In viaggio con Lowry nell’underground artistico romano
- di Antonella Cecconi -
Ecco un breve viaggio nell’underground artistico romano, attraverso le parole di una giovanissima artista, appena ventenne: Lowry. Le sue tele dai colori forti e aggressivi testimoniano l’esigenza di liberarsi da propri demoni che, in fondo, sono quelli di molti di noi, in questa società che ci porta all’alienazione.
17 maggio 2013
Ho
conosciuto prima le sue opere, qualcuna un po’ dark, la padronanza
delle sue tecniche, la sua forza espressiva, e dietro non c’era una
donna-artista matura, ma una ragazza di 20 anni. Mi avevano incuriosito
ed ho chiesto di incontrarla. Ha accettato in un pomeriggio, anch’esso
un po’ dark (cielo cupo), mentre lei, Lowry (Lorenza Iacobini, nata nel 1993), è invece una bella ragazza sorridente, solare, molto socievole.
Quando è stata la prima volta che hai sentito l’esigenza di esprimerti attraverso una forma artistica?
In occasione di un compito per le vacanze, scuola media:
“copiate delle opere d’arte mettendoci del vostro”, l’ho percepito come
una liberazione! Ma anche alle scuole elementari avevo già vinto un
premio per un disegno.
Quale è stato poi il tuo percorso artistico?
Ho frequentato l’Istituto d’Arte sperimentale di Roma, mi sono
diplomata nel 2012 in Grafica Pubblicitaria e Fotografia (tema svolto
per la maturità: una mappa concettuale sull’alienazione). Faccio parte
di un collettivo di artisti: SinapsinArt (Collettivo Artistico Libero)
che si propone di ricostituire la possibilità di espressione artistica,
ridotta ai minimi termini in Italia. Lo scorso anno ho organizzato e
partecipato alla ‘Fiera delle Arti’, che si è svolta nel Cineteatro
Preneste occupato ‘Generazione Precaria Rendez-Vous’, dove nasce il
collettivo (31.3.2012) di cui faccio parte, che ha messo insieme artisti
dell’underground romano, che praticano pittura, grafica, fotografia,
scultura e musica. Ho partecipato a varie expo e Live Painting in
occasione di eventi, e quest’anno spero di superare la prova per
iscrivermi all’ISIA (n.d.r. istituto fondato da Giulio Carlo Argan),
solo 30 posti per la triennale di disegno industriale.
Perché la scelta dell’alienazione come tema per la maturità?
L’alienazione mi sembra l’attuale follia della società, la
distrazione dall’essere umano, la desensibilizzazione in questa società
di sola immagine, dove prevale il branco. Alienazione dai valori umani,
dall’etica: esiste una maggioranza che si accontenta della televisione.
Parliamo delle tue opere. Perché questa scelta del rosso e
nero, come nella tela n. 1 (uso i numeri perché molti dipinti non hanno
titolo)?
All’inizio usavo i colori primari (giallo, ciano e magenta),
poi ho iniziato a sfumarli per approdare infine al rosso e nero:
prediligo la tela nera dove i colori rosso, giallo e bianco risaltano.
Nella n.1 il riferimento è al Giappone e ai suoi demoni.
Ma chi sono i demoni che rappresenti?
I demoni che rappresento sono quelli interiori, come la
gelosia, quello che ci fa soffrire, quello che non riusciamo ad
ottenere, quando non riusciamo a corrispondere a ciò che riteniamo
giusto. I demoni sono gli ostacoli che non riusciamo a rimuovere, come
il pessimismo, l’insicurezza o la pigrizia, che poi ti portano a fare
cose diverse da quelle che ti sei prefissato. Inoltre ho il gusto per il
macabro e grottesco. Ho elaborato una dolorosa esperienza, vissuta
indirettamente, rifugiandomi nell’arte.
Le tue tematiche, e quelle del Collettivo, sono anche di denuncia (come nella tela n. 2)?
Si, il tema qui è ‘animalista’. L’animale indossa sul collo una donna-pelliccia e il cappello è ispirato a Rembrandt.
Quali sono le tecniche che usi di più?
La xilografia su linoleum, l’incisione, i colori acrilici ma
anche gli acquerelli come nella donna sdraiata con testa di fiore. Ho
eseguito una serie di donne la cui testa è un fiore (n. 3), con colori
luminosi, il legame della donna con la natura, dove compare anche
l’elemento tribale nella grande testa disegnata sulla destra. Il mio
fiore preferito è il papavero selvaggio che compare in molti miei
dipinti, come nella tela n. 4.
A vederla il riferimento che viene in mente è alla pittura
espressionista con il suo tratto marcato e ai colori fauve di Derain.
Nella tela n. 5 un disegno a penna è incollato su tela e lo sfondo è
realizzato con colori luminosi e cangianti. Ti piace fare anche
allestimenti?
Si, ho realizzato una scenografia per un teatro di marionette
in tempera su legno e sullo sfondo delle donne-cipresso, mentre in
un’altra (n. 6) ho dipinto un paesaggio fantastico, una sorta di
castello.
Tra i tuoi lavori preferiti?
La “Tentazione”, in cui ho capovolto i ruoli, Eva ha già
peccato e getta la mela e Adamo-serpente la tenta, e il nudo di spalle
(n. 7), è un po’ diverso dagli altri e ha una costruzione più
volumetrica.
Veniamo, ora, al lavoro all’interno del collettivo.
Abbiamo organizzato la “Fiera delle Arti” il 31 marzo e, ad un
anno dalla nascita del collettivo, una serata al Metropoliz (fabbrica ex
Fiorucci, un’occupazione abitativa con molti bambini). Un evento
riuscito molto bene con 1.300 presenze. Abbiamo mandato in onda musica
di vari generi, techno, dalle 19 all’alba. Noi, in particolare, eravamo
impegnati alla riqualificazione dell’ambiente attraverso
videoproiezioni, corti indipendenti, expo, Live Painting, foto,
performances, con 60 artisti di varie tendenze e acrobati. Il ricavato,
degli ingressi ad un costo basso, è stato diviso tra il Metropoliz e i
60 artisti partecipanti. Ho partecipato all’Acrobax, centro sociale
attivo (cinodromo) con serate di installazioni, come nel “Provocazioni
Festival”: quest’anno il tema è stato l’Effetto domin(i)o. Ho realizzato
la tela (n.8) in cui sullo sfondo c’è la città del capitale e i
personaggi più tremendi: il banchiere, il rabbino, il
sacerdote-anticristo etc. cadono l’uno sopra l’altro in un vortice il
cui effetto negativo diminuisce fino all’individuo con un bambino in
braccio che tira una pietra e butta giù il banchiere. Ho partecipato ad
expo durante dei concerti (come Animal Social club). Trovo interessante
l’esperienza dei TAZ degli anni ’90 (zone temporaneamente autonome),
ovvero la conquista di spazi inutilizzati che si autofinanziavano e
autogestivano. Collaboro anche con altri collettivi, come per es. ‘aDNA’
e ‘Cromedrop’.
Qual è il vostro rapporto con i Social Network?
Il collettivo Sinapsinart ha una pagina su Facebook, per entrare in
contatto anche con artisti internazionali, personalmente uso tumblr
(simile a twitter), un blog e ho una pagina su Facebook. Non abbiamo
ancora un sito perché tra noi nessuno è a un livello informatico tale
per realizzare un sito con una valenza artistica e soprattutto
aggiornarlo.
Cosa ti piace di meno della società degli ‘adulti’?
L’ipocrisia e la finzione.
Cosa ti piacerebbe che cambiasse in Italia?
E’ un paese con un patrimonio culturale e artistico immenso ma
che si sta alienando da questa che è la sua ricchezza e la sua energia.
Vorrei un risveglio e una rivalutazione della cultura in senso lato, sia
a livello internazionale che esistenziale, forse basterebbe rinunciare
ad un po’ di televisione…
Cosa potrebbero fare i giovani in tal senso?
Creare occasioni di autogestione, dove è possibile utilizzare
il riciclo, dare spazio all’artigianato e autoproduzione. Purtroppo
esperienze di questo genere durano poco, la durata di un evento, non
costituendo un cambiamento duraturo. La mia generazione infatti non ne
fa una scelta di vita.
Cosa fai per essere indipendente economicamente?
In campo artistico lavoro con il Live Painting ma non è abbastanza e quindi part-time faccio la cameriera in un ristorante.
Cosa ti piace del Live Painting?
L’interazione con chi mi guarda: le persone che mi osservano mi stimolano a fare meglio.
Raccogliamo l’invito e continuiamo ad osservare questi giovani artisti.