Venezia 79. Leone d’Oro a “All the Beauty and the Bloodshed”
Il documentario di Laura Poitras su Nan Goldin si aggiudica il Leone d’Oro. La coppa Volpi come migliori attori a Colin Farrell e Cate Blanchett. Il Premio Speciale della Giuria è andato al regista iraniano Jafar Panahi
Laura Poitras – la brava documentarista americana, vincitrice del premio Oscar 2015 per Citizenfour su Edward Snowden – si è aggiudicata il Leone d’oro con All the Beauty and the Bloodshed (Tutta la bellezza e lo spargimento di sangue). Unico documentario in concorso è incentrato sulla storia di Nan Goldin, artista e attivista di fama internazionale. In particolare è raccontata la sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Una Biennale Cinema in cui le donne sono sempre più protagoniste. Per la terza volta consecutiva il Leone d’oro è stato assegnato a una donna: a Chloé Zhao per Nomadland nel 2020 e a Audrey Diwan per La scelta di Anne nel 2021.
La narrazione si sviluppa attraverso presentazioni, interviste, fotografie, diapositive e filmati della lotta in prima persona di Nan Goldin per attribuire la responsabilità di 400.000 morti alla famiglia Sackler. Per l’epidemia di oppioidi che ha colpito gli Stati Uniti dalla metà degli anni Novanta, causando migliaia di morti per overdose da farmaco. Il film intreccia abilmente la storia e il passato di Goldin e il presente politico dell’artista che si è manifestato attraverso azioni in famose istituzioni d’arte, musei in cui era presente la famiglia Sackler con le sue donazioni. Goldin, insieme al suo gruppo di attivisti (P.A.I.N. Prescription Addiction Intervention Now) manifestava nei musei per indurli a rifiutare il denaro Sackler. Le proteste attiravano in tal modo l’attenzione sulla filantropia tossica della famiglia Sackler, la cui compagnia, Purdue Pharma, produce un farmaco antidolorifico che dà dipendenza, OxyContin (ossicodone).
Nel 2007 alla casa farmaceutica, dichiarata colpevole di aver ingannato medici e pazienti sul potenziale pericoloso di OxyContin per dipendenza e abusi, è stato ordinato di pagare una multa di 600 milioni di dollari. Ma il nome dei Sackler ne uscì pulito e Purdue continuò a commercializzare il farmaco e i loro profitti crebbero. Megan Kapler, membro di P.A.I.N, ha specificato: “Per anni, i Sackler sono stati in grado di separare la loro pratica farmaceutica dalla loro reputazione nel mondo dell’arte.”
Al centro del documentario, contro l’abuso americano degli oppioidi, ci sono le opere d’arte di Goldin. In queste opere, l’artista cattura le sue amicizie con una cruda tenerezza. Dall’inizio degli anni Settanta Nan Goldin, l’acclamata fotografa e artista, ha documentato la vita intima della comunità di amici e artisti intorno a lei, immortalando persone e sottoculture spesso stigmatizzati dalla società.
Alla fine del 2017, dopo essere sopravvissuta al proprio calvario per la dipendenza da oppiacei, Goldin ha deciso di sfruttare la sua notorietà nel mondo dell’arte per combattere il potere che trae profitto dalla sofferenza di altri. Così nel 2017 l’artista ha fondato il gruppo PAIN (Prescription Addiction Intervention Now, intervento della dipendenza da prescrizione) che prende di mira le aziende farmaceutiche che hanno tratto profitto dalle dipendenze causando la morte di circa mezzo milione di americani. PAIN sostiene la decriminalizzazione delle droghe e i trattamenti salvavita per i tossicodipendenti.
Goldin ricorda come il suo impegno per installare distributori automatici di medicinali salvavita, come il naloxone (comunemente indicato dal marchio Narcan) per l’overdose facilmente accessibili a Cambridge e nel Massachusetts, sia fallito. Goldin ha dichiarato: “I ricchi lo avevano chiuso”. PAIN è una organizzazione dedicata a sostenere la riduzione del danno e la prevenzione dall’overdose, oltre a ritenere responsabile la famiglia del miliardario Sackler per il loro ruolo nelle crisi da oppioide.
Goldin ha dichiarato: “Mi sono concentrata sui Sackler perché era un nome che conoscevo. Ho pensato che fosse il nome di questi generosi filantropi che hanno sostenuto l’arte che ho amato. E poi ho scoperto quanto è sporco il loro denaro. Ho scoperto che sono quelli che hanno prodotto e commercializzato il farmaco di cui io stessa ero dipendente”.
Nel gennaio del 2018 Goldin ha pubblicato un pezzo di fuoco in Artforum intitolato Growing P.A.I.N., in cui ha dettagliato la creazione del gruppo e il modo in cui i Sackler, tramite Purdue Pharma, avevano ripulito con successo, attraverso l’arte, la loro responsabilità nella morte di decine di migliaia di persone.
Laura Poitras ha dichiarato: “I miei film tendono a seguire questioni politiche. Tendono a seguire le persone che stanno portando avanti uno sforzo per lottare per un ideale di giustizia o responsabilità”.
Il film è stato un modo per esplorare la connessione intrinseca tra l’attivismo, la vita e il lavoro di Goldin, una delle fotografe più importanti nel mondo. Per Goldin era indispensabile che il documentario toccasse anche l’economia, sociale e istituzionale, i paralleli tra la crisi dell’HIV/AIDS e l’attuale crisi degli oppiacei in tutto il Paese e oltre.
Goldin crede che la rivolta politica della sua arte sia sempre stata una qualità intrinseca, considerata la comunità di amici e collaboratori che ha celebrato e immortalato nelle sue fotografie e presentazioni. Goldin ha affermato: “Tutto il mio lavoro riguarda lo stigma, sia che si tratti di suicidio, di malattia mentale, o di genere. Il mio primo lavoro è stato di drag queen a Boston nei primi anni Settanta, ma non ho mai capito che il mio lavoro fosse politico”.
Nel corso di quasi due anni la regista ha fatto visita alla Goldin nella sua casa a Brooklyn nei fine settimana, nel rigoroso rispetto dei protocolli Covid- 19, per una serie di interviste audio che, insieme alle presentazioni dell’artista, hanno formato la spina dorsale del documentario. La Poitras in proposito ha dichiarato: “All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato una epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibiltà di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America”.
I musei e altri spazi culturali hanno una responsabilità nei confronti del mondo in cui abitano. Ma i Sackler hanno finora evitato una responsabilità legale completa. In parte presentando fallimento dopo che migliaia di cause civili sono state presentate contro la loro compagnia in ogni stato del Paese. Però ora il mondo sa chi sono e cosa hanno fatto.
Oggi l’obiettivo principale di P.A.I.N. è legalizzare siti di consumo sicuri. Kapler ha aggiunto: “Riduzione e lotta alla droga in modo detentivo. La nostra speranza con questo film è che si possa mettere da parte lo stigma della dipendenza”.
Negli ultimi 45 anni Goldin ha creato alcune delle immagini più indelebili del XX e XXI secolo. Uno dei motivi che hanno indotto Goldin a dedicarsi alla fotografia è stata la visione del film Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni. Dagli anni Settanta il suo lavoro ha esplorato il concetto di genere e le definizioni di normalità. Nel 1985 il suo lavoro è stato incluso nella Biennale del Whitney Museum of American Art. Goldin è stata destinataria di numerosi premi, tra cui The Hasselblad Award nel 2007, la medaglia Edward MacDowell nel 2012 e il Lucie Award per Achievement in Portrait nel 2014.
Laura Poitras è invista al governo statunitense per il suo lavoro di documentazione sull’America post 11 settembre. Nel 2006 è stata inserita in una lista segreta di sorveglianza dei terroristi e trattenuta decine di volte alla frontiera.
Di questa impegnata edizione della Biennale Cinema gli argomenti più trattati nei film che vedremo in sala sono: l’esperienza trans, le famiglie “normali” e imperfette, la maternità, l’amore, la ribellione e le paure pandemiche.