Alitalia, Made of Taste, promozione o autogol?
Nella nuova campagna pubblicitaria: “Made of Taste”, ‘Vivi la nuova esperienza Alitalia’, il significato dell’immagine è coerente con i contenuti che si intendono pubblicizzare?
La campagna pubblicitaria dell’Alitalia – Vivi, ama, vola – (Etihad Airways Partner con il 49%), intitolata “Made of Taste”, sta imperversando su riviste e magazine (cartacei e online)
Si è sedata da pochi giorni la bufera mediatica sulle calze verdi, della nuova mise della compagnia di volo, abbinate alla divisa rossa (stoffa con disegni a spina di pesce) per il personale a bordo. Mentre per il personale di terra sono invertiti i colori: calze rosse sotto le divise verdi. Il disegnatore del nuovo look, con recupero glam anni Cinquanta-Sessanta di cappellini e guanti (questi ultimi e borse a contrasto), è Ettore Bilotta, che realizza da diversi anni le divise per la compagnia Etihad (compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti) ed è particolarmente apprezzato in Medio Oriente.
Ora il gruppo non è più in mano pubblica e in molti si sono chiesti che fine ha fatto il ‘made in Italy’? Se il verde può evocare natura e paesaggi nostrani sulla scelta del rosso, che richiama la passione italiana, anche per i motori, si è battuto il presidente Luca Cordero di Montezemolo (ex presidente della Ferrari). Del ‘made in Italy’ è rimasto, piuttosto che lo stile, la confezione. I tessuti provengono dalla Toscana e la seta da Como, mentre le stoffe delle divise degli steward sono state realizzate in Puglia.
Dopo che l’ironia sul nuovo look delle hostess Alitalia ha invaso i social la compagnia è passata dal ‘made in Italy’ al ‘made of taste’.
Nulla di strano, in un anno in cui un ristorante italiano è stato proclamato il migliore nel mondo, a voler pubblicizzare il gusto e l’eccellenza gastronomica italiana anche a bordo. La mission perseguita, con ogni probabilità, è mettere in risalto qualità e tipicità delle proposte della compagnia aerea in fatto di gusto ed enogastronomia, tanto più che si parla della: “Business Class di lungo raggio: nuovi menu regionali, selezione dei migliori vini italiani, le inconfondibili bollicine di Cantine Ferrari, l’aroma di un autentico caffè Lavazza. L’eccellenza della cucina italiana, ovunque nel mondo”.
Ma nella foto vediamo un ragazzo distinto a cui un hostess porge un piatto di spaghetti al pomodoro contemporaneamente ad altri cinque piatti che avanzano verso di lui, sempre di spaghetti al pomodoro. Che fine hanno fatto i menu regionali, i vini italiani, le bollicine, il caffè, la varietà della nostra offerta gastronomica o dieta mediterranea? Sembra che il plus della business, in quanto a ristorazione, sia stato risolto nella quantità dell’offerta e non nella qualità. In ultimo lo stereotipo Italia-spaghetti è alquanto logoro. Un’operazione di marketing che lascia perplessi, diretta a quale pubblico? Quello che predilige la quantità e i rassicuranti spaghetti?