Venezia 80. Fatevi un regalo: Dogman di Luc Besson
Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane (Alphonse de Lamartine). Tra i film visti a Venezia, non tutti, Dogman è stato il migliore
Il regista Luc Besson (Nikita e Léon) sa come accendere la magia del cinema e farti accedere nel mondo fantastico del verosimile. In Dogman, presentato in Concorso alla Biennale Cinema, i protagonisti, che conquistano il cuore degli spettatori, sono una banda di cani impegnati nella lotta contro il male. Lasciamo fuori la sala il reale e scendiamo negli inferi, nel dolore con questo film. Ma non manca il divertimento, un bel ritmo e l’empatia con il protagonista Douglas (uno straordinario Caleb Landry Jones) che, immobilizzato su una sedia a rotelle per sempre a causa di una pallottola nella spina dorsale, sfida il mondo del male e difende gli inermi.
Lo stesso regista dichiara da cosa è stato originato il film: “L’ispirazione per questo film è venuta, in parte, da un articolo che ho letto su una famiglia francese che ha gettato il proprio figlio in gabbia quando aveva cinque anni. Da qui è scaturita la domanda su ciò che questo comporta per una persona mentalmente. Come si fa a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza? Ho voluto esplorare questa idea con Dogman. La sofferenza è qualcosa che abbiamo tutti in comune, e l’unico antidoto contro di essa è l’amore. La società non ti aiuterà ma l’amore può aiutare a guarire”.
In un’America abbrutita Douglas viene rinchiuso dal padre violento in una gabbia per cani da combattimento che invece di attaccarlo lo proteggono. I cani diventano così i suoi alleati nella vita. Douglas cerca di trovare un proprio posto nel mondo, anche se ciò significa infrangere le regole sociali.
Ha sofferto più di quanto la maggior parte delle persone potrà mai soffrire, eppure ha ancora una sua dignità e valori.
La famiglia di Douglas è disfunzionale, suo padre e suo fratello, violenti, sono comunque religiosi. Arrestato dopo un violento incidente, Douglas, con un costume da drag, è sottoposto a valutazione psichiatrica: racconta così la sua vita di bambino abusato e di come il suo amore per i cani gli ha restituito una dignità.
Luc Besson racconta questa storia come una favola molto verosimile. Un film sulle apparenze che spesso spiazzano allontanandoci dalla verità. Douglas, nonostante le violenze subite, resta un “puro”, una persona integra e onesta. Tra gli inserti più belli del film quelli in cui Douglas canta in un locale interpretando Edith Piaf o Marlene Dietrich.
Il film può essere visto come una storia fantastica ma è un’opera multistrato che sfoglia le varie sfaccettature del protagonista che, nonostante violenze e sofferenze patite, riesce a salvare i suoi valori e integrità.