Palazzo Madama, una passeggiata tra duemila anni di storia

Una residenza principesca, scrigno di tesori, inondata di luce da Filippo Juvarra
Torino. Pochi edifici sono una sintesi, come Palazzo Madama, di duemila anni di storia. Salire lungo lo scalone monumentale, attraversare i suoi saloni, godere del panorama su Torino dalle sue verande, illuminate da una luce naturale che sembra specchiarsi sul pavimento bicromo, è un’emozione che solo una città moderna, come Torino, che conserva incastonati nel suo centro dei veri gioielli, può donare.Presidio romano alla confluenza del Po e della Dora Riparia (città fondata tra il 27 – 22 a.C.), poi provincia carolingia, oggi le torri con le finestre gotiche ancora svettano sul maniero che Cristina di Francia (figlia di Enrico IV e Maria de’ Medici), prima Madama Reale, trasforma con il Gran Salone per i ricevimenti e con la ristrutturazione degli appartamenti.

Sarà suo nuora, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (1644 – 1724) a voler l’architetto siciliano Filippo Juvarra (1678 – 1736) che le presenta un progetto di atrio-scalone che scandisce con la luce gli interni. Il palazzo è patrimonio dell’Umanità UNESCO (1997). Nel 1832 arriveranno nel palazzo le opere raccolte negli anni dai Savoia, e basterebbe la visione di queste a motivare un viaggio nella capitale sabauda. Qui si insediò, nel 1848, il senato costituzionale..Il lato posteriore ha ancora l’aspetto di un maniero quattrocentesco mentre la facciata, a ovest, guarda verso la Francia.

Il castello prende forma nel Trecento dall’antica porta Decumana, vennero aggiunte due torri a pianta quadrata accanto alle due esistenti e venne pavimentata la corte interna. Nel 1402 sono documentate le spese per la realizzazione del “giardino del principe”, con una gabbia per pappagalli di Bona di Savoia e la falconara. Accanto a questo hortus conclusus venne allestito anche l’orto (oggi il Giardino Botanico Medievale è visitabile prima di lasciare il palazzo). Fuori delle mura c’era un frutteto, un vigneto, una colombaia e la casa del falconiere.

Torino cadde nelle mani dei francesi fino al 1559. Il castello era usato come deposito di armi. Nel 1563 Torino, liberata, torna a essere la capitale dello stato sabaudo. Fino alla fine del XVI secolo il castello venne usato come prigione. Nel 1619 Cristina (1606 – 1663) tredicenne sposa Vittorio Amedeo I di Savoia, che rafforzò l’alleanza tra la Francia e il ducato sabaudo. Cristina importò a Torino la moda e le usanze francesi, e completò il progetto di ampliamento di Torino.

Arrivarono alla nobile dimora un gran numero di pittori, artisti, ebanisti, decoratori e tappezzieri. Così il Palazzo-Castello fu trasformato in un palazzo barocco. Cristina, prima Madama Reale, coprì la corte medievale e realizzò, al primo piano, un salone per i ricevimenti. Sia Cristina che Maria Giovanna di Savoia, rimaste presto vedove, assunsero la reggenza per i figli minorenni. Nel 1673 vide la luce il secondo amplimento della città verso il fiume.

Durante il regno di Maria Giovanna Torino godette di un periodo di pace e la duchessa promosse le arti e la cultura, fondò accademie e commissionò a Filippo Juvarra interventi a Palazzo Madama. L’architetto realizzò lo scalone e la facciata (1718 – 1721). Nel 1619 fu edificato il ghetto dove furono confinati gli ebrei, risale a quel periodo la realizzazione di importanti edifici come Palazzo Carignano.su progetto di Guarino Guarini.

Il palazzo venne collegato a tutti gli organismi amministrativi entrando a far parte della “zona di comando”. La seconda Madama Reale avvia importanti lavori di ristrutturazione, per le modificate esigenze del cerimoniale della casa regnante. Le sale vengono decorate con affreschi e la facciata dello Juvarra, tesa a caturare la luce, diviene uno dei capolavori del barocco. L’architetto siciliano interviene in tutte le dimore dei sovrani.

Il suo scalone a Palazzo Madama è profondo 12 metri e la volta a botte è impostata a oltre 20 m. Lo progettò come un unico spazio aperto pieno di aria e luce, ben lontana dall’antica scala a chiocciola che garantiva l’accesso ai piani superiori. L’imponente scenografia si avvalse anche degli stucchi celebrativi di Carlo Tantardini, con la Fama, l’Eternità e il Tempo intorno al monogramma della duchessa ottantenne.
Nel 1801 la Galleria di collegamento venne distrutta così Palazzo Madama rimase isolato dalla dimora reale.

Nel 1831 Carlo Alberto vi stabilì la Regia Pinacoteca, trasformando il Palazzo in un museo. La facciata juvarriana è realizzata in un marmo poco resistente agli agenti atmosferici e pertanto bisognoso, fin dai tempi di Juvarra, di continue operazioni di manutenzione e restauro.La seconda Madama Reale scelse la fritillaria (pianta esotica) per ornare il motto in stipite regnat (regna nel tronco, ovvero grazie alla sua discendenza). La fritillaria si rintraccia nel palazzo in vari ambienti e sulla cancellata all’ingresso.

Al piano nobile, dopo tre anticamere, si accedeva alla Camera di Parata, dove erano ricevuti ambasciatori, personaggi illustri e principi. Inoltre questa Camera era adibita anche a feste e balli. Seguivano le stanze private della duchessa. La sua Camera da Letto era particolarmente sontuosa perchè lì non solo veniva celebrato il rito del risveglio ma venivano ricevuti in udienza privata anche principi e principesse. Maria Giovanna affidò a due pittori la decorazione del suo nuovo appartamento: Bartolomeo e Domenico Giudobono. Stupefacente il soffitto della Sala Quattro stagioni, di Giovanni Battista Lanfranchi e stucchi di Carlo Pozzo, è realizzato con tralicci dorati, con volute vegetali su cui si muovono putti e animali.

Con l’avvento di Napoleone i Savoia vennero allontanati e il Piemonte fu annesso alla Francia. Dopo la Restaurazione venne allestito (1822) sulla torre nord-ovest il Reale Osservatorio Astronomico, in seguito rimosso, e le sale al secondo piano ospitarono la scuola di Astronomia.
Museo Civico d’Arte Antica venne inaugurato, nel Palazzo, nel 1934. Le collezioni di opere d’arte del palazzo sono a dir poco stupefacenti, non tanto per quantità ma per qualità. Elegante e raffinatissimo il cassone del XV secolo e nelle vetrine della Torre dei Tesori sono esposti capolavori straordinari.

Primo fra tutti il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina. Difficile distogliere lo sguardo davanti a questo notissimo dipinto a cui nessuna riproduzione rende giustizia. Davanti al ritratto sembra di vedere la vita che pulsa sotto l’incarnato, si ha l’impressione di poter accarezzare un volto di una persona in carne e ossa, i peli delle sopracciglia sono individuati uno a uno. Ma la bravura del pittore non è soltanto esecutiva in quanto riesce a rendere l’espressione leggermente beffarda e il rango del personaggio. Un capolavoro assoluto che merita più di una visita.

La posizione centralissima di Palazzo Madama consente una visione appagante di Torino, soprattutto delle cupole delle sue chiese, come quella della Cappella della Sacra Sindone e quella della Real Chiesa di San Lorenzo, autentici capolavori architettonici.
Sussidio interessante per seguire la storia e l’evoluzione del Palazzo il catalogo con i disegni di Francesco Corni.
Fino al 30 gennaio il Palazzo ospita la mostra Margherita di Savoia regina d’Italia.
Informazioni
Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica,
Indirizzo: piazza Castello, Torino
ORARI: Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
BIGLIETTI: Intero € 10,00 – Ridotto € 8,00 – Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card
Mostra + museo: Intero € 16 – Ridotto € 14
Informazioni: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
Telefono: 011 4433501
Prenotazioni: 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
Prevendita: Ticketone.it
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