Festival Internazionale del Film di Roma: la parola al pubblico
- di Antonella Cecconi -
Si è conclusa l’edizione 2012 del Festival Internazionale del Film di Roma e i premi sono stati assegnati con il solito seguito di polemiche. Ripercorriamo novità ed eventi che hanno caratterizzato questo VII Festival, dando la parola al pubblico.
19 novembre 2012
Si è conclusa l’impresa di un Festival del cinema organizzato in quattro mesi: i premi sono stati consegnati, il sipario è calato ed è arrivato il momento di tirare le somme.
I bilanci si basano su indicatori di qualità e quantità. Un Festival che forse ha scontentato i cinefili più esigenti che hanno lamentato poche pellicole degne del podio, pochi nomi autorevoli presenti, una giuria contestata per alcuni premi, come quelli al film “E la chiamano estate”, riconoscimenti che comunque non riescono a legittimare in modo convincente i cospicui fondi assegnati al film di Paolo Franchi. Per quanto riguarda i numeri: 25.000 le presenze registrate durante il week-end e 100.000 i visitatori del villaggio del cinema. Ottimi i riscontri di “Alice in città” nel nuovo spazio autonomo che, nei primi giorni, ha ospitato 85 scuole, ha registrato 12.500 presenze e soprattutto ha dimostrato come il basso costo del biglietto vada incontro alle esigenze del pubblico che ripaga tale scelta.
In ogni caso è stato un Festival che ha saputo accogliere anche la contestazione: la protesta ecologista di Greenpeace
all’insegna dello slogan: “Enel veleno, morte per tutti”, con gli
attivisti che hanno proiettato sui muri dell’Auditorium alcuni video;
gli studenti hanno sfilato contro i tagli alla cultura e in difesa della scuola pubblica; alcuni manifestanti di Occupy,
hanno protestato contro la disoccupazione e le motivazioni di una crisi
che non sono rintracciabili solo nella recessione economica ma anche
nella politica del malaffare.
Ma dopo le cifre e le valutazioni degli esperti, abbiamo chiesti al pubblico un parere sul Festival e per questo abbiamo intervistato una frequentatrice abituale delle varie edizioni del Festival, Laura T. di Roma, e un’appassionata di cinema ma alla sua prima esperienza qui all’Auditorium, Virginia F.
Cosa pensa del programma di quest’anno, sia della selezione dei film italiani che di quelli stranieri?
Laura: Credo che la crisi economica mondiale
abbia avuto una ripercussione drammatica anche nel settore cinema.
Quest’anno ci sono stati pochi contributivi significativi, ma non
dobbiamo disperare, contiamo in una ripresa economica e cinematografica.
Virginia: L’ho trovato estremamente variegato, “ce n’è
per tutti i gusti”: dai film-evento di massa lanciatissimi, dal red
carpet delle star del momento, a quelli di élite, più attenti alle
innovazioni; dai documentari alle retrospettive, con un’attenzione
particolare rivolta al genere per ragazzi. Sicuramente un ottimo
trampolino di lancio anche per il nostro cinema italiano, con alcune
proposte interessanti.
Una valutazione sull’organizzazione?
Laura: Roma è sempre prodiga di braccia e volontà ma ciò non ha
risolto alcune lacune; per esempio il sovrapporsi di spettacoli di
punta concomitanti con altri eventi e rappresentazioni in siti lontani
tra loro (per es. Barberini).
Virginia: Soddisfacente: personale addetto disponibile,
sito internet curato, distribuzione delle proiezioni tra le varie sale
ben organizzata. Forse avrei visto con favore una maggiore disponibilità
di spazi allestiti per l’occasione nel centro storico, soprattutto per
gli spettacoli serali, più facilmente fruibili per chi, come me, lavora
durante il giorno e non ha potuto godere appieno degli eventi tenutisi
durante la settimana lavorativa, perché essenzialmente concentrati nel
Polo Auditorium.
Le sedi di proiezione le sono sembrate adeguate?
Laura: Complimenti per il nuovo padiglione “Alice nella città”.
Il Maxxi, per quanto bello come museo, risulta carente per il numero
dei posti disponibili e l’acustica non è ottima.
Virginia: Le proiezioni a cui ho assistito si sono
svolte presso la Sala MAXXI del Museo Nazionale delle Arti del XXI
secolo e al Barberini. La prima, in particolare, è stata una piacevole
sorpresa, perché, dalla sua inaugurazione nel 2010, non avevo ancora
avuto occasione di visitare l’interno del complesso. Salacinema molto
bella, all’insegna del comfort e del design più accattivante.
In questo periodo di crisi il costo dei biglietti le è sembrato adeguato?
Laura: Mi ripeto, considerata la “crisi mondiale” la risposta è scontata…
Virginia: Escludendo gli eventi delle anteprime “VIP”,
con un costo che reputo francamente esagerato per una proiezione
cinematografica, ho notato delle iniziative che vengono incontro al
pubblico, composto spesso di giovani: previsioni di riduzioni varie,
concorsi con in palio biglietti gratuiti, proiezioni “mini” al prezzo di
uno snack, 3 euro.
Quale film ha apprezzato particolarmente e quale non le è piaciuto?
Laura: Il film più interessante è stato “Aspettando il mare” quello che mi è piaciuto meno: “Il regno delle carte”
Virginia: Mi è piaciuto Mental, di P.J. Hogan: la
follia ai nostri tempi, vista dall’eccentrico regista nella sua
Australia… ancora un ritratto comico-grottesco della nostra società.
Bravissima Toni Collette.
Delusione per Narmada: anzitutto mi è risultato incomprensibile
l’abbinamento con l’altro corto girato nelle Filippine, tempo massimo di
sopportazione per quest’ultimo: 10 minuti. Sempre per Narmada, la
lentezza del ritmo – prevedibile – non è stata bilanciata da un adeguato
approfondimento della questione della lotta alle catastrofi naturali e
sociali nella corsa al progresso dell’India moderna. Un’occasione persa.
L’attore o l’attrice di cui le è piaciuta in particolare la recitazione?
Laura: Sebastian Koch, protagonista del film Suspension of Disbelief
Virginia: Confermo la Collette, sicuramente anche per
l’effetto revival della sua precedente interpretazione ne “Le nozze di
Muriel”, sempre per la regia di P.J. Hogan.
Con quale protagonista del red-carpet avrebbe preso volentieri un caffè e quale domanda gli avrebbe voluto fare?
Laura: Adrien Brody a cui avrei chiesto “che cosa si prova ad
indossare il “Traje de Luces” (n.d.r. tradizionale abito dei toreri)
anche se solo al cinema.
Virginia: Dopo aver ammirato le sue foto sul red-carpet
in mezzo ad un cast di attori cinesi, direi senz’altro Adrien Brody,
anche perché mi risulta che abbia disertato la conferenza stampa per
1942. Gli avrei chiesto della sua esperienza di attore hollywoodiano in
un kolossal cinese; il confronto con lo stile di recitazione, le
difficoltà con la tematica… la censura che ancora opera in quel Paese.
A Laura: ritiene le passate edizioni migliori? Se si, quali?
Come in amore: la prima edizione.
A Virginia: può inviare consigli e suggerimenti
all’Organizzazione del Festival, quindi quali sono le sue indicazioni
per renderla migliore, più conosciuta a livello internazionale e nota al
grande pubblico?
Virginia: A mio avviso, bisogna sempre partire da un’accurata
selezione delle pellicole: se i film sono di qualità, nel mondo
globalizzato di oggi, non fanno fatica a superare confini territoriali e
far breccia tra il grande pubblico. Ritengo che si possano sfruttare di
più le locations uniche che offre la città di Roma, estendendo gli
eventi più importanti (anche per i problemi di capienza delle sale) in
altri luoghi del centro storico o di altri quartieri caratteristici. Non
ultimo, si potrebbe studiare una modulazione del prezzo di costo dei
biglietti, magari legandoli ad altri eventi (concerti, mostre
tematiche…), o prevedendo ulteriori spettacoli a prezzi ridotti.
Non possiamo che accogliere volentieri l’invito di Virginia al
contenimento dei costi, è stato bello vedere in questi giorni diversi
studenti universitari, che hanno beneficiato dell’accredito culturale,
studiare le materie di esame nelle pause delle proiezioni in sala, un
sistema interdisciplinare di apprendimento che sicuramente può dare i
suoi frutti.
Arrivederci alla prossima edizione, Festival go on!