Vijay Varma, da Bollywood a Firenze, passando per Cannes
- di Antonella Cecconi -
Vijay Varma è un giovane attore indiano che ha creduto nel suo talento: da ruoli in teatri locali è infatti giunto al grande cinema di Bollywood, fino a giungere su parterre prestigiosi come quello di Cannes. Lo abbiamo incontrato a Firenze in occasione del River to River e qui ci ha raccontato la sua storia.
27 novembre 2013
Vijay Varma è il giovane interprete di Monsoon Shootout, film d’azione indiano diretto da Amir Kumar e proiettato all’ultimo Festival di Cannes. Abbiamo incontrato Vijay nel suo albergo fiorentino in occasione del River to River – Florence Indian Film Festival, durante
il quale ha presentato il film e ha parlato della sua esperienza sul
grande schermo. Simpatico, disponibile e affascinante, ci ha subito
conquistato.
Quest’anno Bollywood è stata special guest a Cannes, dove è
stato proiettato Monsoon Shootout. Com’è stata la sua esperienza al
Festival francese?
È stato il primo festival della mia vita. La ricorderò come una giornata
speciale. Un protocollo prevede che gli ospiti abbiano il trattamento
migliore. Quando sono arrivato, appena sceso dall’aereo, ho pensato di
essere ad una festa della moda o su una passerella. Poi, in realtà, mi
sono trovato in una sala piena di gente, a mezzanotte (ora di proiezione
del film), che voleva vedere il film. Questo mi ha fatto riflettere e
mi ha dato maggiore sicurezza in me stesso e mi sono sentito molto
fortunato di aver iniziato la mia carriera con il festival di Cannes.
So che ha fatto teatro, come è approdato al cinema? Ha lasciato il teatro?
Sono nato e cresciuto a Hyderabad, nel sud dell’India, dove c’è
una grande industria cinematografica, soprattutto in lingua locale,
telugu, ed è stato lì che ho iniziato a fare teatro. Presso una
compagnia, Sutradhar (tr. il narratore o voce fuori campo), ho
frequentato alcuni workshop e ho iniziato a recitare. In realtà io
volevo fare cinema, ma non per questo ho abbandonato il teatro: l’ultima
opera a cui ho partecipato risale a un anno fa. Né ho intenzione di
lasciare il teatro, perché mi fa crescere.
Come è cambiata la sua vita con il successo? Cosa ha aggiunto o tolto?
La prima cosa, e la più più importante, che il successo ha
portato nella mia vita è stata la riappacificazione con mio padre, in
quanto per fare l’attore sono scappato di casa. Il mio rapporto con mio
padre era piuttosto freddo, non accettava la mia vocazione, non ha mai
stimato il lavoro dell’attore e non amava molto il cinema. Avrebbe
voluto farmi lavorare nell’azienda di famiglia. Quando però ha visto il
mio film e come ha reagito il pubblico allora è cambiata la sua
posizione: ha capito che mi stavo impegnando seriamente e quindi ci
siamo riappacificati. L’aspetto negativo del successo è la perdita di
orientamento, per compensare pratico reiki e meditazione.
Che rapporto ha avuto con Bedabrata Pain, il regista del
pluripremiato Chittagong, in cui lei ha recitato? Come è stato lavorare
con lui e con Amit Kumar?
I due registi hanno personalità molto diverse ma li accomuna una forte
integrità nel loro modo di lavorare, credere nei valori fondamentali, il
calore con cui accolgono chi lavora con loro. Bedo (diminutivo di
Bedabrata Pain) è un perfezionista, ti fa ripetere una scena 30/40
volte, lasciandoti anche il tempo di sbagliare, finché non sono contenti
sia lui che l’attore. Entrambi non ti dicono cosa fare esattamente
sulla scena, ti pongono delle domande, sta a te trovare la risposta,
lasciandoti esprimere. Bedo è una persona estroversa, ti fa capire
subito cosa gli piace oppure no, Amit è sintetico e ti domandi: “ho
fatto bene?”.
A quale personaggio si sente più vicino: Adi di Monsoon Shootout o Jhunku Roy (adulto) di Chittagong?
Entrambi i personaggi mi hanno aiutato a capire alcune mie
caratteristiche. Jhunku Roy diventa, da testimone, un seguace, un leader
della rivolta contro gli inglesi, un ruolo che mi ha appassionato. E’
stato un debutto ideale, un ruolo non da protagonista nel film ma che mi
dava la responsabilità di concludere il percorso del personaggio
principale. Il ruolo di Adi è incentrato sul come è possibile rimanere
se stessi.
C’è qualcosa del cinema italiano che ha apprezzato o che è stata per lei una fonte di ispirazione?
Mi ha colpito il Nuovo cinema Paradiso, il Postino, Ladri di biciclette e
Gomorra, Mi piace Monica Bellucci, è molto bella (sorrisi).
Preferisce la partecipazione degli spettatori indiani a quella compassata degli occidentali?
Preferisco l’attenzione al film del pubblico occidentale, non mi piace la gente che ride, scherza o mangia qualcosa al cinema.
Il prossimo film o progetto?
Un film di Bollywood, interpreto una rockstar, canto e ballo, è un ruolo molto divertente.
TAFTER è mediapartner di River to River - Florence Indian Film Festival