Venezia 80. Maestro di Bradley Cooper
Al cinema il biopic dedicato al maestro Leonard Bernstein. Dal 20 dicembre su Netflix
Il film di Bradley Cooper Maestro, sul musicista Leonard Bernstein (1918 – 1990), che lui stesso interpreta, sicuramente stupirà il pubblico non a conoscenza della vita privata del musicista e gli estimatori del regista che nutrono delle aspettative da un altro suo film di ambito musicale. Cooper affronta le contraddizioni dell’uomo, combattuto tra musica classica e musical, tra Broadway e la sale concerti, tra depressioni esistenziali ed eccitazione creativa. Un’ambivalenza presente anche nel matrimonio con l’artista e attivista Felicia Montealegre Cohn (Carey Mulligan), a cui non nasconde l’omosessualità,
Leonard Bernstein Bradley Cooper ha imparato a amarlo quando era ancora bambino: «Quando ero piccolo in casa ascoltavamo spesso l’opera e la musica classica. Ho passato molte ore a condurre un’orchestra immaginaria con le capacità limitate di un bambino di otto anni. In particolare, ascoltavamo spesso un disco di Leonard Bernstein. Perciò la fiaccola che mi avrebbe mostrato la via per realizzare Maestro era già accesa molti anni prima che mi capitasse il progetto tra le mani. Dopo aver completato un anno di ricerche su Lenny e sulla famiglia, e aver digerito tutte le informazioni, ho capito che l’aspetto più interessante e toccante per me era il matrimonio tra Lenny e Felicia.
Era un amore non convenzionale e sincero, che trovavo estremamente intrigante. Ed era questa la storia che ho voluto raccontare. Sarò per sempre riconoscente a Jamie, Nina e Alex per avermi aperto le porte della loro famiglia e dei loro cuori. È stata una delle più grandi gioie della mia carriera». I tre figli di Leonard e Felicia Bernstein hanno permesso a Cooper di usare l’imponente catalogo di composizioni del maestro e hanno anche accolto la troupe nella loro casa nel Connecticut.
L’attore e regista americano – dopo il sucesso di A Star Is Born (2018) costruita sull’iconica presenza di Lady Gaga – è tornato sul Lido ma quest’anno in concorso. Sia lui che Carey Mulligan, la co-protagonista, hanno accompagnato la proiezione solo virtualmente a causa degli scioperi hollywoodiani.
Bernstein, una leggenda nella musica del Novecento, già sul podio dimostrava di essere un anticonformista, quasi a danzava coinvolgendo orchestra e pubblico. Divulgatore, autore di trasmissioni televisive sulla musica, compositore, pianista, autore di opere innovative sia classiche che musical, direttore della New York Philharmonic e direttore onorario di Santa Cecilia. A scriverne la sceneggiatura, insieme a Josh Singer, è lo stesso regista. Cooper nella veste di regista, sceneggiatore e attore (convincente nel ruolo del musicista), sembra voler puntare a qualche statuetta. Pur amando molto la moglie, Bernstein vive la sua bisessualità, diviso tra lei e i molti ragazzi con cui ha avuto rapporti. Se il musicista è il protagonista non da meno è la controversa figura della moglie (nata in Costa Rica, attrice di Broadway e televisiva), complice o vittima?
Consapevole sin dall’inizio, d’accordo per un rapporto libero e rispettoso, alla fine è usurata dall’egocentrismo del marito, delle sue richieste di attenzione, dal fatto che i figli cominciano a capire e sapere. I due si separano probabilmente a causa della relazione sempre più evidente con un ragazzo, il clarinettista David Oppenheim. Il compositore va a vivere a casa di un ex amante, il musicista Tom Cotrham, e decide di non nascondersi più. Il raffinato bianco e nero rende meno volgari le feste a base di coca e l’aspetto sciatto del compositore che si aggiudicò una nomination all’Oscar per le musiche di Fronte del porto (Elia Kazan, 1954). Felicia lo mette alla porta gridando: “Morirai come una checca vecchia e sola”. Però lui torna quando lei si ammala, seguendola con tenerezza fino alla fine.
Ma nonostante l’interpretazione e l’indiscutibile bellezza delle composizioni originali come colonna sonora il film non convince pienamente, forse per aver romanzato troppo? Forse per essersi concentrato sull’anticonvenzionale rapporto coniugale lasciando però fuori la politica, per esempio il sostegno alle battaglie per i diritti civili in America di Bernstein e della moglie? Un biopic un po’ troppo classico che diventa, malgrado l’eleganza di ogni particolare, una romantica storia d’amore, anche se non banale.