In un territorio circoscritto a poco più di 40 chilometri è possibile ammirare i capolavori di Piero della Francesca, Bartolomeo della Gatta, Donatello e altri grandi maestri. Il protocollo firmato per il progetto Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana prevede un sistema unico di comunicazione e promozione che ha il suo fulcro nel portale web, bilingue.
Come ha evidenziato il sindaco di Citerna (Enea Paladino), in occasione della conferenza stampa per la presentazione del progetto Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana in cui erano presenti tutti i sindaci dei quattro comuni: “Il Rinascimento ha dato i natali a grandi artisti che hanno portato il loro lavoro e le loro opere proprio nei nostri territori, che oggi sono custodi di tesori preziosi. Siamo felici di portare avanti questo progetto insieme, perché è un volano per il turismo che si muove nei nostri borghi”.
Ma già il percorso per raggiungere la zona conquista per il suo incantevole contesto paesaggistico che si snoda tra verdi colline. Ma non solo arte e natura perché qui è possibile godere di una offerta enogastronomica straordinaria per diversità e apprezzare un artigianato di qualità.
INDICE: CASTIGLION FIORENTINO, CITERNA, MONTERCHI, SANSEPOLCRO Enogastronomia, dove dormire Informazioni
CASTIGLION FIORENTINO
Qui sembra di fare un viaggio nel tempo attraverso le sue stratificazioni storiche. Città etrusca nel cuore della Valdichiana, Castiglion Fiorentino detiene un considerevole patrimonio artistico e paesaggistico. Il centro storico è medievale, con il suo impianto architettonico di mura, porte e vicoli che salgono verso il Cassero, l’alta torre, simbolo della città. Affascinante il panorama sulla Valle di Chio che si ammira dall’elegante loggiato Vasariano, un’architettura tipica rinascimentale.
La nostra visita a Castiglion Fiorentino è iniziata con il chiostro di San Francesco, oggetto di diversi interventi di restauro. All’interno svetta una palma, tipica dell’ordine francescano, e sotto il portico sono presenti una ventina di lunette che rappresentano scene della vita di San Francesco. Sono databili al XVII secolo, opera di Pelliccione da Colle Val D’Elsa. All’interno della chiesa si trova una tavola del 1548 rappresentante La Vergine con Sant’Anna, Sant’Antonio e San Silvestro di Giorgio Vasari.
Oltre a essere inserita nelle vie di San Francesco (un percorso legato ai luoghi della vita del Santo di circa 300 km che conduce ad Assisi), la chiesa a lui dedicata ne è una tappa. Il Comune ha in programma di collegare delle zone in cui sono già presenti delle piste ciclabili.
Sapevate che non solo a Siena si corre il Palio? Si tratta del Palio dei Rioni, una corsa di sei cavalli in tondo che si svolge qui a Castiglion Fiorentino la terza domenica di giugno. Il sabato che precede la settimana del Palio i tre Rioni si sfidano nella Gara dei Musici e Sbandieratori.
Una delle aree più antiche e interessanti è quella del Cassero divenuta nel XIII secolo fortezza militare. A quest’epoca risale la costruzione della mirabile torre (alta 35 m), antenna visiva di Castel Fiorentino. Una delle esperienze da fare, se avete fiato e non soffrite di vertigini, è salire su in cima alla torre, dove potrete godere di uno spettacolare panorama a 360 gradi. Il muro a ponente sembra poggiare su una base di mura etrusche a grossi conci.
Gli scavi condotti nel piazzale del Cassero hanno portato alla scoperta di un’area sacra con un tempio dove la copertura era in terracotta colorata ed ora è al museo Etrusco. La cosa eccezionale è che conserva ancora l’antica policromia con i colori blu rosso e bianco.
Dopo la visita al Cassero abbiamo proseguito con la scoperta delle opere dell’interessante Museo Civico Archeologico. Qui c’è una collezione di bronzetti del 500 a.C. e frammenti di sculture di pari data. Proprio uno scavo effettuato all’interno della torre ha messo in evidenza un “immondezzaio”. Questo ha restituito materiali medievali, tra i quali alcuni boccali, un’ampolla intera di vetro e ad alcuni bicchieri di spessore molto sottile, elegantemente decorati a pois.
Oltre al Fondo Antico di Giuseppe Ghizzi è esposto un prezioso Antifonario del Fondo Serristori del XIII secolo. Presenta una legatura in pelle su assi. Il testo è scandito da 1060 iniziali miniate poste all’incipit dei paragrafi.
La decorazione miniata è attribuibile a scuola aretina. È in corso la digitalizzazione di tutti i manoscritti del Fondo Ghizzi, in cui c’è una parte interessante dedicata alla genealogia con tutto lo studio delle famiglie e degli stemmi.
Anche la Pinacoteca Comunale è ricca di opere di pregio. Tra queste alcuni preziosi reliquiari. Uno spicca per la sua decorazione e l’importanza delle due reliquie contenute: la duecentesca Croce Santa, realizzata da orafi francesi e donata dal re Luigi IX al francescano Fra Mansueto nel 1258 per la sua opera diplomatica nella disputa tra Francia e Inghilterra. Contiene un frammento ligneo della Croce (all’incrocio dei bracci) e una spina della Corona di Gesù (nella parte inferiore del braccio lungo). La superficie in argento dorato è ricoperta da elaborate filigrane, su queste sono collocate grandi gemme di diverso colore.
Altra opera che cattura la vista è il Reliquiario di Sant’Orsola (XIV secolo, produzione renana). Il busto è realizzato in lamina dorata a mercurio. Sul capo sta una corona gigliata in argento dorato con pietre, vetri e smalti sia lucidi che opachi. Jacopo da Varagine, nella Legenda Aurea, racconta la storia della bella Orsola (figlia del re di Bretagna) fu chiesta in sposta da un principe pagano, re di Inghilterra. Orsola chiese un rinvio di tre anni nella speranza che Eneo si convertisse e intraprese con lui un viaggio a Roma dove sarebbe stato battezzato. Sulla via del ritorno, a Colonia, la comitiva, tra cui il papa Ciriaco, vennero sterminati dagli Unni che assediavano la città. Orsola fu risparmia e chiesta in sposa per la sua bellezza da Attila, ma lei si rifiutò e venne uccisa a colpi di freccia.
Bartolomeo della Gatta riceve delle commissioni a Castiglion Fiorentino. In particolare una tavola con San Francesco riceve le stigmate da porre nell’altare delle Stimmate della chiesa omonima. La cornice fu rimossa e la tavola, attraverso un sistema di corde e carrucole, fu utilizzata come sportello di un armadio per paramenti sacri. Il riferimento del paesaggio è al Sacro Monte della Verna, luogo del miracolo. Accanto al santo sta frate Leone e dal fondo sembra provenire una luce miracolosa, resa più forte dai raggi provenienti dal Cristo.
Il documento d’archivio che attesta la committenza e il documento, pubblicato per la prima volta da Giuseppe Ghizzi, è stato quello che ha permesso di scoprire il vero nome di Bartolomeo della Gatta: Pietro di Antonio Dei. Sempre di Bartolomeo della Gatta è San Michele Arcangelo (patrono di Castiglion Fiorentino), che fungeva da sportello d’organo. La committenza è della famiglia di Paolino Visconti, appartenente alle truppe milanesi che risiedevano nella zona di Castiglion Fiorentino durante la guerra contro Firenze. Paolino sposa con Lorenza Guiducci dalla cui unione nasce la figlia Teodora. Questa è la ragazza raffigurata che tiene in braccio il proprio figliolo. Nella parte inferiore della tavola è dipinto lo stemma della famiglia Visconti: un grande biscione che ingoia un uomo nudo. Sopra una figura angelica che sorregge un cartiglio in cui si legge: Laurentia fieri fecit (Lorenza lo fece fare).
CITERNA
L’unico borgo umbro, al confine con la Toscana, di questo progetto è Citerna. Un borgo discreto, quasi appartato, tranquillo dove i pochi abitanti si incontrano in strada e scambiano due chiacchiere. La sua atmosfera tranquilla, il panorama che si gode in cima dalla collina, posta tra il Cerfone e Sovara, la rende la destinazione ideale per chi cerca relax e preziose opere d’arte da scoprire. È un ottimo punto di partenza per escursioni, trekking e il percorso francescano. Il suo impianto e architettura medievale sono ben conservati. Eppure in questo piccolo borgo troviamo opere di Donatello, di Luca Signorelli e Pomarancio!
La chiesa di San Francesco (XV – XVI secolo, consacrata nel 1545), lungo corso Garibaldi, è un vero e proprio museo. Presente anche Sant’Antonio da Padova, morto nel 1231 a soli 36 anni quasi coetaneo di San Francesco, morto nel 1226 a 43 – 44 anni. I due santi si sono probabilmente incontrati all’eremo di Monte Casale.
In una nicchia seminascosti appaiono in alto gli eleganti Angeli di Luca Signorelli. Il Cristo in Gloria del 1535 è di un pittore manierista di Sansepolcro, Raffaellino del Colle. Ai lati sei Angeli molto belli dalle pose sensuali. Questi angeli dipinti hanno la tridimensionalità delle sculture. In basso San Francesco e San Michele Arcangelo.
L’organo della chiesa è del 1828. San Francesco passò da Citerna per ben due volte. Esposta anche la Deposizione del Cristo dalla Croce del Pomarancio del 1570. Il dipinto è un trionfo di colori cangianti e figure in movimento che si torcono, salgono in una spirale ascendente continua.
Un coro ligneo in noce del 1550 presenta diciannove scranni sopra e sei sotto. Ma la sorpresa più grande è nella sacrestia: Madonna con il Bambino, in terracotta policroma (1415 – 1420) di Donatello. L’opera di devozione religiosa fu riconosciuta, nel 2001 da una storica dell’arte come particolarmente pregiata. Dopo uno studio approfondito è stata attribuita a Donatello e riferita al suo periodo giovanile.
La Madonna di Donatello è stata sempre nella chiesa su quello che oggi è un piedistallo vuoto. Il parroco la calava giù durante le pulizie e per spostare una scultura di 58 kg si faceva aiutare dal sacrestano e dai bambini. Finché una storica dell’arte notò dei particolari di pregio. Soprattutto le mani, difficili da realizzare in terracotta a causa della cottura in forno, hanno attirato l’attenzione degli studiosi. Così fu coinvolto l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che, a seguito di un sopralluogo nel 2005, ha portato la Madonna a Firenze, per un accurato restauro durato cinque anni. Inoltre per due anni è stata esposta a Firenze e poi ricollocata nella sacrestia a Citerna il 30 novembre del 2012.
Ora la Madonna (alta 114 cm) è protetta da un deumidificatore e il piedistallo dove è stata collocata è dotato di quattro ammortizzatori laterali che, in caso di terremoto sussultorio oppure ondulatorio, le eviterebbero danni. Questi capolavori testimoniano la presenza nella zona di importanti artisti provenienti da Firenze da Siena.
La chiesa di San Michele Arcangelo (patrono di Citerna), situata nella parte più alta di Citerna e fatta edificare dalla confraternita del SS. Sacramento fra il 1680 e il 1682, presenta un’architettura molto semplice con un interno a navata unica e tre cappelle per lato. La chiesa custodisce importanti opere d’arte tra cui una Crocifissione attribuita a Nicolò Circignani, detto il Pomarancio.
Nella tavola, di stile manierista, la rappresentazione si sviluppa su due piani (sopra la crocifissione di Cristo; sotto la Vergine addolorata circondata da una folla). Sono raffigurati ben quarantadue personaggi in svariate pose. La composizione risulta così molto movimentata. Un personaggio con gli occhiali, che guarda lo spettatore, potrebbe essere un autoritratto dello stesso Pomarancio. Ma i suoi occhiali, gli abiti rossi e la sua carnagione scura può far pensare anche a un alchimista. È noto che questi indossassero occhiali quando nei loro crogioli fondevano i metalli. In ultimo potrebbe essere lo stesso pittore un alchimista?!
Tra le pregevoli opere della chiesa figura il gruppo di Madonne in terracotta invetriata policroma databili fra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Sono: la Madonna con Bambino di Luca della Robbia, rappresentata in piedi e frontale e, al secondo altare di sinistra, la Madonna col Bambino in grembo, di Giovanni della Robbia (1469-1529 ca). Questa fu ritrovata fra le macerie della Cappella di Maria SS. Immacolata Concezione (600 d.C.), distrutta dal terremoto del 1917. Dopo il restauro a cura della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali è stata sistemata nella Chiesa di S. Michele Arcangelo.
MONTERCHI
Luogo base ideale per una vacanza rilassante e sportiva. Dal borgo partono sentieri per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo. È Tappa di Francesco in Toscana, un percorso affrontato da molti pellegrini e appassionati di slow tourism. Monterchi è un borgo medievale che si è sviluppato intorno al suo castello.
Per la Madonna del parto non esiste un documento che ne attesti la commissione. Nessun atto che ci indichi perché Piero della Franscesca abbia scelto proprio quel luogo per il suo affresco: una chiesetta sperduta, Santa Maria in Silvis, (ora cappella cimiteriale), luogo noto per i rituali legati alla fertilità. I corsi d’acqua erano anche le prime vie di comunicazione e sinonimo di prosperità e fertilità. Era un motivo per cui le donne andavano a Monterchi a fare il bagno. Attribuivano all’acqua un potere di buon auspicio per rimanere gravide o per il prossimo parto. La mamma di Piero era di Monterchi e la chiesetta che lui ha scelto per il suo affresco è vicinissima a un ruscello le cui acque si credeva avessero dei poteri taumaturgici.
Nella sala didattica del Museo della Madonna del Parto è possibile visualizzare la tecnica dell’affresco: si usa il carbone per disegnare. Quindi si applica uno strato di intonaco ruvido con un po’ di sabbia che si chiama arriccio. Poi si stende un intonaco levigatissimo. Su quest’ultimo strato di intonaco fresco infine si dipinge. La giornata era il tempo necessario per far asciugare una superficie che l’artista aveva previsto di finire. La pittura degli affreschi inizia dall’alto verso il basso. Verso la fine della sua vita Piero della Francesca perse la vista. Forse proprio per questo abbandonò la pittura per dedicarsi al suo primo amore: la matematica.
La Madonna del parto è stata dipinta per essere vista dal basso. Indossa un vestito blu colorato col guado, che costava molto. Il suo sguardo è rassegnato a un destino inevitabile. La Madonna rimane nella chiesetta fino al 1992. Dopo l’ultimo restauro l’affresco viene trasferito nella scuola elementare.
Il cimitero viene costruito a Sansepolcro solo nel 1786, quindi l’opera non è nata per essere posta in un luogo di sepolture. Nella casa del pittore a Sansepolcro, nella sua camera da letto, si trovava l’unico dipinto non religioso, mitologico: un Ercole che adesso è al museo di Boston.
Il dipinto è tutto un gioco di rimandi e simmetrie. La specularità degli angeli (dallo stesso cartone) è sottolineata dall’inversione dei colori, rosso e verde, delle rispettive vesti e calze. Specchianti anche le aureole che riflettono l’interno della tenda. A tutt’oggi la Madonna viene venerata e le sono indirizzati biglietti e lettere con suppliche riguardo gravidanze desiderate. La tenda, foderata di ermellino (simbolo di purezza), è tabernacolo che include la Madonna e Maria è, a sua volta, tabernacolo di Gesù, “piena di grazia”. Il baldacchino damascato è decorato con melograni, simbolo di prosperità. Maria ha un aspetto regale ma è assorta in quello che sarà il suo prossimo futuro, è Madonna-Madre-Ecclesia. Unico indugio alla tenerezza il gesto della mano sul grembo che sottolinea la veste aperta. La luce soffusa e l’ottima illuminazione consente di godere appieno di questo capolavoro su cui è bello soffermarsi su ogni particolare.
Nel Museo è esposto anche il dipinto che si trovava al di sotto dell’affresco di Piero della Francesca: la Madonna del Latte del XIV secolo. Ciò attesta come il luogo fosse legato ai rituali e al tema della maternità. Il culto della Vergine lactans era attestato fino a pochi anni fa, quando le puerpere ricorrevano alle acque del torrente Momentana per ottenere latte duraturo e abbondante e invocavano la Madonna. Pertanto l’iconografia della Madonna del Latte era molto diffusa nella Valle del Tevere e nella vicina Val di Chio.
SANSEPOLCRO
Basta fare qualche passo a Sansepolcro per respirare arte e Rinascimento e comprendere quanto fosse importante nei secoli scorsi. Questa elegante cittadina è una tappa della via Francigena e domina la Valtiberina. Da qui si possono ripercorrere le orme di San Francesco (tra eremi, chiese e monasteri) o entrare in contatto con l’opera di Piero della Francesca, dove è nato ed è morto. Il centro storico chiuso nella sua cinta muraria è un gioiello autentico.
Tra gli edifici storici da visitare: la Casa natale di Piero della Francesca, la Cattedrale, che ospita il Volto Santo e la pala di Perugino, la chiesa di San Lorenzo con la Deposizione di Rosso Fiorentino, la chiesa di Sant’Antonio Abate, che custodisce lo stendardo opera di Luca Signorelli. Gli eleganti negozi e le insegne d’antan vi faranno sentire speciale in un luogo speciale.
Il Volto Santo è una scultura lignea alta 270 cm dell’VIII – IX secolo, conservata nella Basilica Cattedrale di Sansepolcro. Insieme a quello di Lucca rientra in quelle immagini definite dalla leggenda acheropite (non fatte da mani umane). Entrambe le città sono tappe della via Francigena. La tipologia iconografica è quella del Christus Triumphans, indossa la veste sacerdotale e sono assenti i segni della Passione.
L’apertura delle braccia è di 290 cm. e un braccio è più corto dell’altro in quanto durante la Seconda Guerra Mondiale il braccio sinistro fu smembrato completamente per essere chiuso in una cassa da nascondere sotto terra in un campo. È un Cristo che ha vinto sulla morte ed è oggetto di venerazione da parte degli abitanti di Sansepolcro. Il volto è straordinariamente moderno e il suo sguardo è particolarmente intenso.
Il fatto che nella basilica cattedrale di Sansepolcro sia presente un affresco di scuola riminese della fine del XIV secolo raffigurante la Madonna in trono tra i santi Tommaso Becket e Caterina d’Alessandria ha fatto supporre, essendo Tommaso Becket patrono dell’Ordine dei Templari, che Sansepolcro possa essere stata una sede ospitaliera e templare.
La Cattedrale, dedicata a S. Giovanni evangelista, di stile romanico-gotico, ospita anche una Crocifissione con santi, affresco di Bartolomeo della Gatta.
Altro capolavoro presente in cattedrale è l’Ascensione di Gesù del Perugino, quasi identica a quella conservata a Lione dello stesso artista.
Il Museo Civico di Sansepolcro custodisce quattro opere pittoriche di Piero della Francesca ed è il museo con più opere di Piero al mondo. Con questo museo può aprirsi o chiudersi il circuito prefrancescano che il progetto “Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana” propone.
Il Museo Civico di Sansepolcro è ospitato nel suggestivo e medievale Palazzo della Residenza o dei Conservatori del Popolo. Le opere di Piero esposte sono: il polittico della Madonna della Misericordia (1445-1462), La Resurrezione (1460/1468?) e due affreschi staccati raffiguranti San Giuliano(1454-1458?) e San Ludovico di Tolosa (1454-1458?). Ma nelle sale troviamo anche opere di Raffaellino del Colle, Giovanni Battista Cungi, Pontormo, Santi di Tito, sculture dei secoli XIII-XV, terrecotte di Andrea Della Robbia etc.
Lo straordinario polittico della Madonna della Misericordia è la prima opera di Piero della Francesca documentata. L’incarico è stato dato al pittore, nel 1445, dalla Confraternita della Misericordia, i cui stemmi compaiono negli angoli inferiori, per l’altare maggiore della chiesa adiacente all’Ospedale. Le figure plastiche, in stile rinascimentale, si stagliano sul fondo oro tipico dei polittici medievali. La Madonna è imponente, ieratica e architettonica. Apre il suo mantello come la cupola di una chiesa per offrire protezione ai fedeli. Il volto della Vergine è un ovale perfetto che si staglia sul fondo oro, sembra la lanterna della cupola sottostante. Ai lati sono raffigurati San Sebastiano, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e San Bernardino da Siena.
Nella cimasa è dipinta una struggente Crocifissione, quasi un tributo allo stesso soggetto di Masaccio del Polittico di Pisa. Tra i santi dei pilastrini figurano i fondatori della città di Sansepolcro, Egidio e Arcano.
La composizione doveva essere racchiusa entro una cornice dorata tardo-gotica, andata però dispersa quando l’opera fu smontata intorno al 1630. In questo polittico ritroviamo tutti gli elementi stilistici dell’arte di Piero della Francesca: impostazione prospettica rigorosa, semplificazione geometrica delle figure e colori luminosi. La differenza di statura tra i fedeli e la Vergine ha un significato gerarchico. La simmetria, la geometrizzazione delle figure, il fondo oro e lo sguardo severo della Vergine evocano un’atmosfera spirituale e trascendente. Siamo al cospetto di un mondo superiore.
La Resurrezione (realizzata a Sansepolcro fra 1460 e 1468) è una grande pittura murale, simbolo della città, commissionato per la sala maggiore di quella che, all’epoca, era la sede del governo cittadino. Un altro capolavoro di maestria prospettica ove il Cristo, con una veste rosa come l’alba, emerge dal grande sarcofago di pietra con una posa maestosa e autorevole. La gamba sinistra è appoggiata sul bordo, la destra è ancora all’interno del sepolcro. La mano sinistra mostra la ferita causata dal chiodo, la destra tiene un vessillo con la croce rossa in campo bianco. Ai suoi piedi dormono i quattro soldati, che stanno per risvegliarsi e formano come un’onda, da quello di sinistra a quello di destra. Forse il secondo soldato a sinistra è un autoritratto dell’artista.
La scena è divisa rigorosamente in due piani, quello terreno assopito e quello del Cristo risvegliato. La luce albeggiante del cielo illumina il paesaggio. Anche la natura con gli alberi spogli a sinistra a quelli rigogliosi a destra, come il Cristo, risorge. La scena può essere letta anche come allegoria delle stagioni
San Giuliano sebbene fosse un cavaliere in questo affresco non porta l’armatura ma indossa un elegante vestito con mantello rosso. La sua figura originariamente era intera, ma durante lo stacco venne in parte perduta. L’aureola è in prospettiva, come si usa nel Quattrocento, e lo sfondo è neutro, imitante un marmo verde.
San Ludovico di Tolosa è raffigurato in modo tradizionale con il pesante piviale vescovile sopra il saio francescano. Il piviale è decorato lungo il bordo con figure di santi ricamate, che ricordano l’analoga decorazione della veste del Sant’Agostino di Lisbona. Indossa una mitria bianca con fregi dorati e impugna nella mano destra un pastorale e nella sinistra tiene un libro. Intrigante e di ambito prefrancescano il San Sebastiano, forse attribuibile allo stesso Piero.
Enogastronomia
Se in questo territorio, circoscritto a pochi chilometri, troverete di che appagare spirito e anima con i suoi paesaggi, la natura, arte e Rinascimento a volontà, non è da meno, per qualità, l’enogastronomia. In questa zona di confine ben si sposa la cucina e la tradizione toscana con quella umbra.
Materie prime di qualità sono trattate con rispetto e sapienza. Per cui a tavola potete deliziarvi con tagliatelle, pici e bringoli fatti a mano dove trionfa il tartufo. Le zuppe, come la ribollita, sono succulente e appetitose. Un trionfo di salumi, formaggi e crostini appetitosi stimolano l’appetito.
Mentre per la carne, come la rinomata Chianina, poche zone possono vantare sapori e gusti come questa. Di fronte alla carta dei vini si ha l’imbarazzo della scelta e gli ottimi rossi si abbinano bene con la carne.
A fine pasto i biscotti secchi, i rinomati “cantuccini”, inzuppati in un buon vinsanto sono un ottimo intervallo nelle conversazioni in buona compagnia.
Dove dormire
Riguardo l’ospitalità questa zona offre ricercati b&b nei borghi, dove godere tranquillità e relax. Un ritmo slow e sonni in silenzi profondi risulteranno ristoratori per il fisico che per lo spirito.
Informazioni
Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana
Da visitare
Museo Civico Sansepolcro
Via Niccolò Aggiunti, 65 – Sansepolcro
te. 039 0575732218
Orario dal 16 settembre al 15 giugno:
10:00 – 13:00 e 14:30 – 18:00
BIGLIETTI MUSEO – TARIFFE ESTIVE
€ 8,00 – Intero – € 5,00 – Ridotto
Musei Civici Madonna del Parto
Museo della Madonna del Parto
Via della Reglia , 52035 Monterchi (AR)
Tel +39 0575 70713
Email: info@madonnadelparto.it
Madonna di Donatello
E’ possibile accedere alla Sacrestia della Chiesa di San Francesco a Citerna dove è conservata la Madonna di Donatello attraverso l’infopoint, situato al piano terra del Palazzo Comunale, che osserva i seguenti orari di apertura:
Sabato/domenica e giorni festivi, 10.00-12.00 e 15.00-18.00.
Nei restanti giorni settimanali la Madonna di Donatello è visitabile solo su prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni: 075 8554705 museoduomocdc@tiscali.it – 338 8817814 – 339 8445619
Museo Civico Archeologico
Via del Tribunale, 8 – Castiglion Fiorentino (AR)
Tel. (0039) 0575 659457
email: info@museicastiglionfiorentino.it
Orario Invernale: Dal 1 Ottobre al 30 Giugno: Lunedì chiuso. Dal martedì a domenica dalle ore 10:00 alle ore 12:30 e dalle ore 15:30 alle ore 18:00
La Pinacoteca
Via del Tribunale, 8 – Castiglion Fiorentino (AR)
Tel. (0039) 0575 659457
Orario Invernale: Dal 1 Ottobre al 30 Giugno: Lunedì chiuso. Dal martedì a domenica dalle ore 10:00 alle ore 12:30 e dalle ore 15:30 alle ore 18:00.
E-mail: info@museicastiglionfiorentino.it
Dove mangiare
Ristorante da Muzzicone
Piazza S. Francesco, 7 – Castiglion Fiorentino (Ar)
tel. 0575 658403
Il Buongustaio
Corso Italia 17/19 Castiglion Fiorentino
Phone : 0575958659
Mail: ilbuongustaioshop@gmail.com
Enoteca Guidi
Via Luca Pacioli, 44 – Sansepolcro
Tel. 0575 736587
Email: info@enotecaguidi.com
Dove dormire
Suite San Michele
San Michele al Borgo e San Michele al Castello
Via dell’Orto, 2 – Castiglion Fiorentino (Ar)
Tel. 3408413884
email: info@suitesanmichele.it