17. Biennale Architettura 2021 – Arsenale. How will we live together?

17. Biennale Architettura 2021 – Arsenale. How will we live together?

Come vivremo insieme? In mostra a Venezia le opere di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi, fino al 21 novembre 2021. Le mie soste

Quest’anno, a differenza del precedente, la Mostra Internazionale di Architettura di Venezia ha aperto i suoi battenti. Ci sono quattro Paesi presenti per la prima volta a questa Biennale Architettura: Grenada, Iraq, Uzbekistan e Repubblica dell’Azerbaijan. Come affermato dal presidente della Biennale, Roberto Cicutto: “Non è stato un anno perso. Un grande regista con cui ho avuto l’onore di lavorare, Ermanno Olmi, diceva: ‘Non pensate che i tempi morti siano inutili. I tempi morti sono molto importanti se servono a comprendere che cosa dovevamo fare, che cosa dovremo fare e quali sono gli obiettivi del nostro agire'”.

Peju Alatise, Alasiri: Doors for Concealment or Revelation 2020
Peju Alatise, Alasiri: Doors for Concealment or Revelation 2020

Hashim Sarkis, curatore della Biennale Architettura: “Un programma esteso che vorrà ampliare quello che è presentato all’Arsenale e ai Giardini. Ampliando la Biennale di Venezia al resto del mondo. Abbiamo discusso tutti insieme sulla domanda che ci eravamo posti ‘How will we live together?’. Come aggiungere significato e come beneficiare da questa esperienza della pandemia e da quest’anno in più che avevamo avuto per elaborare ulteriormente i singoli progetti e la mostra collettiva. Queste discussioni sono state estremamente arricchenti. Hanno trasformato la Biennale da un evento a un processo, a una discussione aperta. La Biennale è stata più una collaborazione che una gara. La pandemia ha reso la domanda che avevo posto ancora più importante. C’è un collegamento stretto tra le due cose.

Le crisi climatiche, gli spostamenti di popolazioni, la polarizzazione politica e l’aumento delle disuguaglianze economiche e sociali ci hanno portato a riporci questa domanda. La risposta a queste ragioni è la tematica centrale della Biennale di Architettura. Abbiamo deciso di assegnare un Leone d’Oro alla memoria a Lina Bo Bardi. Se c’è qualcuno che impersona lo spirito di questa Biennale è lei. Lina Bo Bardi (n.d.r. Museo di San Paolo) incarna la tenacia dell’architetto in tempi difficili. Il modo in cui i suoi potenti edifici mettono insieme: architettura, natura, vita e società rappresentano la sua capacità di mettere insieme la vita e le arti”.

Azra Akšamija Silk Road Works, 2020 Biennale Architettura 2021 Arsenale
Azra Akšamija Silk Road Works, 2020

Il Leone d’Oro alla carriera è stato assegnato a Rafael Moneo (vincitore del Pritzker Prize 1996, Museo del Prado, la stazione ferroviaria di Atocha) ha interpretato edifici storici con uno nuovo sguardo. Un Leone d’Oro speciale è stato assegnato a Vittorio Gregotti (scomparso nel 2020 a causa di una polmonite da Covid-19). La Biennale Architettura esiste anche grazie a lui.

Il fine non è più progettare edifici o la pianificazione urbanistica ma ridefinire il rapporto tra uomo e ambiente. Ambiente come coabitazione e relazione tra gli esseri umani, gli animali e i vegetali. Il destino dell’ambiente e degli esseri che lo abitano sono profondamente correlati. Serve un’architettura più sociale e con meno star. Il passaggio necessario è dall’uomo al centro del mondo all’uomo ecologico che coabita con altri esseri.
La Mostra è organizzata in cinque aree tematiche. Tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione Centrale: Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities, Across Borders e As One Planet.

Studio Ossidiana (Giovanni Bellotti; Alessandra Covini) Variations on a Bird Cage (2019 - 2021) Biennale Architettura 2021 Arsenale
Studio Ossidiana (Giovanni Bellotti; Alessandra Covini) Variations on a Bird Cage (2019 – 2021)

Nella prima area tematica, Among Diverse Beings con l’opera di Peju Alatise, sagome e personaggi dipinti in stile aborigeno ci guidano attraverso porte aperte. Connettono passato e presente, proiettandoci verso il futuro. Digitale e fisico sono intrecciati, Occidente e Oceania ibridati. Finalmente un unico spazio in cui convivono diverse etnie. “Siamo sulla stessa barca”. Azra Akšamija con Silk Road Works espone 33 giubbotti in seta provenienti da varie regioni della Via della Seta, dal tessuto riflettente. Il disegno dei giubbotti con la disposizione delle tute richiama le caratteristiche architettoniche islamiche di Palazzo Ducale a Venezia. La Serenissima era centro commerciale, di scambio e culturale tra Europa e Oriente. L’opera è una rappresentazione della mobilità culturale.

Refik Anadol e Gökhan S. Hotamışlıgil
Refik Anadol e Gökhan S. Hotamışlıgil

Nel nostro ecosistema sono inclusi altri esseri (uccelli, api, funghi etc.). Variations on a Bird Cage è uno spazio di mediazione tra uomini e uccelli. Strutture come trespoli, torri-piccionaie, voliere, mangiatoie costituiscono spazi di mediazione tra l’uomo e le altre specie. La torre pipistrellaia è un omaggio all’introduzione dei pipistrelli in Europa e nel Nord America allo scopo di contenere la diffusione della malaria. La torre colombaia attesta l’uso dei piccioni per la loro carne e guano e così via. La seconda area tematica As New Households è una riflessione sulle unità abitative che riguarda soprattutto la famiglia mononucleare. Questa tipologia, in crisi come modello unico di convivenza, rappresenta meno di un terzo. Il numero di abitazioni per single o famiglie allargate o multigenerazionali stanno aumentando.

Biennale Architettura 2021 Arsenale - As New Households
As New Households

In questa sezione gli architetti promuovono nuove tecnologie e tipologie abitative per nuovi modelli collaborativi di famiglie. Una delle opere più interessanti è Refuge for Resurgence (Rifugio per la Rinascita) di Superflux. Una cena immaginaria in cui convitati sono uomini e animali, in un futuro condiviso. Si tratta di “un’esperienza culinaria multispecie con animali, uccelli, piante e funghi”. È una risposta al tema della Biennale di Venezia: “Come vivremo insieme?”. Refuge for Resurgence ha voluto riunire tutte le forme di vita sulla terra per celebrare la loro interdipendenza ecologica in un mondo post-antropocenico. Un banchetto multispecie dove intorno a un tavolo lungo quattro metri, in legno di quercia selvatica lavorata a mano, sono disposti quattordici sgabelli in legno, personalizzati per adattarsi al loro occupante. I partecipanti al banchetto rappresentano uno spaccato della vita su una Terra che risorge.

Superflux, Refuge for Resurgence
Superflux, Refuge for Resurgence

Tre esseri umani (uomo, donna e bambino) si uniscono a una volpe. Si uniscono a loro un topo, una vespa, un piccione, una mucca, un cinghiale, un serpente, un castoro, un lupo, un corvo e un fungo. Ogni creatura ha proprio posto a tavola, ma solo la vespa, il fungo e il corvo (imbalsamato) sono presenti nell’installazione. Esplorando ogni posto intorno al tavolo lo spettatore può dedurre l’identità dell’ospite da alcuni indizi. Per esempio le posate realizzate a mano con materiali recuperati da un mondo precedente (ossa di uccelli, luci dei freni, ramoscelli, un circuito arrugginito o un cavo telefonico).

I piatti in ceramica sono disegnati dall’illustratore Nicola Ferrao con scene mitopoetiche raffiguranti le specie protagoniste e i loro percorsi narrativi, dalla distruzione alla rinascita. I piatti crepati, e amorevolmente riparati, sono decorati con raffigurazioni di un viaggio dall’apocalisse a un nuovo mondo.
Jon Ardern, co-fondatore: “Stiamo attingendo a idee di folklore, mitologia, il potenziale trasformativo del rituale e della cerimonia. Vogliamo aprire aspetti poetici di altri mondi che potrebbero sembrare enigmatici – o addirittura magici. Questa è un’invocazione e una preghiera per un mondo diverso».

Alexia León (Perù, 1970) e Lucho Marcial (Perù, 1962) di Leonmarcial Arquitectos (Perù, 2012), Interwoven
Alexia León (Perù, 1970) e Lucho Marcial (Perù, 1962) di Leonmarcial Arquitectos (Perù, 2012), Interwoven

Il tavolo si trova sotto un trio di schermi LCD sospesi che formano una finestra trittico sul mondo esterno. Dalle finestre si vede un paesaggio urbano all’indomani della catastrofe: le strade sono allagate e gli edifici giacciono in rovina. Ma le piante, gli alberi e la fauna selvatica si stanno riappropriando della città. La natura sta costruendo un nuovo mondo dalle macerie del vecchio e la cena multispecie è simbolo di una convivenza interspecie all’insegna dell’uguaglianza. Una installazione onirica realizzata attraverso un linguaggio emotivo e lirico. La ricostruzione di una vita naturale, una realtà magica dopo il cataclisma.

Interwoven di Leonmarcial Arquitectos sono pareti divisorie realizzate in blocchi di legno di Panguana e metallo. Si tratta di una struttura aperta ad uso di famiglie che riescono a superare i confini tra esterno-interno e pubblico-privato. Un ambiente in cui le persone coesistono e interagiscono.

Lina Ghotmeh (Francia, Libano, 1980) di Lina Ghotmeh—Architecture (Francia, 2016), Stone Garden. Resilient Living: an Archaeology of the Future
Lina Ghotmeh (Francia, Libano, 1980) di Lina Ghotmeh—Architecture (Francia, 2016), Stone Garden. Resilient Living: an Archaeology of the Future

Lina Ghotmeh Architecture presenta il processo di progettazione alla base del Giardino di pietra realizzato a Beirut, in Libano. In mostra un modello in scala 1:30 con un’altezza di 2,3 metri, oltre a diverse immagini della costruzione. Inoltre, accanto al materiale, vengono visualizzate riprese da droni dopo la recente grande esplosione a Beirut che mostrano la capacità architettonica del progetto di funzionare come riconciliazione e resilienza in tempi di crisi. L’edificio si trova vicino al porto industriale della città, a circa un chilometro dal luogo dell’esplosione che ha danneggiato metà della città nell’agosto 2020.

Le finestre di diverse dimensioni alleggeriscono la massa per diventare dei “balconi” piantati. L’edificio accoglie l’ambiente naturale nella costruzione e nella città. “La violenza ha sempre lasciato il segno sulla pelle degli edifici della città, svuotandoli e lasciando che la natura invadesse ogni scheletro di cemento lasciato fuori”, condivide Lina Ghotmeh. Stone Garden è un’archeologia del futuro, una connessione tra competenze passate e future ed è, allo stesso tempo, uno strumento curativo per le ferite che il conflitto ha inferto.

Biennale Architettura 2021 Arsenale - As New Households, allestimento
Biennale Architettura 2021 Arsenale – As New Households, allestimento

As Emerging Communities. Stanno nascendo nuove forme di comunità: centri open-source dei millenial, spazi, economie condivise, forme di co-housing. Questa 17. Mostra propone infrastrutture sociali tese a valorizzare queste nuove forme di vita collettiva.

Ego to Eco: Learning from Nature, dello studio di architettura EFFEKT con sede in Danimarca, è una installazione vivente per la Biennale di Venezia. Qui vengono cresciute 1.200 piantine di alberi di quattro specie diverse, in un terreno di coltivazione controllato a distanza. Fanno da contorno a sette progetti di architettura sostenibile. Una foresta in miniatura che cresce durante i sei mesi della Biennale grazie a un sistema di irrigazione idroponica. Questa fa circolare acqua e sostanze nutritive attorno alle loro radici. Il tutto telecomandato da Copenhagen. In attesa che queste piantine di alberi raggiungeranno la dimensione ideale per poterle trapiantare. Dopo la Biennale, gli alberi verranno piantati in Danimarca attraverso un progetto di rimboschimento urbano. Assorbiranno più di 1.000 tonnellate di CO2 nei prossimi 50 anni.

EFFEKT (Danimarca), Ego to Eco: Learning from Nature
EFFEKT (Danimarca), Ego to Eco: Learning from Nature

“L’umanità sta affrontando la sua sfida più grande. Considerando l’imminente pericolo del cambiamento climatico, la perdita degli habitat e l’impoverimento delle risorse naturali, dobbiamo ripensare al modo in cui viviamo su questo pianeta” dichiarano gli architetti. Il growtable ospita sette progetti. Forest Village è un modello di comunità autosufficiente che usa cibo ed energia ricavati da risorse rinnovabili e locali. Una nuova area residenziale che sarà realizzata dal Comune di Middelfart in collaborazione con EFFEKT. Un progetto che prevede un rimboschimento, una maggiore biodiversità e l’economia circolare delle risorse. La Danimarca ha come obiettivo quello di coprire il 20% della propria superficie con la foresta entro il 2100.

Urban Village Project propone la realizzazione di abitazioni sostenibili ed economiche attraverso un sistema modulare di edifici in legno prefabbricati e smontabili. Ciò comporta riduzione di CO2 e la possibilità di costruire alloggi a prezzi accessibili, contro le diseguaglianze sociali.

Doxiadis+, Entangled Kingdom
Doxiadis+, Entangled Kingdom

Interessante anche il progetto Harbour Farm che si propone rigenerare i waterfront urbani dismessi in fattorie ittiche urbane, dove i frutti di mare vengono allevati, raccolti, attraverso cicli di produzione sostenibili e biologici, e serviti sul posto in ristoranti. Accanto a queste anche attività ricreative come il kayak e il nuoto. Anywhere Cabin è un piccolo alloggio off-grid in mezzo alla natura. Permette un impatto ambientale minimo e niente bollette.

Diversità fungina
Diversità fungina

Life Beyond Earth 2020 di Skidmore, Owings & Merrill (Usa, 1936), è un’installazione realizzata in collaborazione con l’ESA (European Space Agency, Parigi, 1975). L’ESA ha voluto esplorare il potenziale degli ambienti abitati sulla Luna.
Si tratta di un villaggio spaziale sostenibile, capace di ospitare la vita umana sul suolo della Luna. Il progetto consta di due modelli in scala e la proiezione di un film. Il primo modello mostra il villaggio lunare con abitazioni tecnologiche e mezzi di trasporto. Il secondo è un singolo modulo abitativo a forma di silos. “Life Beyond Earth prevede un insediamento lunare a lungo termine e autosufficiente che superi i vincoli delle condizioni estreme dovute ad un ambiente inospitale”, ha affermato il direttore associato di SOM Georgi Petrov.

Farah Al Qasimi, Sabkha, Al Ruwais, 2020
Farah Al Qasimi, Sabkha, Al Ruwais, 2020

A ricordare l’importanza di tutte le specie, “Senza di me tu non esisti”, anche funghi e batteri in mostra nell’installazione Entangled Kingdom. Si entra come in una grotta delle meraviglie. Su un telaio metallico sospeso alcune piante tropicali, funghi raccolti alla Biennale e licheni. A metà tra quello animale e vegetale sta il regno dei funghi. Questi possono trasformare la roccia in suolo. Un miliardo di anni fa comparvero e colonizzarono acqua, aria e terra con muffe, lieviti etc. Erano un milione e mezzo di specie.

I funghi formano una rete connettendo gli alberi tra loro. Metabolizzano la materia organica e senza di loro la vita sulla Terra non sarebbe possibile. I funghi sono trasmigratori della materia, sono una sorta di interfaccia tra la vita e la morte, tra regno vegetale e minerale. Funghi e batteri gestiscono la maggior parte dei rifiuti della biosfera. All’Arsenale delle spore di funghi, prelevate in due stanze, sono stati coltivate nel dipartimento di micologia dell’Università di Atene. Nonostante la loro invisibilità il mondo dei funghi ci circonda.

Nel Padiglione degli Emirati Arabi sono esposte le affascinanti foto, dell’artista emiratino Farah Al Qasimi di New York, delle sabkhah, saline naturali, deserti di sale nominati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO degli Emirati Arabi Uniti . “Wetland” è una ricerca sui materiali fondata sugli innovativi mattoni “salati”, locali, sostenibili, deputati a sostituire il cemento e realizzati con i sottoprodotti della dissalazione delle acque. Wetland è la decima mostra del Padiglione Nazionale Emirati Arabi Uniti alla Biennale Architettura 2021. Curata da Wael Al Awar e Kenichi Teramoto, Wetland presenta un’alternativa ecologica al cemento a base di sale che potrebbe ridurre l’impatto climatico del settore edile.

Creato da salamoia di scarto industriale riciclato, il cemento MgO è stato colato a mano nel terriccio. Con le forme così prodotte è stata realizzata una struttura prototipo di sette metri per cinque che ricorda le tradizionali case costruite in corallo degli Emirati Arabi Uniti.

ELEMENTAL (Cile, 2001) Alejandro Aravena (Cile, 1967), Gonzalo Arteaga (Cile, 1977), Víctor Oddó (Cile, 1975), Diego Torres (Perù, 1979), Juan Cerda (Cile, 1980), How will we live together, Chileans and Mapuche? Building places to get to know each other (Künü), Building places to parley (Koyaü-we)
ELEMENTAL (Cile, 2001) Alejandro Aravena (Cile, 1967), Gonzalo Arteaga (Cile, 1977), Víctor Oddó (Cile, 1975), Diego Torres (Perù, 1979), Juan Cerda (Cile, 1980), How will we live together, Chileans and Mapuche? Building places to get to know each other (Künü), Building places to parley (Koyaü-we)

Il Padiglione emiratino punta sulla sostenibilità. È stato affidato agli architetti Wael Al Awar e Kenichi Teramoto, i quali hanno sviluppato la formula chimica per ottenere “cemento organico” riutilizzando i residui cristallizzati di sale e altri minerali. Si tratta di scarti della dissalazione industriale dell’acqua di mare, una risorsa che gli Emirati Arabi hanno in abbondanza. Il tutto è ricavato dalle saline di Sabkhas. Questo cemento può raggiungere la consistenza e la durabilità nel tempo per essere utilizzato sotto forma di mattoni standard nella costruzione di edifici. Per ora necessita di un processo industriale non ecologicamente sostenibile: la carbonizzazione, “irradiamento” di anidride carbonica.

Questo “cemento organico” può assorbire anidride carbonica e, da una stima di laboratorio, sembra che se l’edilizia emiratina potesse svilupparsi attraverso l’uso di questo materiale, ci sarebbe una diminuzione del 30% delle emissioni di CO2 nel Paese. Un risultato importante che potrebbe giovare all’ecosistema. Si torna a progettare di costruire con la “natura” in considerazione che il settore della costruzione è tra i più inquinanti al mondo. Prendendo ad esempio la città egiziana di Siwa costruita col sale, sono state condotte una serie di ricerche in collaborazione con prestigiose università internazionali che hanno dimostrato come il sale, ottenuto come scarto del processo desalinizzazione, permetta con la giusta ricerca di arrivare ad una struttura sintetica che offre un’alternativa al cemento.

ELEMENTAL (Cile, 2001) Alejandro Aravena (Cile, 1967), Gonzalo Arteaga (Cile, 1977), Víctor Oddó (Cile, 1975), Diego Torres (Perù, 1979), Juan Cerda (Cile, 1980), Chileans and Mapuche, Building places to get to know each other (Künü), Building places to parley (Koyaü-we)
ELEMENTAL (Cile, 2001) Alejandro Aravena (Cile, 1967), Gonzalo Arteaga (Cile, 1977), Víctor Oddó (Cile, 1975), Diego Torres (Perù, 1979), Juan Cerda (Cile, 1980), Chileans and Mapuche, Building places to get to know each other (Künü), Building places to parley (Koyaü-we)

Lo studio ELEMENTAL dell’architetto cileno Alejandro Aravena (vincitore del Premio Pritzker) ha installato una incredibile struttura per offrire un luogo di incontro per risolvere i conflitti tra mapuche e cileni. L’installazione è stata commissionata dall’Asociación de Comunidades Mapuche de Loncoche e Arauco. Il conflitto riguarda le rivendicazioni degli indigeni Mapuche per l’autonomia giurisdizionale, la proprietà della terra e il riconoscimento dei diritti. Questo è un fenomeno che si verifica in Cile e in alcune zone dell’Argentina. ELEMENTAL ha affrontato il conflitto cileno-mapuche usando l’architettura come strumento di dialogo.

Il progetto intende recuperare l’antica tradizione parlamentare, ovvero il mezzo usato dalla comunità mapuche per relazionarsi con altri poteri. Questa tradizione parlamentare non aveva una costruzione deputata così ELEMENTAL ha modellato koyaüwe, lo spazio per il colloquio, attraverso un processo partecipativo, coinvolgendo la conoscenza della comunità Mapuche.

Biennale Architettura-2021 - Arsenale. Padiglione Italia
Padiglione Italia

Nel 2019, ELEMENTAL ha creato un quadro di dialogo: KUNU (un portale nella cultura mapuche) e il koyaüwe, lo spazio per la risoluzione delle differenze che è stato installato vicino all’Arsenale. Un’azienda forestale e un’associazione mapuche si sono così avvicinate. Purtroppo le conversazioni che avrebbero dovuto svolgersi all’interno del koyaüwe non sono state possibili per la pandemia. Il conflitto è emerso dopo che il Cile ha ottenuto l’indipendenza (1818). Da allora i Mapuche hanno combattuto per la proprietà e l’occupazione della terra. L’installazione di Aravena, nell’Arsenale, ripropone l’antica tradizione delle assemblee e dei luoghi di incontro indigeni che servono a stimolare il dialogo e a superare le divergenze.

Padiglione Italia, Genesi del logo. Ecologia: allenza tra artificio e natura
Padiglione Italia, Genesi del logo. Ecologia: allenza tra artificio e natura

“Un possibile indizio per comprendere la complessità della questione può essere dato dal fatto che in lingua spagnola non abbiamo due parole per Land ed Hearth“, ha detto in un video Alejandro Aravena “Ecco perché tendiamo a mescolare tra la disputa sulla terra, la sua proprietà e i diritti di proprietà storici, con una nozione più profonda della Terra come pianeta”. L’installazione è composta da tronchi di legno alti disposti a forma di cerchio e il cuore dell’installazione diventa il luogo di incontro.

Uno spazio circolare come gli spazi cerimoniali mapuche e allo stesso tempo verticale per essere visibile in lontananza. Terminata la Biennale l’installazione sarà trasportata in Cile per ospitare dei talk. Speriamo che tutte le buone intenzioni dietro questa installazione suggestiva non restino utopia. Ma come affermava Napoleone: “Se è possibile è stato fatto se è impossibile si farà”.

Padiglione Italia
Padiglione Italia

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività contemporanea, è a cura dell’architetto (studio Heliopolis 21) Alessandro Melis, docente e ricercatore. Il Padiglione Italia si presenta come un labirintico allestimento ereditato, e riutilizzato, dal Padiglione Italia 2019 per la Biennale d’Arte (con la curatela di Milovan Farronato). Le molte tematiche affrontate e il percorso non lineare rischiano di confondere il visitatore. I progetti selezionati tentano di dare una risposta alla cristi ambientale, ai problemi legati alla salute, alla pressione sociale e all’ecologia.

“Si dovrebbe tornare a lavorare come nello studio del Verrocchio” dice Melis, ovvero a quel presupposto di contaminazioni di più materie come base per la creazione di un laboratorio di idee innovative e concrete. Il mestiere dell’architetto, così trasversale, deve essere sempre più aperto nei confronti di diversi argomenti e problemi sociali.

Biennale Architettura 2021, Padiglione Italia
Biennale Architettura 2021, Padiglione Italia

Il Decalogo dei Contenuti è esposto all’inizio. Crisi climatica; sperimentazione e ricerca. Transdisciplinarietà (la capacità di trasformare le conoscenze in visioni, il 40% delle emissioni dipende dalle costruzioni). Resilienza meglio di sostenibilità. La parola “città” è sostituita con “comunità”, unità minima di intervento dove dimensione sociale e spaziale convergono. Salute, la pandemia ha confermato la relazione tra crisi ambientale e malattie pertanto il legame tra ecologia e salute è primario (17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite alla base dell’Agenda 2030). Equità, inclusività e gender balance; convivenza con specie non umane. La necessità di una visione sistemica, la storia e le città storiche.

Biennale Architettura 2021 Arsenale, Padiglione Italia
Biennale Architettura 2021 Arsenale, Padiglione Italia

Il logo con il suo colore fucsia, risulta, con i suoi rimandi al graphic design, subito accattivante. “Il nostro logo possiede più scale di lettura ed è un esempio di questa visione. Rimanda all’attivismo e ai diritti civili – in particolare al gesto di Smith e Carlos alle Olimpiadi del 1968. Riunisce, nella parte alta, un “modello di città” (sintetizzato nella planimetria dell’allestimento del padiglione curato da Milovan Farronato, che abbiamo recuperato e riutilizzato) e, sotto, un cefalopode. Indica che per noi, dunque, per uscire dalla crisi occorre siglare un nuovo patto tra mondo costruito e Natura, che non rappresentiamo con un albero o un fiore. In Comunità Resilienti non c’è nessun richiamo all’Arcadia: anzi… rimandiamo a un’estetica dichiaratamente cyberpunk”.

Comunità Resilienti è un padiglione comunitario per autodefinizione. Il percorso si snoda in 14 sezioni tematiche alla cui base c’è la resilienza, intesa soprattutto come un’opportunità creativa in risposta a una crisi.

Melis e il collettivo di attiviste RebelArchitette hanno lavorato al Decolonizing the built environment. La sezione è un j‘accuse verso le dinamiche perverse e la disparità di genere nell’ambiente professionale e accademico.

Villa Postumana
Villa Postumana

I lavori degli architetti italiani attivi nel campo della resilienza sono stati selezionati per essere esposti in Italian Best Practice. A fare da scenografia, filo conduttore dell’intero padiglione è il linguaggio fumettistico dallo stile cyber punk, sicuramente accattivante per le nuove generazioni, forse troppo gaming per le altre.

Impatto “CO2 quasi zero” dell’allestimento (realizzato con il recupero e il riutilizzo dei materiali del Padiglione Italia 2019 della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia). Scelta editoriale del catalogo del Padiglione Italia 2021 (pubblicato da D Editore), stampato su carta riciclata con rilegatura giapponese, senza l’uso di colle.

Ormai quello che è rilevante non sono le città o i borghi ma le comunità resilienti, le relazioni tra abitanti e come le comunità sono organizzate nelle città. Se gli intenti e gli obiettivi sono encomiabili, e la multidisciplinarietà auspicabile, lo spazio dell’allestimento è un po’ dispersivo e crea facilmente confusione facendo perdere il filo conduttore del Padiglione. In questo periodo di problemi urgenti da risolvere un Padiglione che sia fucina di idee, laboratorio più che esposizione, diventa necessario. L’architettura è chiamata a contribuire alla qualità della vita, attualmente in pericolo.

Biennale Architettura-2021 - Arsenale. Giuseppe Penone, Idee di Pietra - Olmo, 2008
Giuseppe Penone, Idee di Pietra – Olmo, 2008

La Villa Postumana è un’architettura all’avanguardia con grandi aperture e comunicazione tra esterno e interno. Allo stesso tempo sembra un organismo naturale con radici ancorate nel terreno, quasi “una collina che si architetturalizza per farsi Partenone”. Il modello è stampato in 3D con una mescola di amido di mais e polvere di legno riciclato.

L’opera, dal titolo Idee di Pietra – Olmo, è un un olmo installato alle Gaggiandre dell’Arsenale con i rami che si prolungano sulla superficie dell’acqua. L’albero di Giuseppe Penone è un albero che emerge dall’acqua nonostante i disastri, come la pandemia. Tiene una pietra come se stesse portando in salvo qualcosa, una roccia le montagne. La natura che porta in salvo la natura. “La pietra sostenuta dai rami è fatta di innumerevoli cristalli, come i singoli pensieri che costituiscono la nostra memoria… I pensieri contenuti nel cervello umano sono come gli innumerevoli cristalli all’interno di una pietra, sospesa tra i rami di un albero”, spiega Giuseppe Penone.

Informazioni

Venezia, Giardini e Arsenale, fino al 21 novembre 2021
Orari apertura mostra:
22 maggio > 31 luglio: 11.00 – 19.00 (ultimo ingresso: 18.45)
1 agosto > 21 novembre: 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso: 17.45)
Chiuso il lunedì (escluso lunedì 6 settembre, 1 novembre)
VENDITA BIGLIETTI E VISITE GUIDATE ESCLUSIVAMENTE ONLINE
PER INFO, ACQUISTO BIGLIETTI E VISITE GUIDATE (PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA):
www.labiennale.org
BIGLIETTI Regular
Intero € 25 – Ridotto € 20 (over 65, residenti comune di Venezia (con verifica di un documento di identità valido agli ingressi); Ridotto Studenti e/o Under 26 € 16 (con verifica di un documento di identità valido agli ingressi)
COME RAGGIUNGERE LE SEDI ESPOSITIVE
da Piazzale Roma / Ferrovia:
per Arsenale: linee ACTV 1, 4.1
per Giardini: linee ACTV 1, 2, 4.1, 5.1, (6 solo da Piazzale Roma)
CATALOGO
La Biennale di Venezia
UFFICIO EDUCATIONAL E PROMOZIONE PUBBLICO
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T +39 041 5218 828
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Antonella Cecconi

Viaggi-cultura dipendente. Amo raccontare luoghi, persone, arte e culture. Innamorata dell'orizzonte non potrei vivere senza nuove destinazioni, arte, mare e la mia porta per l'altrove: i libri. I regali più graditi: un biglietto per un viaggio o un libro. Segni distintivi: una prenotazione in tasca, un libro nell'altra e un trolley accanto al letto. antonella@nomadeculturale.it

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